Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

tono i canti, i balli, prima sommessi, poi di festa collettiva. Sono momenti indimenticabili, di libe- razione. «Non sappiamo domani dove verremo mandati, ma l’importante è avercela fatta». «È come una ri- nascita, perché in mare eravamo pronti alla morte. Meglio infatti morire di speranza che rima- nere in mezzo alle violenze libiche», sono alcune delle voci che raccolgo. Intanto, i bambini giocano sia nella zona riservata a loro e alle donne, sia sul ponte della nave, e l’at- mosfera è tranquilla. Non ci sono situazioni medi- che gravi e, soprattutto, i tre salvataggi sono stati completi, senza nessuna salma da riportare a terra, come invece avviene in molti altri casi. Io passo la giornata e quasi tutta la notte succes- siva a dialogare e ascoltare testimonianze, e ad aiutare gli operatori delle Ong: è talmente evi- dente la necessità di darsi da fare che non si può stare a guardare. Terra (europea) in vista Alla mattina dell’ultimo giorno di viaggio, ecco la terra: Sicilia, Italia, Europa. A colazione il texano Jay Berger, logista di Msf, spiega a tutto l’equipag- gio come avverrà l’operazione di sbarco. Arri- viamo a Trapani, dove in un paio d’ore tutte le 371 persone salvate in mare vengono fatte sbarcare. Portate nei presidi del ministero dell’Interno e delle Ong per i primi accertamenti, ricevono ulte- riori visite mediche dopo quelle sulla Aquarius. Scendiamo anche noi quattro giornalisti lasciando il posto ad altri colleghi che ci danno il cambio. La Aquarius ripartirà poche ore dopo, di nuovo verso la zona Sar, dove le navi di salvataggio in questo periodo sono poche, nonostante le partenze dalla Libia continuino. È il momento dei saluti sia con lo staff che con i migranti, ed è emozionante, perché tutte queste persone, con cui ora ho stabilito un contatto, hanno davanti a loro un futuro nuovo, di certo dif- ficile, ma almeno più sicuro. Persone, ognuna di- versa dalle altre, «non numeri, ma volti e storie», come dice papa Francesco. È proprio così: donne e uomini come noi. Potremmo essere noi al loro posto se fossimo nati dalla parte sbagliata del mondo. Daniele Biella SOS MEDITERRANÉE L’Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée na- sce nel 2015 in Germania e va nel mar Mediter- raneo con la nave Aquarius (che prima era un’im- barcazione della Guardia costiera tedesca) nel febbraio 2016. Da allora fino allo sbarco dell’11 dicembre 2017, l’Aquarius , lunga 77 metri, ha salvato 25.646 persone: 11.261 nel 2016, 14.385 nel 2017. Ben oltre 25 le nazionalità di prove- nienza delle persone, sia dall’Africa che dal Me- dio Oriente. Sito web: www.sosmediterranee.org MEDITERRANEO

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