Missioni Consolata - Marzo 2018

MARZO 2018 MC 15 che peggio. Hanno preso tutti i soldi che mi erano rimasti. Con al- tri siamo stati obbligati a fare i la- vori forzati. Poi ho deciso di ritor- nare, sono fuggito e sono arrivato qui a Niamey. Dopo quattro mesi sono ripartito, sono tornato a Tri- poli, ma è stato di nuovo terri- bile». Alì ci mostra dei vistosi segni sulle braccia, le cicatrici prodotte dalle torture. «Ho fatto altre due settimane nella loro prigione, ma sono riuscito a scappare e sono tornato qui». Alì vive al Centro Liberté da due mesi e lamenta che mancano i soldi per pagare l’affitto del tugu- rio dove ci troviamo, che però è il solo riparo per lui e i suoi compa- gni. «Se andassi all’Oim mi aiute- rebbero a raggiungere Conakry (capitale della Guinea). Ma io sono il primogenito della mia fa- miglia, ho preso tutta l’eredità e l’ho persa. Due volte. Ho tre so- relle e due fratelli più piccoli. Quando ero in prigione, l’ultima volta, mi hanno mandato ancora dei soldi. Hanno venduto le vac- che, il terreno della casa, per farmi liberare. Tutto è perso. Devo riuscire a mettere qualcosa da parte prima di tornare e rico- minciare un’attività in Guinea». I migranti di ritorno si ritrovano nella capitale nigerina, che è la prima grossa città sul loro per- corso di ripiego. Sono fuggiti dalle persecuzioni e dalle torture dei li- bici, ma hanno impoverito le loro famiglie di origine. I più, invece di rientrare a casa, restano bloccati in questo paese, uno dei più po- veri del mondo, alla ricerca di qualche lavoro, che difficilmente permetterà loro di mettere da parte le cifre che hanno dissipato per pagarsi il viaggio. Se vuoi tornare a casa L’ufficio dell’Oim di Niamey, vista la sua posizione strategica, ha ac- quisito negli ultimi anni sempre più importanza e ottenuto fondi. Una giovane funzionaria italiana ci racconta: «A partire dal 2016 sono cresciute le domande di as- sistenza per il ritorno, mentre prima c’erano molti passaggi per andare verso Nord. Adesso ve- diamo una frammentazione delle rotte, perché quelle principali sono presidiate dalle forze del- l’ordine. I passeur hanno conti- nuato in modo nascosto creando nuove rotte secondarie, evitando i centri e talvolta anche i pozzi nei deserti». L’Oim Niger può contare su cin- que centri di transito, ad Arlit, Dirkou, Agadez nel Nord e due a Niamey, dove se ne sta aprendo un terzo. Qui, chi chiede assi- stenza all’Oim, viene identificato, rifocillato, aiutato psicologica- mente e attende di essere rimpa- triato con un mezzo dell’agenzia. I casi vulnerabili, come i minori o donne con particolari problemi, e le persone dei paesi più lontani, sono rimpatriati in aereo. «Nei centri la maggior parte sono mi- granti di ritorno, ma ci sono an- che quelli che, in viaggio verso Nord, decidono di non prose- guire», continua la funzionaria. L’Oim fornisce anche sostegno al governo del Niger, come forma- zione e fornitura di attrezzature alle autorità consolari. MC A Sopra : Boubacar Oullaré, guineano, giu- rista. Ha attraversato il Sahara e tentato di passare il Mediterraneo. Ma il suo barcone è naufragato. È poi scappato dai libici ed è arrivato in Niger. Qui a fianco : Alì Doubate, guineano, è arrivato fino a Tripoli dove è stato tortu- rato (ci mostra i segni sulle braccia). Fuggito ai suoi carcerieri si trova oggi a Niamey. Pagina seguente : Moussa Kondé, guineano, diplomato. È arrivato fino a Tripoli dove ha visto torturare alcuni amici. Lui è riuscito a riparare in Niger. | Traffico sul ponte Kennedy, a Niamey. #

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