Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

E la chiamano economia 74 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2018 Se il fine è l’accumulazione, la strategia è il profitto che il mer- cante ottiene creando una diffe- renza fra costi e ricavi. Peccato che fra i costi sia compreso anche il lavoro, perché ciò è all’origine dello sfruttamento. Da quando il lavoro è stato degradato a costo, ha smesso di essere considerato la massima ricchezza a disposi- zione dell’umanità per la sua ele- vazione e ha smesso di essere considerato il diritto/dovere rico- nosciuto ad ogni adulto per per- mettergli di prendere parte alla distribuzione della ricchezza. Al contrario è stato trasformato in una zavorra monetaria da ridurre il più possibile. Da qui tutti i ten- tativi per eliminare il lavoro (di- soccupazione) e pagarlo il meno possibile (sfruttamento). La natura (o merce o bene senza valore) Nella logica del denaro, l’altro grande perdente è la natura che è stata spontaneamente divisa in due grandi categorie: quella cattu- rabile e quella non catturabile. La parte catturabile, costituita da ter- reni, foreste, minerali, acqua, è stata recintata e trasformata in merci su cui lucrare. In altre parole è passata da beni comuni a pro- prietà privata, da beni godibili gra- tuitamente a beni ottenibili solo a pagamento, da beni al servizio di tutti a beni per il profitto indivi- duale. Come testimoniano le bat- taglie per l’acqua, le foreste, i par- chi, le spiagge. Ancora oggi in molti punti del globo, le comunità sono in lotta con i mercanti per proteg- gere quel poco di beni comuni ri- masti. Purtroppo con scarsi risul- tati dal momento che i mercanti hanno dalla loro parte la forza de- gli stati. Intanto sembra persa del tutto la battaglia per la parte di na- tura non recintabile. Non essendo catturabile, è stata declassata da bene di tutti a bene di nessuno. Non essendo vendibile, è stata de- gradata da bene non prezzabile a bene senza valore. Trascurata da tutti, è diventata un’enorme pattu- miera in cui abbiamo riversato tutti i nostri avanzi: l’aria si è satu- rata di veleni, i fiumi sono stati inondati di sostanze chimiche, i mari sono stati riempiti di plastica. Il mercato (e le sue regole) Nello stesso tempo la logica dei costi e dei ricavi spiega perché vi- viamo in un sistema consumista. Dal momento che il guadagno del mercante dipende anche da quanto incassa, è logico che tenti di espandere il più possibile le sue vendite subissandoci di pub- blicità tramite un impegno mone- tario che, a livello mondiale, vale 500 miliardi di euro. Così siamo stati scaraventati in un sistema materialista che propone alla gente come unico obiettivo quello di comprare, comprare e ancora comprare. Non meno deleterie sono le con- seguenze del fatto che il mer- cante concepisce la compraven- dita come unica modalità a dispo- sizione del genere umano per soddisfare i propri bisogni. Il mer- cato, dobbiamo ammetterlo, è una grande macchina, capace di garantire di tutto: beni fonda- mentali e beni di lusso, oggetti comuni e oggetti rari, prodotti le- citi e prodotti illegali, mezzi di pace e mezzi di guerra. Con le sue migliaia, milioni di imprese di ogni dimensione e settore, da un punto di vista dell’offerta è ine- guagliabile. Ma ovunque ci sono regole, e anche il mercato ha le sue. La regola è che possiamo chiedergli di tutto, ma per otte- nerlo bisogna pagare. Allora sco- priamo che il mercato non è per tutti. Il mercato è solo per chi ha soldi. Chi ha denaro da spendere è il grande accolto, il grande cor- teggiato, il grande riverito. Chi non ne ha, è il grande rifiutato, il grande escluso, il grande disprez- zato. Per dirla con papa France- sco è il grande scartato. Gli «scartati» e il ruolo dello stato Gli scartati sono i vecchi, gli ina- bili, i disoccupati, i nullatenenti, in una parola tutti coloro che non guadagnano abbastanza da poter pagare beni e servizi costosi. Per tutta questa gente, che poi sono i più, l’alternativa è che i servizi fondamentali come sanità, istru- zione, alloggio, comunicazioni, siano erogati gratuitamente, os- sia da parte della comunità, l’u- nico soggetto capace di fornire servizi non attraverso il meccani- smo della compra-vendita, ma della solidarietà. Ma questa pro- spettiva danneggia grandemente il mercato, perché ogni servizio offerto dalla comunità è un’occa- sione di affari in meno per le im- prese private. Non a caso la classe mercantile ha sviluppato ed imposto la visione così detta neoliberista che nega alla comu- nità qualsiasi tipo di intervento in ambito economico per lasciare pieno spazio al mercato. Il tenta- tivo in atto è quello di confinare lo stato ad occuparsi solo di strade, anagrafe, mantenimento dell’ordine pubblico difesa dei confini, magistratura (purché si occupi solo di ladri di polli e non tocchi i mafiosi e i corrotti). In fin dei conti si vuole limitare l’inter- vento dello stato ai soli servizi che fanno comodo anche alla classe dominante mentre si pre- tende che venga privatizzato tutto il resto: pensioni, sanità scuola, trasporti, comunicazioni. Un progetto in totale controten- denza con la nostra Costituzione che vieta l’iniziativa privata in contrasto con l’utilità sociale e che assegna alla Repubblica il compito di «rimuovere gli osta- coli di ordine economico e so- ciale, che, limitando di fatto la li- bertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Cer- chiamo di farla rispettare. Francesco Gesualdi I libri F ra i numerosi testi pubbli- cati da Francesco Ge- sualdi e dal Centro nuovo modello di sviluppo (Cnms) ri- cordiamo: Sobrietà (Gesualdi), L’altra via (Gesualdi), Le catene del debito (Gesualdi), Guida al consumo critico (Cnms), Lettera a un consumatore del Nord (Cnms), Manuale per un consumo respon- sabile (Gesualdi), Gratis è meglio (Gesualdi), Società del benessere comune (Gesualdi-Ferrara), Ri- sorsa umana (Gesualdi).

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