Missioni Consolata - Aprile 2018
tino. Al mattino si fanno discorsi: amici e parenti parlano della persona che è morta. Dopo un’altra preghiera si va al cimitero. Dopo il cimitero tutti tornano a casa della famiglia. Fin qui è tradizione. Da qualche anno, però, si è aggiunta una nuova «usanza» che si chiama after tears , cioè «dopo le lacrime»: abbiamo pregato, abbiamo pianto e adesso è il tempo di celebrare, e allora si va avanti bevendo. Sognare un futuro diverso La nostra sfida è: come educare al bere in modo responsabile? Non si tratta di non bere più, ma di avere una relazione diversa con l’alcol. Quando dico che in Swaziland un adulto su tre è sieroposi- tivo all’Hiv, non sarà forse anche frutto dell’abuso di alcol? Dopo che uno ha bevuto, si sente più li- bero e non ci pensa tanto. E poi, la violenza fami- liare che troviamo quasi ogni giorno sui giornali in Swaziland, da dove viene? La nostra intenzione allora è di lavorare sulla pre- venzione. Se un po’ di anni fa la nostra sfida era come poter sognare un futuro diverso davanti all’Aids, oggi il nostro sogno è poter aiutare i no- stri giovani a scegliere di vivere, a scegliere una vita diversa, ad appassionarsi alla vita. José Luis Ponce de León Trascrizione dell’intervento tenuto al convegno «Alcol e Giovani» di Torino, 3/11/2017. La Campagna in Swaziland «EDUCARE PER PREVENIRE» «E ducare per prevenire» è il nome del pro- getto che è stato impostato in Swaziland per allontanare i giovani dal pericolo dell’abuso di alcol. Perché lo Swaziland? Lo Swaziland è un piccolo paese nel quale è presente un’unica diocesi il cui vescovo è monsignor José Luis Ponce de León, mis- sionario della Consolata. La disponibilità sua e dei suoi collaboratori, in modo particolare di padre Giorgio Massa, ha permesso di conoscere da vicino la realtà in cui vivono i suoi abitanti. Durante la prima esperienza missionaria di un gruppo di volontari nell’agosto 2016 è stato possi- bile capire quanto il problema dell’abuso di alcol fin dall’età giovanile sia molto diffuso. Successiva- mente, a marzo 2017, sono andati in Swaziland al- cuni volontari medici che hanno potuto verificare la scarsa consapevolezza nella cittadinanza dei problemi fisici causati dall’abuso di alcol. Per questo motivo è nato il progetto «Educare per prevenire» che ha l’obiettivo di sensibilizzare i ra- gazzi delle scuole secondarie sulla problematica, approfondendo le motivazioni che portano a ca- dere nella trappola dell’abuso di alcol e gli effetti di questo sul corpo. Nel mese di agosto 2017 un al- tro gruppo di volontari ha visitato sei scuole dello Swaziland incontrando oltre mille studenti e ri- scontrando tra essi grande interesse. Ma questo è stato solo l’inizio: dopo la fase di spe- rimentazione dell’estate scorsa, nell’agosto 2018 ci sarà una sessione di formazione di animatori lo- cali che potranno dare continuità al progetto, dif- fondendo e approfondendo i temi della preven- zione in più scuole (almeno nelle 60 gestite dalla diocesi). Laura Scomazzon © Beppe Mola I L SALUTO DI PAPA F RANCESCO «Abbiamo chiesto a papa Francesco nei prossimi giorni di dire una parola di appoggio a questo progetto, che aiuterà i giovani a capire che cosa significa amare se stessi», aveva detto mons. José Luis Ponce de León in un’intervista a fine ottobre. Puntuale è arrivato il saluto del pontefice all’Associa- zione Impegnarsi Serve in coda alla preghiera dell’An- gelus del 1° novembre 2017 in piazza San Pietro.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=