Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

22 MC GENNAIO-FEBBRAIO2018 per la prima volta abbiamo deciso liberamente da chi vogliamo es- sere governati». Mentre parla, questo ragazzo non smette un at- timo di montare telai di legno, at- taccare scotch, ritagliare carta e spennellare colori su lembi di co- tone. Nell’abitazione dei suoi ge- nitori, nido di fortuna della sua arte, risuona musica reggae, il via- vai di amici è senza sosta. I nuovi slogan stampati oggi dal giovane Barrow sono segno che i tempi cambiano velocemente: «A new Gambia is possible» (un nuovo Gambia è possibile). Dopo aver scelto, infatti, il Gambia oggi si confronta con i problemi socioe- conomici propri di uno stato ap- pena liberato da una cappa totali- taria lunga decenni. Le sfide di Barrow Usciti dalla casa dell’artista, Bua- bacar ha lo sguardo interdetto. «Nonostante molti cittadini gam- biani auto-esiliati negli ultimi anni stiano tornando nel paese e nono- stante l’impegno infaticabile della nostra gioventù, viviamo ancora molti timori e incertezze». La preoccupazione maggiore dei gambiani resta senza dubbio l’alto tasso di disoccupazione che, atte- stato al 29%, per i più giovani sfiora oggi il 40%. Il governo Bar- row è consapevole del fossato da riempire e dell’urgenza percepita dai suoi elettori, ma stenta a tro- vare una via d’uscita dal baratro di un debito pubblico schizzato a oltre il 120% del Pil. Riconfermata la fiducia della propria base poli- tica alle elezioni parlamentari del 6 aprile 2017 - 31 seggi all’Udp e 5 alla formazione di Jammeh - il nuovo esecutivo ha partecipato a novembre a importanti forum economici a Londra, Parigi e Du- bai in cui ha invocato l’aiuto degli investimenti privati per salvare il Gambia dalla recessione. Accu- sando l’ex sovrano di aver svuo- tato le casse pubbliche appena prima di abbandonare il paese (un’inchiesta nazionale è in corso), Adama Barrow appare troppo isolato per poter incidere sul futuro del Gambia. E a Banjul le immagini del nuovo presidente che sui muri accompagnavano le scritte anti Jammeh durante i mesi delle sommosse popolari, cominciano a sbiadire o, peggio, ad essere deturpate dalle stesse mani che le avevano dipinte. Nella sede centrale del partito di Barrow, una palazzina di due piani in un quartiere residenziale della capitale, le riunioni si susseguono concitate. La nomina dei nuovi parlamentari dell’aprile scorso ha rafforzato la maggioranza al po- tere, ma fratture interne e litigi restano all’ordine del giorno. Non ne fa mistero Fatoumata Jawara, giovane attivista dell’Udp passata nel giro di pochi mesi dal carcere al Parlamento. «Dobbiamo dare ascolto e risposte concrete ai no- stri cittadini e smetterla una volta per tutte con i proclama e la mera teoria politica». Il suo discorso non è cambiato da quando urlava slogan contro il sovrano e, du- rante i tumulti di aprile 2016, è stata arrestata insieme all’amico Solo Sandeng, martire delle solle- vazioni, e a una trentina di altri manifestanti. Violentata e pic- chiata dietro le sbarre, Fatoumata mantiene intatta la voglia di de- nunciare. «Non avrei mai accet- tato incarichi politici durante il vecchio regime, ma da quando Jammeh è partito ho cominciato a credere nel valore della buona po- litica al servizio delle persone. Per questo ho deciso di presentarmi alle prime elezioni parlamentari li- bere del nostro paese». Nel nuovo esecutivo di Barrow di- verse donne ricoprono incarichi importanti. La vice presidenza, ad esempio, è stata affidata a Fatou- mata Jallow Tambajang. «La gente ha scelto facce nuove come la mia per dare un segnale forte alla classe politica. Dobbiamo lot- tare per i diritti di tutti, compresi quelli delle donne gambiane che ancora piangono in silenzio, den- tro e fuori i confini nazionali», chiosa Fatoumata Jawara prima di correre a un’altra riunione del partito. GAMBIA

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