Missioni Consolata - Marzo 2018

76 amico MARZO 2018 Che cosa possiamo offrire al mondo come Mis- sionari della Consolata? Quali sono le ric- chezze che possiamo condividere? «Secondo me, una delle ricchezze più grandi che possiamo offrire al mondo oggi come missionari della Consolata è la nostra fraternità intercultu- rale. Se penso a Dianra, questo dono si traduce nella fatica feconda di un quotidiano dove cer- chiamo di volerci bene senza ipocrisie e facen- doci carico gli uni dei pesi degli altri, in un cam- mino nel quale la diversità, trasfigurata da un amore concreto, si fa ricchezza e trasparenza di un Amore più grande. Che è poi il motore della nostra vita, il senso della nostra missione, il re- spiro della nostra donazione». Che cosa dovremmo fare, secondo te, per avere più impatto nel mondo giovanile? «Semplicemente essere radicalmente noi stessi! Andando fino in fondo nel vivere il nostro sì a Dio per la missione ad gentes! Io credo profon- damente che la nostra vita e vocazione racchiu- dano una bellezza e un potenziale di attrazione enorme nei confronti del cuore dei giovani… Manifestiamo questa bellezza vivendo con radi- calità, entusiasmo e passione ciò che siamo!». Puoi suggerirci uno slogan da proporre ai gio- vani che si avvicinano ai nostri centri missio- nari? Che frase, slogan, citazione proporresti, e perché? «La citazione è Matteo 9,9: “Passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse : ‘Seguimi’. Ed egli si alzò e lo seguì”. Gesù non ha mai chiesto di credere in lui. Ha solo chiesto di seguirlo… E da una vita seduta, fatta di calcoli, ci si ritrova in piedi, in cammino, sedotti da uno sguardo innamorato e da una proposta tutta da scoprire, che si fa strada… Ci stai?». Luca Lorusso Video Sul canale youtube La Voce Misena / Radio Duomo - Diocesi Senigallia puoi visionare il vi- deo della testimonianza di padre Matteo. Cerca Incontro e testimonianza con Padre Matteo Pet- tinari: la missione. resto ad asciugare le lacrime della giovanissima madre. Era il suo primo parto. Ho chiamato il bambino Pasquale. E gli ho promesso che mi sa- rei impegnato a non tacere davanti a simili ingiu- stizie che mai saranno denunciate e per le quali non restava che piangere. Perché la ricchezza dei poveri, spesso, sono solo le lacrime… A non tacere attraverso l’impegno della mia vita do- nata per loro, per essere voce di chi non ce l’ha». Quali sono le grandi sfide della missione del futuro? In concreto, come pensi di affrontarle nel tuo ambiente, con la gente con cui lavori? «Credo che tutte le sfide si possono riassumere in una: essere Vangelo, essere Parola, aderenti al contesto in cui si vive. E mi spiego. Le sfide sono diverse e molteplici quanto i luoghi e i con- testi della missione. A ogni missionario, a ogni comunità, spetta il compito di incarnare la Pa- rola, il Vangelo, là dove è. Quel che vorrei dire è che le sfide dell’oggi vanno accolte senza riserve e, allo stesso tempo, senza dimenticare che l’or- dine del giorno della missione - se non vogliamo lasciarci schiacciare dalla globalizzazione e per- derci nell’insignificanza della Babele delle reli- gioni - ci viene dal Vangelo di Gesù di Nazareth. Un Vangelo di vita da condividere con tutti. Nel mio ambiente e tra la mia gente, la missione as- sume anzitutto lo stile del dialogo, dell’amicizia e della semplicità: noi cattolici non siamo nean- che il 2% della popolazione in un contesto pre- valentemente mussulmano e fortemente mar- cato dalla religione tradizionale. Un dialogo che si fa vicinanza alla vita delle persone, accompa- gnamento delle loro storie, condivisione della loro situazione e impegno per la loro promo- zione, secondo le nostre possibilità e i cammini che si aprono avanzando insieme». © AfMC © AfMC

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