Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

• Cina | Aiuto allo sviluppo | Cooperazione internazionale | Trasparenza • ha preso in considerazione gli im- pegni che la Cina ha preso, non i flussi reali. Di questi impegni - di solito sotto forma di accordi e me- morandum di intesa - solo una mi- nima parte si concretizza. Infor- mazioni come queste, lamenta la studiosa statunitense, una volta diffuse continuano a circolare e ad essere riprese dai media, no- nostante le smentite o le verifiche che ne mostrano l’inesattezza, ali- mentando così il mito per cui la presenza cinese nel continente è enorme e supera quella delle altre potenze mondiali, sia negli inve- stimenti che nell’aiuto allo svi- luppo. Eppure per rendersi conto dell’er- rore della Rand basterebbe pen- sare che il totale globale dell’aiuto calcolato dall’Ocse per il 2016 è stato di circa 143 miliardi e chie- dersi com’è possibile che la Cina abbia, cinque anni fa, superato da sola l’intero pianeta. miti e fatti Brautigam individua altri quattro «miti sull’impegno cinese in Africa che la stampa ricicla con co- stanza». I L prImo mIto La cina sta in Africa solo per estrarre risorse naturali. Che queste ultime attraggano molto la Cina non è in dubbio, precisa la ricercatrice, così come attrag- gono i giganti occidentali del pe- trolio e dell’attività mineraria come Shell, ExxonMobil e Glen- core. Ma dire che la presenza della Cina ha questo come unico obiettivo è fuorviante. A confuta- zione di questa tesi Brautigam cita i 70 miliardi di dollari di con- tratti nel settore delle costruzioni che le compagnie cinesi hanno si- glato con i paesi africani nel solo 2014 e la scuola di formazione aperta dal colosso cinese delle te- lecomunicazioni Huawei ad Abuja, capitale della Nigeria, per formare ingegneri locali. Le ela- borazioni Aiddata dei volumi fra il 2000 e il 2014 confermano que- sta lettura: sul totale di 354 mi- liardi di dollari di flussi cinesi di- retti in Africa, a concentrarsi su attività minerarie, di costruzione e industriali sono stati 30 miliardi, l’8%. Al primo posto si trova la produzione e fornitura di energia, con 134 miliardi (38%) e, a se- guire, le attività di trasporto e di stoccaggio, con 89 miliardi, un quarto del totale. I L secondo mIto Forza lavoro: le compagnie cinesi impiegherebbero soprattutto cit- tadini cinesi. È vero, riconosce la direttrice del Cari, che in alcuni paesi - ad esempio l’Algeria, la Guinea Equatoriale e l’Angola - i governi permettono a Pechino di inviare i propri lavoratori. Ma nel resto del continente il dato è op- posto: la ricerca effettuata da due studiosi di Hong Kong su 400 aziende cinesi attive in 40 paesi africani mostra che, se la diri- genza è prevalentemente cinese, l’80 per cento dei lavoratori è in- vece locale. Conclusioni simili a MC R La difficile raccolta dei dati Uno di questi centri è Aiddata, la- boratorio di ricerca del College di William e Mary, università pub- blica statunitense con sede a Wil- liamsburg, Virginia. Incrociando le informazioni disponibili nei docu- menti e nelle banche dati resi pubblici da Pechino, nei siti delle ambasciate cinesi, nei documenti ufficiali dei paesi riceventi e in ar- ticoli giornalistici, accademici e delle organizzazioni non governa - tive, Aiddata @ ha quantificato in poco più di 30 miliardi di dollari l’aiuto pubblico allo sviluppo che la Cina ha fornito all’Africa fra il 2000 e il 2013. Nello stesso pe- riodo, stando ai dati Ocse, l’Aps statunitense è stato quasi tre volte tanto. I paesi europei hanno speso in aiuto allo sviluppo due volte e mezzo quel che ha speso Washington e il dato mondiale as- somma a 533 miliardi. Questo significa che la Cina ha for- nito circa il sei per cento dell’aiuto allo sviluppo complessivo, gli Usa intorno al quindici e un terzo la sola Unione Europea. L’ordine di grandezza dei volumi individuati da Aiddata sull’aiuto cinese si discosta di molto da un precedente studio della Rand Cor- poration, secondo il quale nel solo anno 2011 l’aiuto cinese verso l’A- frica sarebbe ammontato a 189,3 miliardi. Il motivo? Lo spiega De- borah Brautigam direttrice del China Africa Research Initiative - Cari - della Johns Hopkins Univer- sity in un articolo del dicembre 2015 su Foreign Policy @ : lo studio A sinistra : Pechino, 29/11/2017, parteci- panti al The 3rd China-Africa Political Parties Theoretic Seminar . A destra : ottobre 2016, protesta di membri delle comunità che vivono at- torno al Nairobi National Park, contro il progetto di far passare la nuova ferrovia proprio nel parco, tagliandolo in due. # @AFP PHOTO / Simon Maina

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