Missioni Consolata - Marzo 2018

zione (la cosiddetta «limpia») molto coinvolgente e partecipata. Il primo intervento è di Maurizio López, segretario esecutivo della Rete ecclesiale panamazzonica (Re- pam). «Per molti anni - spiega il relatore - l’Amazzo- nia è stata considerata come il “cortile sul retro”. Si parlava di “terra senza uomini per uomini senza terra”, di “territorio di indios da addomesticare”, di “inferno verde”. Oggi l’Amazzonia si è trasformata nella “piazza centrale”. E non si capisce cosa sia meglio visto che oggi ci sono tanti occhi e tanti pa- reri su questa realtà. Se prima era un luogo da ad- domesticare e civilizzare, adesso la si vede come dispensa per lo sviluppo del mondo. Il che conduce a un “estrattivismo” che si comporta come se qui non ci fosse nessuno. Come se questi territori non avessero una loro popolazione, identità, cultura ed anche una loro sacralità». Per di più - spiega ancora - oggi l’Amazzonia viene distrutta non per ripartire in maniera equa le sue ricchezze, ma perché esiste una corsa all’accumula- zione senza fine. «Come dice papa Francesco - con- clude Maurizio López -, siamo davanti a una crisi che è ad un tempo sociale e ambientale». Dal «grande vuoto» ai selvaggi da umanizzare L’antropologo peruviano Javier Gutiérrez Neira ini- zia il suo intervento citando dati archeologici che certificano la presenza umana in Amazzonia al- meno da 12mila anni avanti Cristo. Smentita scien- tifica al mito del «gran vuoto amazzonico», succes- sivamente sostituito da quello delle popolazioni sel- vagge da umanizzare. Azione che ebbe il suo apice con il genocidio avvenuto durante l’epoca del cau- cho (1840-1915), quando più di 30mila indigeni - principalmente Huitoto, Ocaina e Resigaro - ven- nero ridotti in schiavitù o sterminati. Rispetto al passato, oggi sono cambiate le condizioni generali (alle popolazioni autoctone si sono aggiunti gli abi- tanti meticci), ma non lo stato di conflitto. I governi - spiega l’antropologo - hanno lottizzato l’Amazzonia dandola in concessione per molti anni a società minerarie e petrolifere, «senza conside- rare gli impatti sui territori indigeni e sulla stessa Amazzonia, la quale durante oltre 50 anni d’estra- zione petrolifera ha conosciuto soltanto inquina- mento e conflitti sociali». Nulla di più vero: in Perù, Colombia ed Ecuador, ad esempio, i conflitti am- bientali in atto sono centinaia ( Observatorio latinoa- mericano de conflictos ambientales , Olca). Secondo l’antropologo peruviano, l’Amazzonia va pensata «da dentro» e non «da fuori». Dovrebbero cioè essere i popoli amazzonici ad avere la respon- sabilità di formulare una politica per l’Amazzonia e portarla all’attenzione degli stati nazionali. La cancellazione del limite e la creazione delle necessità Mons. Héctor Fabio Henao, direttore nazionale della Pastorale sociale della Caritas colombiana (e dal 17 dicembre anche presidente del Comitato del Consiglio nazionale per la pace, la riconciliazione e la convivenza) inizia il suo discorso dal concetto di limite. «La teoria è che la gente abbia necessità che non si saziano mai e per questo occorra produrre al massimo. È il produttivismo, cioè produrre illimita- tamente per creare consumismo. Un consumismo che, a sua volta, ci porta verso uno sviluppo patolo- gico, che chiameremo sviluppismo». «Veramente abbiamo necessità illimitate? È sicuro che le necessità dell’essere umano non abbiano li- miti? In verità, sono i sogni, i desideri a essere illi- mitati, mentre le necessità sono limitate». Ma come si inserisce in tutto questo l’Amazzonia? Il capitali- smo, che mons. Henao definisce «uno stato dell’a- nima», vuole controllare completamente l’essere umano e la natura. Per questo ha messo gli occhi sull’Amazzonia. Concretamente: il capitalismo sel- vaggio spinge per l’estrazione delle materie prime (estrattivismo) del bioma amazzonico per alimen- tare una produzione senza limiti. Mons. Henao vede il cambio corretto nelle proposte fatte da papa Francesco nella sua Laudato si’ . Qui si parla di ecologia integrale e di rivoluzione della te- nerezza. «Dobbiamo - conclude Henao - bandire la frase “Tutto è lecito”, visto che essa non include il futuro, non pensa cioè ad assicurare una vita digni- tosa a chi verrà dopo di noi». «Cosa abbiamo capito, cosa vogliamo fare» Dopo tre giorni di relazioni, dibattiti e incontri con- viviali, l’8 novembre giunge il momento di tirare le somme. Tutti i gruppi partecipano alla stesura di un Manifesto rivolto agli abitanti dell’Amazzonia e a tutti coloro che hanno a cuore la sua causa. La di- chiarazione prende atto dei grandi problemi che co- MARZO2018 MC 39 D A destra: il volto di un altro partecipante alla «Minga amazónica fronteriza». Sotto : la mappa mostra l’estensione dell’Amazzonia e i nove paesi sudamericani che la ospitano. D AMAZZONIA

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