Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018
DAI LETTORI Cari mission@ri RISPONDE IL DIRETTORE In queste pagine diamo spazio a tutte le lettere, email omessaggi che riceviamo, purché chiaramente firmati. GENNAIO-FEBBRAIO2018 MC 5 LACRIME DI MISSIONARI Ho letto con molta atten- zione e partecipazione l’editoriale della rivista Missioni Consolata di no- vembre: grazie per aver dato voce alle lacrime nascoste dei missionari. Grazie perché sento che è molto di più di un arti- colo e rivela una realtà con discrezione e amore. Grazie! suor Maria Antonietta missionaria in Kenya per 27 anni 22/11/2017 Caro padre Gigi, ho visto mio fratello pian- gere. Non succedeva da tanto tempo. Ho subito pensato alle lacrime si- lenziose dei missionari, a quel meraviglioso padre Pierino di cui parli nell’e- ditoriale. Lo incontrammo nel viaggio in Kenya del 1985; lasciata Maralal, dove padre Ronchi aveva celebrato quell’11 agosto la «solita» gioiosa mes- sa, ci eravamo diretti ver- so Sukuta Marmar. Ad accoglierci c’era padre Pierino Tallone, che pa- dre Antonio Giordano (che ci accompagnava) chiamò Pierino Deo gra- tias , poiché, ci spiegò, in seminario talvolta parla- va nel sonno e lodava Dio. Fummo così colpiti da quella giovane missio- ne, soprattutto dalla pre- senza del catechista e di- rettore della scuola, fra- tello del vescovo di Nyeri - un Kikuyu tra i Sambu- ru - che mandai una bre- ve lettera di ringrazia- mento e lode a MC (pub- blicata nell’aprile ‘86). [...] È stata una breve visi- ta a padre Pierino, nel pomeriggio di quell’11 a- gosto di 32 anni fa, ma in- dimenticabile. Quel pa- dre Pierino Deo gratias ci è proprio rimasto nel cuore! Paola Andolfi 31/11/2017 Caro direttore, dopo aver letto con gran- de commozione il tuo e- ditoriale sul numero di novembre non ho potuto fare a meno di scriverti. Le tue bellissime parole ci presentano la vera vita dei missionari che noi purtroppo siamo abituati a vedere sempre sorri- denti e circondati da folle festanti. La realtà è pur- troppo diversa, la solitu- dine in cui si trovano ad operare, la sensazione reale di impotenza per non riuscire a fare nulla per la gente che amano, li rende fragili e le lacri- me non sono altro che lo sfogo per la sensazione fisica dell’inutilità della loro presenza in quelle regioni del mondo. Solo «un amore più grande» (padre Rinaldo Do) impe- disce loro di fuggire e sottrarsi alle tragedie che colpiscono queste popolazioni. Un missionario che pian- ge! Una immagine che mi ha colpito profonda- mente non tanto perché non pensassi che questo potesse accadere, ma per la reale e concreta visione che le tue parole hanno contribuito a proiettare nella mia mente. Spesso noi «lai- ci» ci dimentichiamo che qualcuno si sta consu- mando alle frontiere più bisognose del mondo per aiutare questa gente e renderla consapevole dei propri diritti. Questi messaggeri non sono al- tro che i nostri missiona- ri che hanno preso il no- stro posto e anche per noi sono lì a fianco della gente a combattere con- tro l’ingiustizia, la so- praffazione, l’odio triba- le. Anche noi siamo in qualche modo responsa- bili delle lacrime di que- sti nostri coraggiosi fra- telli, che nonostante tut- to (parafrasando padre Do) «continuano rinno- vando ogni giorno il loro sì al Signore che aman- doli li ha chiamati a vive- re proprio lì». Vorrei gri- dare a tutti i meravigliosi e generosi missionari il mio «forza, non lasciate- vi sopraffare dallo sconforto perché tutta la Chiesa vi è vicina con la preghiera e con il soste- gno materiale». Giacomo Fanetti 17/11/2017 DA PADRE ANGELO CASADEI Carissimi amici, vi scrivo dalla foresta a- mazzonica colombiana. La Colombia è uno dei nove paesi che ne pos- siedono una fetta, il 6% di questo bioma amazzo- nico: un dono per le per- sone che vivono in que- sto territorio e un bene per l’umanità. Dopo sette mesi vissuti nella Tagua con il confra- tello mozambicano padre Gabriel Armando, sono stato destinato a Puerto Solano, una parrocchia immensa di 42.000 Km 2 più della metà del Vica- riato di Puerto Leguiza- mo-Solano di cui fa parte (65.000 km 2 ). La parrocchia è compo- sta da 120 villaggi e at- traversata da vari fiumi. All’interno della parroc- chia vi è una parte del parco nazionale del Chi- ribiquete dove ci sono popolazioni native anco- ra sconosciute, flora e fauna non catalogate, e si possono trovare graffi- ti impressi nella pietra lasciati da popolazioni molto antiche. In questo immenso terri- torio saremo tre missio- nari della Consolata e quattro suore missiona- rie colombiane e sicura- mente (avremo) anche la presenza di laici e laiche missionarie. Con questa breve lettera voglio con- dividere con voi due sen- timenti. Il primo a livello storico con i ricordi che mi su- scita la missione di Sola- no. In questa missione ho vissuto la mia prima esperienza missionaria nella Pasqua del 1987, con il padre Agustin Bai- ma nel centro di Campo Alegre e poi in Puerto Tejada, in cui abbiamo posto la Croce e dove, in seguito, sono state co- struite la cappella e due stanze per accogliere i missionari. Sono poi ritornato in al- tre occasioni come semi-
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