Missioni Consolata - Maggio 2018
AFGHANISTAN 16 MC MAGGIO 2018 bani vi piazzano la dinamite e fanno saltare i Buddha. Le statue crollano su se stesse. Una nuvola di polvere avvolge quello che rimane del sito archeologico distrutto in piccoli frammenti di roccia, e, una volta diradata, mostra solo due enormi nicchie semivuote. I talebani esultano ma, non con- tenti, radunano venti persone, tutte di etnia hazara, le mettono in fila davanti al luogo prima occu- pato dalle statue, e sparano alla nuca di ciascuna. Lasciano i cada- veri lì. È vietato seppellire i corpi per almeno tre giorni: «Serve da monito per gli altri», dicono. La- sciano una pattuglia di ronda su un pickup e si ritirano a prendere un tè nelle case che da due anni abu- sivamente occupano. K abul, 6 dicembre 2017. È difficile per noi oggi immagi- nare tutto quest’astio verso un popolo, verso un’etnia, eppure qui continua ogni giorno. Dagli at- tacchi dei talebani a quelli dell’Isis, i bersagli sono molto spesso i mu- sulmani sciiti, in questo caso gli Ha- zara. Quando in Occidente si parla di Af- ghanistan e di afghani, si tende ad avere un’immagine stereotipata in mente: un uomo dai tratti somatici marcati, barba lunga, carnagione scura. Le cose non stanno esatta- mente così. L’immagine che tutti hanno pre- sente è quella dei Pasthun, solo una delle etnie afghane che con- vive insieme a Tagiki, Uzbeki e, ul- timi nella scala sociale, gli Hazara. Hazara letteralmente vuol dire «mille». Fino al 1880 rappresenta- vano il 67% di tutta la popolazione afghana, oggi, approssimativa- mente, il 22%. La tragica riduzione del loro numero è il risultato di uc- cisioni di massa e fughe in nazioni vicine come il Pakistan (altro luogo dove sono comunque perseguitati) o in qualsiasi altro paese nel quale si possa trovare rifugio. Da molti organi di controllo, come Human Rights Watch , lo sterminio degli Hazara è stato riconosciuto come un vero e proprio genocidio. I pretesti per un genocidio L’origine di questo popolo è ancora incerta. Fisiognomicamente gli Ha- zara sono diversi dalle altre etnie afghane: naso schiacciato e occhi a mandorla, sono più simili agli abi- tanti delle steppe asiatiche. Que- sto è stato uno dei primi motivi della loro discriminazione. Chi da sempre li perseguita, tende a con- siderarli discendenti delle orde mongole di Gengis Khan arrivate su queste montagne nel 1300. Gli storici hazara, al contrario, affer- mano di essere originari dell’Af- ghanistan molto prima di tutte le altre popolazioni. Ma la presunta discendenza mongola non è il pro- blema maggiore per gli Hazara, la principale ragione del loro genoci- dio o forse il pretesto più usato, è quello religioso: gli Hazara sono sciiti in un paese a maggioranza sunnita. Prima del regno di Amir Abdul Rah- man, durato dal 1880 al 1901, gli Hazara occupavano posizioni im- portanti. Erano proprietari terrieri e ricchi allevatori. Una volta arri- vato al potere Rahman (di etnia pashtun) le tribù sunnite, allora in minoranza, perpetrarono una serie di attacchi e assassinii ai danni de- gli sciiti. I pashtun occuparono le terre più fertili e si impadronirono del be- stiame, così la maggior parte degli Hazara emigrò nelle aree più ino- spitali e difficili da coltivare, la zona del massiccio centrale con capitale Bamiyan, dove risiedono oggi. Un dato interessante rilevato da al- cuni storici è che, prima del regno di Rhaman, la concentrazione mag- giore degli Hazara si riscontrava nella zona di Kandahar, oggi com- pletamente pashtun nonché una delle maggiori roccaforti talebane. Se questo dato fosse corretto, pro- verebbe che quella terra sopran- nominata oggi «Hazaristan» (o Ha- zarajat), è solo un luogo dove gli Hazara furono costretti a muoversi molti secoli dopo l’arrivo di Gengis Khan, questo sfaterebbe la teoria della discendenza mongola. Sotto il regime di Rhaman si tocca l’apice del genocidio, circa il 60% di tutta la popolazione hazara viene eliminata. In questo periodo, in questi anni nasce anche il detto pasthtun, tristemente famoso, che recita: «I Tagichi in Tagikistan, gli Uzbechi in Uzbekistan e gli Hazara in goristan», goristan vuol dire ci- mitero. Agli inizi del ‘900 metà de- gli Hazara è quasi scomparsa, quelli rimasti sono relegati alle mansioni più umili: pastori, dome- stici, spesso veri e propri schiavi. Si avvia così in tutto il paese un processo di «pashtunizzazione» e tutta l’area dell’Hazarajat viene te- nuta ai margini dello sviluppo na- (segue a pagina 21) Sopra : Bamiyan, le enormi nicchie, oggi vuote, che ospitavano i grandi Buddha e le case grotta. Le case, prima parte del mona- stero buddhista e poi abitazioni, vennero abbandonate dopo gli omicidi di massa per- petrati dai talebani contro gli Hazara. #
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