Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

GENNAIO-FEBBRAIO2018 MC 49 D Q UESTO DOSSIER È STATO FIRMATO DA : • D ANIELE B IELLA - Classe 1978, giornalista, collabora con di- verse testate nazionali scrivendo di tematiche sociali, in parti- colare migrazioni e cooperazione internazionale. Ha all’attivo due libri: L’isola dei Giusti. Lesbo crocevia dell'umanità (Paoline, 2017) e Nawal, l’angelo dei profughi (Paoline, 2015). Interviene come referente di progetti educativi e formativi sul tema del- l’accoglienza in scuole, assemblee cittadine e altri centri di ag- gregazione. In particolare, tramite il progetto «Con altri occhi», lungo l’anno scolastico 2016-2017, ha incontrato più di 5mila alunni di scuole primarie e secondarie. Al termine degli studi universitari ha vissuto in Cile, dove ha svolto un anno di servizio civile volontario nel corpo di pace «Caschi Bianchi». • A CURA DI : Marco Bello e Luca Lorusso, redazione MC. • F OTO DI QUESTO D OSSIER Tutte le foto, eccetto quelle di pp. 42-44, sono state scattate da Daniele Biella durante il viaggio sulla Aquarius. hanno possibilità di chiedere asilo e non proven- gono da quegli stati con cui l’Italia ha accordi bila- terali di rimpatrio, come Marocco o Tunisia - ven- gono smistate nei centri di seconda accoglienza lungo la penisola e in quota residuale all’estero (le cose cambieranno, appunto, se il Regolamento di Dublino verrà modificato). La seconda accoglienza Le strutture di seconda accoglienza in Italia si ba- sano su quote regionali e sono di due modelli: il Cas e lo Sprar . Il referente del ministero dell’Interno per i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) è la Prefettura territoriale. Questa, con un bando, asse- gna un numero di persone in accoglienza a enti ge- stori che possono essere profit e non profit , in cam- bio di 35 euro per ospite. Di questi 35 euro al sin- golo ospite ne vanno 2,5, il resto è utilizzato dal ge- store che deve spenderlo per i servizi previsti dal bando, altrimenti può essere denunciato per lucro. Le persone vengono alloggiate in strutture dell’ente stesso o che quest’ultimo affitta da privati. Il secondo modello è quello dello Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati): un’acco- glienza gestita direttamente tra Ministero dell’In- terno e Comune. Quest’ultimo riceve incentivi e, soprattutto, grazie alla «clausola di salvaguardia» emanata dal ministero nel 2016, può evitare Cas sul proprio territorio se completa la propria quota Sprar che è attorno ai tre richiedenti asilo accolti ogni mille abitanti. Molti studi affermano come sia opportuno il pas- saggio graduale dal sistema Cas (chiamato anche «emergenziale») a quello Sprar («strutturale»). Oggi i dati, seppure indichino un ampliamento del sistema Sprar , parlano ancora di una forte pre- senza di richiedenti asilo nei Cas , a volte in so- vrannumero rispetto al territorio in cui sono ospi- tati, con conseguente disagio sia per la popola- zione locale che per i migranti stessi che trovano difficoltà di conoscenza reciproca. A fine 2016, a fronte di 170mila in accoglienza Cas , erano 34mila in Sprar (fonte Anci). Il Piano nazionale d’integrazione Dopo anni di tentennamenti, da qualche tempo anche il governo promuove la diffusione generale del modello Sprar e ha emanato a settembre il primo Piano nazionale d’integrazione: l’integra- zione è la vera sfida da vincere al di là dell’acco- glienza, per la quale, a parte evidenti casi di ma- laffare, l’Italia si distingue in positivo rispetto ad altri paesi europei. Lo stato deve promuovere azioni sistematiche, non sperare solo nella buona volontà del singolo tessuto sociale. Altrimenti, in un momento in cui l’opinione pubblica è molto divisa sul tema dell’ac- coglienza anche per causa di un’informazione fatta male sia a livello di mass media che istituzio- nale, il rischio è quello di dividere la società su un tema che invece andrebbe affrontato in modo uni- tario, chiedendo conto all’Europa di una redistri- buzione complessiva degli ospiti che oggi non av- viene. Daniele Biella MEDITERRANEO

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