Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

ETIOPIA 18 MC GENNAIO-FEBBRAIO2018 sario dell’incoronazione di Hailè Selassiè, si è tenuta una grande festa a Shashamane con molti ospiti internazionali. Erano pre- senti anche le autorità locali e quelle religiose che ci hanno reso omaggio». I rasta e la Chiesa Anche le relazioni con la Chiesa ortodossa etiope sono buone. I rastafariani riconoscono l’impor- tanza della tradizione ortodossa. «Non vengono fatte celebrazioni comuni, però molti rastafariani fanno battezzare i propri figli da sacerdoti o monaci ortodossi - spiega Renato Twelde Berhane -. Io sono sposato con una ragazza etiope. Mio suocero, che è stato uno dei primi giamaicani arrivati qui, ha fatto battezzare tutti i suoi figli, mia moglie compresa, da sa- cerdoti ortodossi. I rastafariani sono rispettosi della Chiesa etiope perché sanno che Hailè Selassiè era il protettore dei copti etiopi e quindi nell’istituzione ecclesia- stica locale vedono le proprie ra- dici e un legame indissolubile». Dopo la tempesta del Derg, anche i rapporti con le autorità politiche sono progressivamente miglio- rati. Finora i rastafariani erano considerati poco più che immi- grati illegali e non avevano docu- menti etiopi. Si erano quindi ge- nerate situazioni paradossali. «Mia moglie - racconta Renato Twelde Berhane - è nata in Etio- pia da un giamaicano. Finora non era mai stata riconosciuta come etiope e il suo passaporto era quello giamaicano, nonostante in Giamaica non ci fosse mai stata. Oggi le autorità locali hanno ini- ziato a distribuire carte d’identità e permessi di soggiorno. Ma temo che ciò sia funzionale alla delicata situazione interna...». Shashamane si trova infatti nel- l’Oromia, una regione che, negli ultimi anni, è stata scossa da ri- volte contro il potere centrale di Addis Abeba. Finora i rastafariani sono stati risparmiati dalle vio- lenze, ma l’instabilità ha portato a un rallentamento degli arrivi e delle attività. «Per placare le ten- sioni - osserva Renato Twelde Berhane - le autorità hanno in- viato forze dell’ordine ed esercito e hanno cercato la collaborazione di tutte le comunità presenti. At- tualmente la situazione si è cal- mata. Speriamo che non si riac- cendano le tensioni e che la no- stra comunità debba soffrire nuo- vamente la repressione subita ai tempi del Derg». Nel frattempo i rastafariani conti- nuano a professare la loro parti- colare visione del cristianesimo. «La nostra - spiega un rastafa- riano - è l’unica via per la reden- zione e la salvezza dell’uomo. In- vochiamo il ritorno a una vita pura e semplice, come richiesto dalle Sacre Scritture. Rifiutiamo i vizi capitali, la società corrotta e perversa dell’uomo bianco. Con- danniamo la gelosia, l’invidia, il rancore, l’avidità, lo sfrutta- mento. E predichiamo un sistema di valori alternativo basato sull’a- more e sulla fratellanza». Oltre ai dreadlock e al fumo, c’è di più. Enrico Casale Origini del movimento Dalla Giamaica all’Etiopia R itorno nella terra degli avi, Hailè Selassiè incar- nazione della divinità, fine della dominazione dei bianchi: sono questi i pilastri della fede rastafari, un movimento politico-religioso sorto tra la popola- zione nera della Giamaica. Il rastafarianesimo, nato nel 1930 dalla predicazione di M ARCUS M OSIAH G ARVEY , prende il nome da ras Tafari Mekonen, il negus neghesti , il re dei re dell’Etiopia, salito al trono, proprio nel 1930, con il nome di Hailè Selassiè I. I n quegli anni, milioni di persone riconobbero in Hailè Selassiè Gesù Cristo nella sua «seconda ve- nuta in maestà, gloria e potenza», come annunciato dalle Sacre scritture. Hailè Selassiè era il diretto di- scendente della dinastia salomonide nata dall’incontro tra re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba. L’antico testamento è un testo sacro del rastafariane- simo. I rastafariani, come vengono chiamati i fedeli, leggono però la Bibbia in funzione antieuropea soprat- tutto nell’escatologia, che è interpretata come fine della dominazione dei bianchi. Il loro culto consiste in prediche pubbliche, nella recitazione del catechismo rastafariano, in letture di passi biblici, e si attua entro i singoli gruppi nei quali sono organizzati i seguaci del movimento. L’uso della marijuana assume talora un si- gnificato religioso e rituale. A partire dagli anni Ottanta la cultura rasta ha au- mentato la propria diffusione nel mondo soprat- tutto grazie a Bob Marley e Peter Tosh che, tra- mite la musica reggae, ne hanno veicolato i contenuti. Il numero di rastafariani nel mondo è valutato intorno al milione di persone. En.Ca . A RCHIVIO MC • Angela Lano, Le lunge trecce , aprile 2014.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=