Missioni Consolata - Aprile 2018
APRILE2018 MC 55 MC A persone al mattino vanno a collo- care le loro reti nel rio Putumayo per pescare. Durante la notte pos- sono andare a caccia per procu- rarsi la carne, che poi salano dato che qui non c’è possibilità di con- gelare i prodotti». Dunque, pesca, caccia, ma anche un’agricoltura di tipo familiare. «Nelle chagras (o chacras , piccoli appezzamenti di terra) si coltivano - spiega padre Kim - riso, frutta amazzonica e yuca. Quest’ultima è molto usata dagli indigeni, anche per produrre bevande tipiche come la chicha e il masato ». Chiedo della coca. «E tristemente si coltiva anche coca - conferma il missionario -. Però, la si coltive- rebbe meno, se in altre parti del mondo non si consumasse. Senza dimenticare che gli indigeni la uti- lizzano anche in alcuni loro rituali tradizionali». Dopo la cena, nel salone multiuso rimontiamo la tenda sotto la quale dormirò. Occorre approfittare della luce: a Soplín Vargas la cor- rente elettrica viene erogata per 4 ore giornaliere, dalle 18,00 alle 22,00. La missione non ha un gene- ratore autonomo. Non c’è televi- sione né collegamento internet. «Però - dicono quasi all’unisono i due missionari - abbiamo vegeta- zione, tranquillità, persone con le quali si può parlare faccia a faccia senza un telefono che suoni». Amazzonia, cuore del mondo Ogni mattino mi alzo anchilosato, ma senza punture. Anche la scorsa notte le zanzare ( zancudos o mo- squitos ) non sono passate dalla migliorando», conclude. In piazza incontro anche il medico, il dottor Francisco José Rosas Pro, che mi invita a casa sua. Sposato con Rina, infermiera, hanno una bambina. Sono qui dal 2012, ma in attesa di trasferimento. «Manca molto - racconta il medico - l’appoggio dello stato, soprat- tutto per quanto concerne i medi- cinali. Non danno neppure quelli di base come amoxicillina e paraceta- molo. Non rispondono alle nostre richieste. Oppure inviano medici- nali non richiesti in quantità quando vedono che stanno per scadere». Gli chiedo delle patologie più dif- fuse. «A parte la diarrea e pro- blemi respiratori tipici, c’è la mala- ria, sempre presente. Ogni giorno ci sono pazienti. Spesso scelgo di dare loro i medicamenti anche se l’analisi del sangue è negativa, per- ché vengono da molto lontano. Qui a Soplín Vargas si tratta princi- Pagina precedente : Jackson Kenide Mashacuri Andi, 24 anni, è l’«apu» di Nueva Angusilla; un momento della ceri- monia per le comunioni e le cresime. A sinistra: Soplín Vargas, la scala che porta dal piccolo molo sul rio Putumayo al villaggio. Sotto: la scuola primaria e secondaria di Soplín Vargas. mia tenda. Esco subito per appro- fittare della temperatura soppor- tabile. Percorro il sentiero - sono poche centinaia di metri - che porta verso il centro del villaggio. Passo davanti alla scuola primaria e secondaria e a un piccolo campo da gioco in cemento. Ancora pochi passi e sono sulla Plaza de Armas di Soplín Vargas. È uno spazio er- boso circondato da una stradina pavimentata con lastroni di ce- mento. Tutt’attorno ci sono il po- sto di polizia (una baracca in legno di colore verde pallido), il munici- pio e anche un ufficio del Banco de la Nación. Incrocio il direttore del collegio. La scuola di Soplín Vargas - chiamata Teniente Luis García Ruiz - conta 108 alunni in primaria e 78 in se- condaria. Secondo il direttore, i problemi principali sono quelli della mobilità (degli insegnanti e degli studenti) e i bassi salari. «Non stiamo tanto bene, però stiamo #
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