Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

GENNAIO-FEBBRAIO2018 MC 45 D Un accordo La Libia, che non ha firmato la Dichiarazione Onu sui diritti umani, è considerata uno dei luoghi più pericolosi al mondo. Per questo sta sollevando una forte discussione il fatto che, prima con un Memorandum del febbraio 2017, poi con un vero e proprio accordo nell’estate, il governo italiano ab- bia stretto un patto con quella parte della Libia governata dal premier Al Sarraj. L’Italia, in cam- bio del controllo delle partenze dei migranti, ga- rantisce navi e formazione alla Guardia costiera del paese nordafricano, in particolare della città di Zawiya e, a detta degli stessi libici, un apporto economico (rimasto imprecisato). Il problema è duplice: da una parte il «control- lore» potrebbe benissimo essere anche il «control- lato» (il miliziano trafficante che cambia casacca e diventa membro della Guardia costiera libica, come denunciato dal giornalista Rai Amedeo Ri- cucci); dall’altra in quelle zone si continua a com- battere e nuove milizie si impossessano dei terri- tori di altre, come avvenuto a settembre, quando quelle riconosciute da Al Sarraj sono state scon- fitte da altre vicine al rivale, il generale Haftar che controlla gran parte della Cirenaica. La conse- guenza è il caos totale per le persone migranti rin- chiuse nei centri di detenzione in attesa di partire per l’Italia (più che di un improbabile rimpatrio): esse si trovano in balia degli eventi, esposte a un fuoco incrociato di libici contro libici e al rischio di essere di nuovo rapite o vendute e, ovviamente, trattate senza alcun rispetto dei diritti umani. L’Unhcr, l’alto Commissariato dell’Onu per i rifu- giati, può entrare a visitare i campi di detenzione «ufficiali» solo con permesso delle autorità libi- che. Quando lo fa, di solito trova situazioni ripulite per l’occasione, ma appena i detenuti riescono a parlare, raccontano di soprusi e compravendite di persone che avvengono anche lì, nei centri più controllati. La partenza per il mare è una libera- zione, ma, da quando sono in atto i respingimenti, l’incubo è destinato a continuare, perché in caso di intercettazione da parte della Guardia costiera libica si è costretti a tornare. Questo, il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, promotore dell’accordo con la Libia, lo sa, ma la sua linea è quella di fare qualcosa in ogni caso per fermare gli arrivi in Italia. Per questo dopo il naufragio del 6 novembre 2017, nonostante l’appello del volonta- rio di Sea-Watch Gennaro Giudetti, che ha visto da vicino la violenza delle autorità libiche, non- ostante il video della Cnn e le prove delle torture subite dalle persone migranti in Libia, non ha cambiato la linea governativa rivendicando «la lotta ai trafficanti» e «la diminuzione del numero degli sbarchi». Lo stesso ministro Minniti ha creato nel luglio 2017 un Codice di condotta per le Ong sull’onda del clamore di una campagna mediatica di attacco alle stesse organizzazioni, sospettate di essere d’accordo con i trafficanti, nonostante in un anno di accuse da parte di blogger, media e politici schierati con la «criminalizzazione della solida- rietà», nessun fatto concreto sia mai stato accer- tato. Al momento una sola Ong, la tedesca Jugend Rettet , pur vedendosi riconosciuti i suoi fini uma- nitari, è stata indagata dalla Procura di Trapani per favoreggiamento all’immigrazione clande- stina. Quasi tutte le organizzazioni non governa- tive hanno firmato il Codice di condotta accordan- dosi con il ministero. Molte poi si sono rifiutate di tornare nelle acque internazionali, ma più per l’at- teggiamento aggressivo della Guardia costiera li- bica che per le regole del Codice, che di fatto sono le stesse già in vigore in mare e già osservate an- che dalla stessa Guardia costiera italiana. È l’at- teggiamento libico il vero problema: da esso di- pende se un salvataggio va a buon fine o se centi- naia di persone trovano la morte. Una situazione inaccettabile. Daniele Biella 170.100 153.842 181.436 118.064 2014 2015 2016 2017 2010 20 1500 500 600 3500 3771 5096 3081 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 ARRIVI VIA MARE IN ITALIA MORTI O DISPERSI Dati Unhcr al 15/12/2017 Dati Unhcr al 15/12/2017 MEDITERRANEO

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