Missioni Consolata - Marzo 2018

ITALIA - KENYA 66 MC MARZO2018 L’ opera di tutte le missioni cattoliche, nell’esteso e desertico territorio deno- minato Northern Frontier District , facente parte della diocesi di Marsabit sotto la guida del ve- scovo mons. Carlo Cavallera, mis- sionario della Consolata, fu orien- tata su due precise direttive pa- storali. Infatti, all’evangelizza- zione e all’apostolato si affianca- rono subito poliedriche opere a carattere sociale, sanitario e edu- cativo. Inoltre, sin dai primi anni, i nostri missionari studiarono la cultura e le tradizioni del popolo Gabbra, con cui convissero per decenni. Per tanti motivi: a seguito dei nuovi orientamenti missionari del Concilio Vaticano II, i vescovi afri- cani chiesero a religiosi e laici im- pegnati in terra africana di per- correre la difficile strada affinché «l’offerta della rivelazione alle culture e religioni indigene non le privasse della loro originalità». In sostanza occorreva conoscere al meglio la complessa società afri- cana, per svolgere una pastorale missionaria attenta e rispettosa dei valori originali delle popola- zioni locali. N otevole la mole di studi pubblicati: dal «Dizionario Borana - Italiano» di don Bartolomeo Venturino (1973), al testo «I Gabbra del Kenya» a cura di don Paolo Tablino (1980, Emi, Bologna). Non sono mancati sussidi e testi a carattere pastorale, religioso e musicale. Su questi ultimi è stato determinante l’apporto di don Vincenzo Molino. Sin dai primi anni Settanta, nelle missioni dio- cesane albesi di Marsabit e Maikona, studiò a lungo i canti che accompagnavano le danze tribali delle popolazioni Gabbra, Borana e Rendille. In seguito rie- laborò e trascrisse molti canti - sia quelli classici in latino che quelli nuovi in kiswahili - nella lin- gua locale. Nella lingua borana «Sirba» signi- fica contemporaneamente canto e danza. Ambedue fanno parte delle tradizioni ancestrali delle Qui a destra : missionari fidei donum di Alba in servizio nella diocesi di Marsabit. Da sinistra: don Rocca, don Venturino, don Astegiano, don Tablino e don Molino. Sotto : messa nella cappella di lastre zincate di Marsabit nel 1970. # popolazioni nomadi del Nord Kenya. Infatti, i Gabbra cantano in molte occasioni: tirando su l’acqua dai pozzi, accompa- gnando i cammelli nel recinto, at- torno allo sposo in attesa che ar- rivi la sposa, nel ricordare fatti di guerra del passato. Ogni occa- sione è buona. D on Molino, dopo avere ascoltato a lungo le melo- die tribali africane, cercò di inserire in esse parole o frasi prese dalla liturgia cattolica, ov- viamente nella lingua locale. Compito non facile: non sempre le regole della composizione mu- sicale lo permettevano, ma in al- cuni casi i suoi sforzi e la sua de- terminazione portarono a ottimi risultati per una nuova e rinno- vata liturgia nelle chiese di tutto il Nord Kenya. Alcuni esempi tratti da un testo in archivio al Centro missionario diocesano di Alba: «Una gioia im- mensa per i primi nove battesimi di adulti nel deserto di Maikona con il nuovissimo canto di resur- rezione “Alleluia, Alleluia, gioia, lui è morto, lui è risorto e noi siamo testimoni”. Una ragazza di Marsabit tornando da scuola ci ha portato una nuova melodia (in lingua kiswahili, ndr ) per la notte di Natale: Tukufu, tukufu, kwa Mungu juu (Gloria, gloria a Dio nell’alto). L’hanno cantata tre volte per la pura gioia di cantarla. L’indomani lo canta- vano al mercato e in varie botte- ghe. Penso lo cantassero anche nella… moschea». Lorenzo Tablino Si ringrazia don Gino Chiesa, direttore del Centro missionario della diocesi di Alba, per l’aiuto fornito.

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