Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018
• Nobile | Polo Nord | Esplorazioni | Avventura • GENNAIO-FEBBRAIO2018 MC 69 MC R Infatti, anch’io la pensavo così, pertanto mi dedicai anima e corpo al loro studio e costruzione. Al ter- mine della Grande Guerra, nel 1923, entrai nei ran- ghi della Regia Aeronautica nel Corpo Ingegneri con il grado di Tenente Colonnello e in breve tempo di- ventai un buon progettista, portando i dirigibili ita- liani all’avanguardia nella loro funzionalità. Onore al merito, c’è da dire che la sua fama nel campo dei dirigibili si diffuse rapidamente in tutta Europa… Infatti, fummo molto sorpresi quando il famoso esploratore norvegese Roald Amundsen, che per primo esplorò i ghiacci dell’Artico, ci contattò affin- ché progettassimo un dirigibile per una spedizione polare che gli stati scandinavi intendevano realizzare. Per realizzare questo importante progetto ci fu un contatto fra voi per mettere a punto i detta- gli dell’impresa? Si certo, esso avvenne con un incontro fra noi due in Norvegia. Amundsen voleva che progettassi un dirigibile il cui involucro avesse una capienza di 19.000 metri cubi, molto leggero e compatto, adatto per una spedizione polare. Fortuna volle che da poco fosse iniziata la costruzione di un dirigibile con quelle caratteristiche, così accettai la proposta di Amundsen e mi assunsi l’incarico di fare le debite correzioni per adattarlo ad una trasvolata polare. Dal punto di vista economico chi si accollò tutte le spese del progetto e della spedizione? L’organizzazione finanziaria fu assunta in toto dal- l’Aeroclub di Norvegia, che stipulò una convenzione con il governo italiano che a sua volta metteva a di- sposizione i tecnici, gli operai e tutte le attrezzature necessarie per la spedizione. In più io godevo la fama di essere un abile progetti- sta e le Aeronavi italiane avevano una tecnologia e sicurezza tali da non temere concorrenti. L’idea di un fallimento non ci sfiorava proprio. Quali erano gli scopi della spedizione? Lo scopo non era solo quello di realizzare una serie di voli di esplorazione tornando alla base di par- tenza di volta in volta, ma quello di vagliare la possi- bilità di realizzare un collegamento dalle isole Sval- bard allo stretto di Bering passando per il Polo. Il problema da risolvere a quei tempi era quello di ca- pire se, nella grande regione sconosciuta tra il Polo e le coste dell’Alaska, esistesse un continente o ci fosse solo ghiaccio. Conscio quindi delle grandi potenzialità dell’ae- reonautica italiana e norvegese, spinti dall’ot- timo risultato ottenuto con il Norge, decideste di realizzare una spedizione tutta italiana, per arrivare dritti al Polo Nord. Verissimo. Come sempre però le grandi imprese trovano degli oppositori tenaci. Nel nostro caso Italo Balbo, eccellente aviatore e membro di spicco del Governo fascista di Mussolini, che fin dall’inizio fu molto avverso alla spedizione. In realtà egli era molto invidioso della nostra iniziativa specialmente nell’eventualità di un successo, soprattutto perché credeva che il futuro fosse quello dell’aviazione e non dei dirigibile che considerava tecnologia sor- passata. Comunque la decisione fu presa e sia pur in mezzo a mille difficoltà demmo il via ai preparativi. La partenza quando avvenne? Con il dirigibile Italia salpammo dal cielo di Milano il 19 marzo 1928 con destinazione le isole Svalbard che sono la parte più settentrionale della Norvegia e le terre abitate piùnord del pianeta dove arri- vammo il 6 maggio. Dopo qualche settimana di so- sta per ambientarci, il 23 maggio 1928 alle ore 4.28 con il dirigibile Italia ci dirigemmo verso il Polo Nord che sorvolammo il 24 maggio alle 00.20 circa. Vi fu subito grande festa, aprimmo il portellone e lan- ciammo sul Polo Nord una croce donata da Pio XI e la bandiera italiana. # A sinistra : ritratto auto- grafato del generale Umberto Nobile con la sua cagnetta Titina che lo accompagnerà nella spedizione al Polo Nord. | Qui : il dirigibile Italia, progettato e ca- pitanato da Nobile, sui ghiacci della banchisa ( pack ) polare.
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