Missioni Consolata - Aprile 2018
te illegali, il presidente Maduro non aveva nes- sun diritto di eliminare il Parlamento, eletto co- munque democratica- mente, in un paese do- minato prima da Chavez e adesso dall’ex camioni- sta Maduro, e di sosti- tuirlo con la Costituente. L’opposizione non ha po- tuto fare niente per fer- mare lo strapotere dei chavisti e decine di per- sone sono state uccise dalla polizia durante le manifestazioni di prote- sta in difesa della demo- crazia. I venezuelani so- no alla fame, già decine di bambini sono morti di stenti e la colpa non è certo dei cosiddetti «ser- vizi di intelligence norda- mericani». La colpa è dell’arroganza del potere e dell’incapacità di far fronte ai bisogni della popolazione, ridotta a fa- re lunghissime code di fronte a negozi che non hanno quasi nulla da vendere. D’altronde, Gianni Minà è ben cono- sciuto per la sua amicizia con Fidel Castro prima e adesso con Raùl, il fra- tello che ha preso il po- tere. I cubani stanno un po’ meglio dei venezue- lani, per loro fortuna, ma Gianni Minà non dovreb- be dimenticare che i Ca- stro hanno accumulato un’immensa fortuna nel povero paese caraibico; l’attuale presidente Ca- stro controlla diretta- mente tutta l’economia cubana, e ne ha approfit- tato largamente. Non è la prima volta che su Missioni Consolata ven- gono pubblicati articoli molto discutibili, già anni fa avevo letto le lodi della «presidenta» cilena Mi- chelle Bachelet che. co- me tutti sanno, è una so- stenitrice della «salute riproduttiva», cioè dell’a- borto. Ma che linea ha scelto Missioni Consola- ta? Il fondatore sarebbe d’accordo se fosse anco- ra vivo? Perché non vi leggete gli ottimi articoli che Avvenire ha dedicato alla crisi venezuelana? E l’ Avvenire non è certo al servizio delle «agenzie di informazione nordameri- cane». Da una rivista cattolica mi aspetto co- me prima cosa un’infor- mazione corretta, non di regime. Distinti saluti. Franco Eustorgio Malaspina Milano, 03/02/2018 Caro Sig. Malaspina, grazie di averci scritto. Le confesso che mi ha so- preso che sia «allibito» di fronte a quanto ha scritto Minà sul Venezuela visto che sembra conoscere le frequentazioni dello stes- so e quindi sapere bene come la pensa. Circa la «presidenta» Michelle Bachelet (di cui abbiamo scritto nel maggio e giu- gno 2014) è certamente discutibile nel suo appog- gio alla «salute riprodut- tiva», ma ha pagato con la prigione e la tortura il suo impegno politico, mentre il generale Pinochet, pur devoto della Madonna, non ha esitato a imprigio- nare, torturare e uccidere i suoi oppositori. Non siamo né fans di Ca- stro né di Chávez, tanto- meno di Maduro. I Castro, come dice lei, hanno pur accumulato un’immensa fortuna, ma non risultano certo nella lista dei più ricchi del mondo. Quel si- gnore che fa spedire pac- chi a mezzo mondo e vuo- le mettere il «braccialet- to» ai suoi operai perché lavorino «meglio», è im- mensamente più ricco di loro e di tanti altri. Se poi ci segue in rete, a- vrà visto che sulla nostra pagina Facebook abbiamo segnalato più e più volte proprio le pagine di Avve- nire sia sul Venezuela che su altre gravi situazioni del mondo. Ammetto che su questa rivista non ab- biamo più pubblicato arti- coli specifici sulla situa- zione di quel paese (l’ulti- mo è dell’agosto 2016). E questo è un errore, anche se continuiamo a seguir- ne la drammatica situa- MC R Ma probabilmente sono interessate le banche Usa che han prestato i soldi alle società che praticano il fracking de- vastando l’Ovest di Usa e Canada, ma assicurando loro l’autonomia energe- tica. Se il petrolio scende stabilmente sotto i 50 euro falliscono sia le so- cietà che le banche, e fi- nora l’unico costosissimo sistema di non farlo scendere è di impedire la produzione in Iraq e Si- ria, attizzando continue complicatissime guerre, e possibilmente d’ora in poi razionare gli acquisti dall’Iran. E mantenere u- no stato di tensione che impedisca anche solo di progettare un investi- mento per l’estrazione sottomarina dal Mediter- raneo orientale, tra Cipro e l’Egitto, l’area più inca- sinata del mondo, ma con petrolio e gas molto convenienti. Claudio Bellavita 02/02/2018 Lascio la risposta a Paolo Moiola, autore dell’arti- colo. La proposta dell’ex presi- dente Correa è stata riti- rata dallo stesso (quando era ancora in carica) a causa della scarsa rispo- sta avuta a livello interna- zionale. L’idea era rivolu- zionaria in quanto avreb- be consentito di salvaguardare uno scri- gno mondiale di biodiver- sità qual è quella parte di Amazzonia ecuadoriana. Senza parlare della man- cata emissione di CO 2 nel- l’atmosfera che avrebbe contribuito a mitigare le conseguenze del cambio climatico. Quanto all’e- ventuale trasformazione di Correa, egli non è più presidente e vive in Bel- gio, paese della moglie. Dunque, il rischio che di- venti un altro Maduro - come paventa il lettore - non sussiste. zione grazie ai nostri mis- sionari e agli amici che abbiamo sul posto. Che direbbe poi il nostro Fondatore? Nel nostro piccolo, noi cerchiamo di fare un’informazione do- cumentata e approfondita che permetta al lettore di farsi la sua opinione su si- tuazioni, fatti e persone. Su questo l’Allamano non penso avrebbe da obietta- re. Scriviamo «slow news» (facendo il verso al fast food ) proprio perché non vogliamo imporre niente a nessuno, ma ser- vire la verità con una spe- ciale attenzione ai poveri, agli emarginati e a quelli che sono ignorati dalla grande comunicazione. Non siamo esenti da erro- ri e possiamo sbagliare. Riportare fatti e opinioni di persone che non vivono o sono contro i principi cristiani non è sposarne le idee e rinunciare alla nostra fede e religione. Siamo pronti a essere corretti e a confrontarci su fatti e idee. Per questo la ringraziamo ancora della sua email. PETROLIO CAUSA DI TENSIONI NEL MONDO Nell’articolo sull’Ecua- dor (MC 12/2017) si parla della curiosa proposta dell’ex presidente Correa di chiedere un contributo alla comunità internazio- nale per non estrarre pe- trolio da una zona ecolo- gicamente sensibile. Non si vede bene quale comunità sarebbe inte- ressata a dare un contri- buto a un presidente su- damericano, che poi po- trebbe diventare un Maduro, il quale forse si fa pagare in proprio per non estrarre più il petro- lio venezuelano, conve- nientissimo ma con a- ziende in preda al mara- sma e con attrezzature che mancano anche dell’ordinaria manuten- zione. APRILE2018 MC 7
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=