Missioni Consolata - Marzo 2018

D opo il successo della moltiplicazione dei pani, leggiamo nel vangelo di Matteo: «Congedata la folla, salì sul monte, in di- sparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo» (Mt 14,23). In appena un versetto c’è tutta la vita di Gesù: la folla, il monte, la preghiera, il tempo, la sera, la solitudine. Solo «sul finire della notte, cioè all’alba, egli andò verso di loro camminando sul mare» (Mt 14,25). Per tutta la notte, Gesù ha vissuto l’esperienza del sal- mista: «In te si rifugia l’anima mia / all’ombra delle tue ali mi rifugio», perché all’alba possa danzare la vita nascente: «Svegliati mio cuore / svegliatevi, arpa e cetra / voglio svegliare l’aurora» (Sal 57/56,2.8-9). La preghiera di Gesù è notturna, la prospettiva è diurna; prega da solo, ma per andare «verso di loro». Il ritmo della notte La notte è silenzio e raccoglimento, nella notte ral- lentano le distrazioni, aumenta il bisogno di tene- rezza da condividere, «si amoreggia» (fratel Arturo Paoli) o con il partner o con Dio. Gesù prega, «amoreggia» col Padre per prepararsi a non essere neutrale nel cuore della storia che tutti i giorni ri- comincia all’alba. In lui nessuna traccia d’intimi- Insegnaci a pregare COSÌ STA SCRITTO di Paolo Farinella, prete 12. Pregare Dio senza dargli riposo MARZO2018 MC 31 smo o di ripiegamento su se stesso, al contrario, la sua preghiera è un trampolino di lancio verso il mondo, l’umanità, verso la vita. Dopo avere cercato Dio ed essere rimasto con lui per tutta la notte, ora è pronto per annunciare la nuova umanità: «Beati i poveri»! Chi ha pane e sta con Dio, non può non spezzarlo con tutti. Si fa presto, però, a dire «cer- care e trovare» Dio! Tutte le forme di spiritualità e i movimenti hanno la pretesa di insegnare a cercare Dio e garantiscono anche la via per trovarlo. In ve- rità molti cercano proseliti, non testimoni del «Dio a perdere». Somigliano a coloro che promettono ri- sultati mirabolanti di diete senza digiuno o sudore, o a chi garantisce l’apprendimento di una lingua in «tre settimane». Dio ridotto a un tecnicismo. Non siamo sicuri che sia così semplice. Se per cer- care e trovare Dio bastasse entrare in un movi- mento o scegliere una specifica spiritualità o «tre settimane», neppure residenziali, il mondo sarebbe un Eden di mistici e beati «stiliti», dritti e immobili su una colonna, glorificanti e pacificati. Nemmeno i monasteri di clausura sono «luoghi» certi della pre- senza di Dio; a volte possono anche essere luoghi della negazione non solo di Dio, ma anche della co- munione fraterna. Stare insieme fisicamente, circo- scritti in uno spazio, con i tempi contingentati, non © Daniele Biella

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