Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

GENNAIO-FEBBRAIO2018 MC 39 D Quinto giorno: i salvataggi E infatti, giovedì 14 settembre inizia con un ru- more di elicottero sopra le nostre teste: è un mezzo militare del dispositivo europeo «Opera- zione Sophia» che pattuglia l’area contigua alla Li- bia. La chiamata all’Aquarius questa volta arriva a sorpresa dalla Guardia costiera libica per segna- lare un gommone in avaria che loro non riescono a recuperare, a 25 miglia dalla costa. Una lancia con quattro militari libici arriva rapidamente fin sotto alla nostra nave. Temendo intimidazioni da parte loro, come è successo di recente verso al- cune Ong (con tanto di spari in aria), la coordina- trice Sar chiede a tutti noi di andare in coperta. L’apprensione, però, si stempera quasi subito. I li- bici chiedono all’Aquarius di farsi carico del recu- pero. Successivamente, durante il salvataggio, ri- mangono a fianco dei due gommoni di Sos Medi- terranée, collaborando in parte alle operazioni. Nel giro di tre ore, prima che l’acqua faccia affon- dare l’imbarcazione malridotta, iniziando da donne, bambini e casi medici problematici (per fortuna nessuno grave), 20 persone alla volta, i 142 occupanti del gommone vengono trasferiti dai soccorritori dell’Ong sulla Aquarius. Poco dopo, la Guardia costiera libica smonta il motore e brucia il mezzo, poi torna verso le proprie coste. Un giovanissimo migrante subsahariano, appena salito sull’Aquarius, racconta: «I libici ci avevano intercettato e intimato di tornare indietro, ma il motore si è rotto in quel momento e quindi il vo- stro salvataggio è stato per noi un miracolo, altri- menti ora saremmo morti o di ritorno nelle pri- gioni libiche». Sono evidenti i segni delle torture sui loro corpi, così come la spossatezza delle donne, alcune delle quali in seguito testimonie- ranno alle operatrici di Msf gli abusi subìti nei centri di detenzione. Subito donne e bambini sono condotti nello shel- ter , «rifugio», zona della nave al chiuso, mentre gli uomini rimangono sui vari ponti all’esterno, dove passeranno la notte. A tutti viene consegnato un kit comprendente una tuta, una coperta, un inte- gratore energetico e una salvietta. Poco dopo aver concluso il salvataggio, arriva un’altra chiamata, ancora dalla Guardia costiera libica, per altre 120 persone in difficoltà in mare aperto. Questa volta non c’è un’imbarcazione li- bica ad accompagnare l’Aquarius, quindi, date le maggiori condizioni di sicurezza, a noi giornalisti viene concesso di salire sui rhib. Fortunatamente il gommone è in buone condizioni e nessuno è caduto in mare. Basta Libia! «No more Lybia», basta Libia, gridano in molti. Via dall’inferno dove hanno vissuto gli ultimi mesi. Verso una vita di sicuro non facile, ma mi- gliore di quella che hanno lasciato alle spalle. Nel tardo pomeriggio, alla fine dei due salvataggi, le persone recuperate sono 262: il più piccolo ha una sola settimana di vita ed è con i genitori, il più anziano ha 56 anni. Ma non è ancora finita: a notte inoltrata, questa MEDITERRANEO

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