Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2018

12 MC GENNAIO-FEBBRAIO2018 ho venduto tutto quello che avevo negli Usa e sono “rien- trato” in Rwanda con la mia in- venzione». Un business «sociale» L’idea iniziale è molto semplice, ma evolve rapidamente. Henri non vuole solo ricaricare cellulari dei passanti o guadagnarsi da vi- vere con il suo business, vede nel chiosco solare ambulante un’im- portante valenza sociale: la possi- bilità di dare lavoro a chi altri- menti non lo troverebbe. «Uno dei maggiori problemi in Burundi, Rwanda e altrove in Africa, è la mancanza di lavoro. Soprattutto tra le donne e le per- sone portatrici di handicap, che vedono un tasso di disoccupa- zione due o tre volte più alto di quello degli uomini». Sono tre gli elementi che mette insieme Henri: «Guardavo all’uti- lità sociale, volevo risolvere un problema tecnico e allo stesso tempo guadagnarci. L’idea era condividere i ricavi della ricarica tra l’agente che gestisce il chiosco e la micro impresa che lo forni- sce». Dopo aver testato il proto- tipo, per due mesi, sul più grande mercato di Kigali, Henri capisce che non funzionerà, perché il ri- cavo economico è troppo basso. Occorre qualcos’altro per avere un rendimento sostenibile. Da qui la domanda: quali altri ser- vizi possiamo offrire che abbiano valore aggiunto per i consuma- tori? «Ho osservato che molti servizi diventavano digitali, come il mo- bile money (cfr. MC novembre 2014), che si è diffuso rapida- mente in Africa, o le ricariche dei telefoni. Sono sempre venduti con pagamento anticipato: prima paghi una ricarica, poi te la forni- scono. Tutto si può vendere a partire da un telefono». In Rwanda, inoltre, molti servizi dello stato sono digitalizzati (ad esempio la richiesta di certificati di nascita, documenti vari, paga- mento tasse, ecc.), e le opzioni di richiesta e pagamento di un do- cumento si possono realizzare in chiosco di questo tipo. Così Henri produce un secondo prototipo che integra alla ricarica dei cellu- lari, molti servizi aggiuntivi, grazie a un computer di bordo, colle- gato a un server centrale. «I nostri clienti sono quelli alla base della piramide, gli abitanti delle zone rurali e semi urbane. C’era un problema di distribu- zione di servizi per questa gente, ed è questo che volevamo risol- vere». Informazione gratuita Ma anche l’aggiunta di questi ser- vizi digitali non basta per la soste- nibilità economica. «La gente ci chiedeva se non si poteva avere il wifi , ovvero collegarsi a internet. Abbiamo passato altri due anni di sviluppo, e finalmente è nato il nuovo chiosco, che ha il wifi , per- mette la connessione, ma pre- vede anche una connessione in- tranet, ovvero offline , che rende accessibili contenuti digitali pre- caricati sul computer del chio- sco». In Africa connettersi a internet comporta ancora un costo abba- stanza elevato. Non esistono i collegamenti a tempo illimitato, così tramite il chiosco, e uno smarthphone, i clienti possono connettersi oppure accedere alle informazioni disponibili. «Informazioni sulla salute, sull’e- ducazione e altro. La gente non consuma infoormazioni digitali perché non ha i soldi per connet- tersi. Invece in questo modo può avere accesso gratuitamente. Al- cune informazioni vengono anche diffuse in semplice modalità au- dio, ovvero tramite altoparlanti, piuttosto che con connessione wifi ». Alcuni enti e Ong, come la Croce Rossa, lo stesso stato ruandese, nei suoi i ministeri della Salute e dell’Educazione, e privati, pagano la società fondata da Henri, l’Ared ( Africa renewable energy distribu- tor ) per diffondere contenuti da loro forniti. L’Ared è costituita da quattro persone, di cui tre in Rwanda e una in Uganda. «In ef- RWANDA A fianco : Henri con i suoi colleghi dell’Ared Nasser Kanesa e Jonas Tubemaso. A destra : un chiosco studiato in modo spe- cifico per i campi profughi gestiti dalla Croce Rossa in Rwanda. #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=