Missioni Consolata - Aprile 2018

scenze che è andato componen- dosi, con tutti i suoi successi ed errori, nel corso di almeno qua- rant’anni. Il passaggio evocato da Riccardi ovviamente non è solo negazione - ciò che la coopera- zione ha smesso di essere - ma anche affermazione. E ciò che la cooperazione oggi è, o sta diven- tando, è il prodotto di fenomeni storici senza precedenti, come la globalizzazione e le sue derive di insostenibilità ed esclusione, e di dinamiche, come le migrazioni, che accompagnano l’umanità da sempre, ma che oggi hanno carat- tere e dimensioni inedite. L’eradicazione della povertà, la so- stenibilità economica e ambien- tale, l’eliminazione delle disegua- glianze - dicono con sempre mag- gior convinzione esponenti di go- verno e comparti economici - non sono solo imperativi morali bensì impegni non più rimandabili per- ché, nelle parole del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, «ne va della sicurezza e della tenuta in primo luogo dello stesso continente europeo e dell’Unione europea». Verissimo, 68 MC APRILE2018 Cooperando… rispondono gli operatori della cooperazione nella società civile o nelle istituzioni, noi lo sosteniamo da decenni, ora ri- spondiamo a que- ste sfide con stru- menti nuovi. For- giati, però, in quello definito da Riccardi il «grande laboratorio della cooperazione», che «permette di mettere insieme qualcosa che è stato troppo separato: l’interesse a far crescere il paese e la solida- rietà». 2012 e 2018: da Milano a Roma Se è vero che la genesi e il pro- gramma di un evento dicono molto dell’evento stesso, si può partire da questi per misurare la distanza fra il 2012 e il 2018. Il Forum di Milano @ fu forte- mente voluto da Riccardi stesso e accolto con un misto di speranza e incertezza dalla società civile - Ong in testa - impegnata da anni nel richiedere con insistenza la fi- nalmente avviata riforma della legge 49/1987 che disciplinava la cooperazione, ma anche non completamente soddisfatta del processo di riforma in corso e contrariata dal taglio dei fondi ge- stiti dal ministero degli Esteri, ta- glio che fra il 2008 e il 2012 era stato dell’88% @ . Il Forum fu preceduto da un la- voro preparatorio di riflessione su dieci temi e da diverse polemiche sulla presenza dell’allora presi- dente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, e dell’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni. La riforma della 49/1987 ipotiz- zava per la prima volta di ricono- scere gli enti profit come attori della cooperazione, e le perples- sità su quanto fosse opportuno farlo, e in che termini, erano uno dei principali nodi del dibattito. I partecipanti al Forum, inizial- mente stimati fra cinquecento e mille, furono alla fine intorno ai duemila. Fra i temi affrontati i gio- vani e la migrazione erano tra- sversali ai diversi tavoli, mentre il rapporto cooperazione - settore privato aveva un suo tavolo di la- voro dedicato. La Conferenza di Roma , invece, è avvenuta dopo l’approvazione della nuova legge sulla coopera- zione, la 125/2014, in applica- zione dell’articolo 16 comma 3 della legge stessa, che prevede appunto la convocazione ogni tre anni da parte del ministro degli Esteri di una «Conferenza pub- blica nazionale per favorire la par- tecipazione dei cittadini nella defi- nizione delle politiche di coopera- zione allo sviluppo». I partecipanti sono stati circa tremila. Un’attenzione e uno spazio mag- giori rispetto a Milano hanno avuto i giovani e, in particolare, i numerosi studenti delle scuole su- periori o delle università che hanno partecipato alla Confe- renza, i giovani della diaspora, le seconde e terze generazioni. Coin- volgere questi ragazzi nella coo- perazione, si legge nel manifesto conclusivo della Conferenza, «farà nascere nella società un ritrovato consenso attorno ai valori della solidarietà, della reciprocità, dei principi umanitari e un nuovo modo di appartenere ad un mondo globale». © Chiara Giovetti Pagina precedente, qui a sinistra e qui sotto: momenti della Conferenza del 24- 25 gennaio 2018 a Roma. In basso a destra : piantagione di tè nel Meru, Kenya, e ( pagina seguente ) campo di zucche e viti a Liliaba, sempre nel Meru. È vero che l’Africa ha grandi potenzialità agricole, ma il problema è che queste siano davvero al servizio della gente e non delle multinazionali dell’ agribusiness che aumentano l’urba- nizzazione e il land grabbing . # © Chiara Giovetti

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