Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018
delle popolazioni nere dei Ca- raibi. Si fanno chiamare rastafa- riani, dal nome che Hailè Selassiè aveva prima di essere incoronato (ras Tafari Mekonnen). Il negus non è insensibile al richiamo di chi vede nell’Africa la propria «Terra promessa» e in lui un nuovo messia. Nel 1948 decide così di assecondare il loro pro- getto di rientrare, e dona al- l’ Ethiopian World Federation un terreno di 500 ettari nei pressi della città di Shashamane, 250 chilometri a Sud della capitale Addis Abeba. Per i rastafariani si materializza un sogno. In molti, soprattutto giamaicani, lasciano casa, occu- pazione e parenti per trasferirsi in Etiopia. Priest Paul era uno di essi e oggi è uno degli ultimi anziani che hanno compiuto il viaggio di ritorno. «L’Africa - osserva Priest Paul - è un crogiolo di civiltà. In Giamaica c’erano divisioni politi- che che non potevo più accettare e che mi hanno convinto a la- sciare l’isola. L’Etiopia stimolava e stimola la nostra creatività». I primi arrivati si dedicano all’agri- coltura e al piccolo commercio. Vivono insieme agli etiopi, anche se si distinguono per la lingua (parlano il creolo giamaicano) e per la fede. Nonostante qualche diffidenza reciproca, i rapporti con la popolazione locale sono buoni. Cambio di registro Le nuvole però si addensano sulla piccola, ma attiva, comunità rasta- MC A fariana di Shashamane. Nel 1974, un colpo di stato organizzato da un gruppo di ufficiali filomarxisti abbatte la millenaria dinastia salo- monide. Hailè Selassiè viene de- tronizzato e ucciso. I dirigenti del Derg, il movimento salito al po- tere, non vedono bene quegli strani personaggi così legati al vec- chio regime. «Non ci fu un vero e proprio piano per l’eliminazione o la cacciata dei rastafariani - spiega Renato Twelde Berhane, un rasta- fariano italiano, musicista e lingui- sta, che per anni ha vissuto a Sha- shamane e lì torna abitualmente -. I governanti comunisti hanno però messo in atto piani di espropri delle terre e delle proprietà dei ra- sta. Alcuni sostengono che siano state confiscate l’80% delle pro- prietà. Forse il dato è eccessivo, ma certamente più del 50% delle terre e delle case fu portato via ai rastafariani. Ci furono anche vio- lenze diffuse, ma non sistemati- che». Quelli del Derg sono tempi duri. Molti rastafariani tornano nei loro paesi, ma il negus rosso, come veniva chiamato il dittatore Menghistu Hailè Mariam, non rie- sce a sradicare la comunità da Shashamane. Quel luogo rimane nell’immaginario collettivo della comunità rastafari un luogo sim- bolico e profetico. Ritorno alla Terra promessa Caduto il Derg, nel 1992 viene fe- steggiato in modo grandioso il centesimo anniversario della na- scita di Hailè Selassiè. In quel mo- mento, i rastafariani capiscono che un ritorno è di nuovo possi- bile e si registra una forte crescita degli arrivi. «Oggi - continua Re- nato Twelde Berhane -, a Shasha- mane vive circa un migliaio di ra- stafariani. Ormai non provengono più solo dalla Giamaica o dai Ca- raibi, ma anche da altri paesi nel mondo: Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e an- che Italia. Quando parlo di un mi- gliaio di persone intendo quelli che vivono lì stabilmente. In città poi ci sono continui arrivi e par- tenze di persone che vanno e vengono dal paese di origine. Quantificare il loro numero è dif- ficile, ma sono comunque moltis- simi. La comunità è sempre viva ed è innestata da nuovi arrivi che ne arricchiscono la dimensione spirituale e sociale». I rastafariani sono sempre molto attivi nell’a- gricoltura e nel commercio locale. Molti di essi però hanno svilup- pato anche imprese di import-ex- port con i paesi di provenienza. Altri si sono dedicati al turismo. Sfruttando i contatti nei loro paesi di origine, organizzano tour in Etiopia con una tappa fissa a Shashamane. La comunità rastafari è molto ri- servata, ma l’integrazione con la popolazione locale è buona. «Non ci sono problemi con la po- polazione locale - osserva Renato Twelde Berhane -. I rapporti sono così buoni che molti ragazzi di fa- miglie etiopi studiano l’inglese- giamaicano che poi usano come lingua franca per parlare con i ra- stafariani. Il 2 novembre, anniver- • Religioni | Rasta | Hailè Selassiè | Etiopia • Pagina precedente : a Shasahmane musicisti rasta celebrano la ricorrenza del 2 novembre 1930, l’incoronazione di Hailè Selassiè (2015). A sinistra : murale rastafariano a Shashamane. Qui a fianco : sacerdoti rastafariani, Priest Briand ( sinistra ) e Bandulai Bobo Shanti, pregano e cantano a Shashamane, il 2/11/2015 durante le celebrazioni della stessa ricorrenza. #
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