Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018
Una mamma come si deve. Sorella di S. Giuseppe Cafasso, sposata con Giu- seppe Allamano, Marianna ri- mase vedova giovane, quando non era ancora nato il quinto figlio. Dovette pren- dere in mano le sorti della fa- miglia sia come conduzione economica che come educa- zione dei figli. Si dimostrò su- bito idonea al suo compito, dinamica, amorevole e ferma. Con quei cinque figli da alle- vare, quattro maschi e una femmina, è certo che non aveva un minuto libero. Nonostante ciò, sapeva ri- tagliarsi qualche scampolo di tempo per fare del bene oltre la sua famiglia. Una vicina di casa disse di lei: «Mai che mandasse via un povero o non l’alloggiasse. Quando una po- vera donna dava alla luce un bimbo, ella si offriva a preparare gran parte del corredino; così pure si recava dagli ammalati e li aiu- tava in tutti i modi». Un’altra: «Alle volte pre- parava persino le tagliatelle per portarle a qualche poverello». Il momento decisivo per mamma e fi- glio. La mamma si accorse presto che il pic- colo Giuseppe era un po’ «speciale» e lo tenne d’occhio, per aiutarlo ad intraprendere la strada giusta della vita. È lui stesso a rac- contare un episodio semplice in sé, ma indi- cativo del rapporto tra quella mamma e quel figlio, fin dall’infanzia: «Avevo nove anni, gli LA MIA BUONA MAMMA studi elementari li avevo compiuti, e si stava pen- sando se dovevo conti- nuarli o no, quando un giorno vengono a casa mia il parroco don Allora e il sindaco. Vistomi, si vol- gono a mia madre e le di- cono: “Che cosa fare di questo ragazzo?”. Mia mamma rispose: “Gli lascio fare quel che vuole”. I due continuarono: “Non biso- gna perdere questo ra- gazzo, fatelo studiare”. Ve- dete, di quella piccola con- versazione il Signore si servì per indirizzarmi allo studio da sacer- dote». Terminato il corso ginnasiale a Valdocco da Don Bosco, al quale fu sempre affezionato, l’Allamano entrò nel seminario diocesano e, dopo un lungo periodo di preparazione, fu ordinato sacerdote. Dentro di sé, però, da anni cullava un sogno che, più tardi, manife- stò così ai suoi giovani: «Oh, sì, io ero chie- rico e pensavo già alle missioni». Intendeva farsi missionario. Il momento decisivo per lui fu quando prese il coraggio di manifestare alla mamma que- sto suo sogno. Così lo raccontò: «Dovete sa- pere che mia mamma era ammalata quando le dissi che desideravo farmi missionario: “Non voglio ostacolarti, mi rispose, pensa solo se sei chiamato e poi, quanto a me, non pensarci”». Purtroppo, per motivi di sa- lute, quel sogno rimase tale. cammino di santità 76 MC GENNAIO-FEBBRAIO2018 In questa rubrica, durante il 2018, intendo presentare l’Allamano agli inizi della fondazione dell’Istituto evidenziando la sua capacità di pazientare senza lamentarsi, ma senza cedere mai in ciò che riteneva la volontà di Dio. Inizio descrivendo qualche aspetto del suo rapporto con la mamma. Anche da anziano, l’Allamano rimase legato da tenero affetto al ricordo della mamma. Non parlava di lei senza usare questa delicata espressione: «La mia buona mamma». Molti santi hanno avuto un «re- troterra» favorevole alla loro crescita spirituale proprio nella loro famiglia e particolarmente nel rapporto con la loro mamma. Marianna Cafasso è stata una di queste mamme sagge e fortunate. Marianna Cafasso, mamma di Giuseppe Allamano. #
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