Missioni Consolata - Dicembre 2017

Galeano, in un libro-vangelo di un continente allora di moda, aveva inventato, a trentuno anni, un metodo per raccontare la storia partendo apparentemente dalla pic- cola quotidianità. Un reportage, un saggio, una pittura murale, un’opera di artigianato mirabile, terminato di scrivere in esilio, lon- tano dal suo Uruguay, dopo che aveva dovuto lasciare il suo paese e poi l’Argentina per sfuggire alla ferocia di quelle dittature. Le vene aperte , proposto per primo da Feltrinelli e poi tra- dotto in 18 lingue, ha avuto oltre 100 edizioni solo in spa- gnolo. È un’opera tuttora di straordinaria attualità che de- nuncia, analizza e spiega attraverso episodi apparente- mente senza importanza e riferimenti storici spesso tra- scurati, il processo di spoliazione del continente latinoa- mericano, prima da parte dei conquistadores , poi delle potenze coloniali e infine degli Stati Uniti. Forse è per questa incisività che nel 2009, al summit delle Americhe, a Trinidad e Tobago, l’ex presidente venezue- lano Hugo Chávez non poté fare a meno di regalarlo a Ba- rack Obama dicendogli, con la solita ironia: «Presidente, se vuoi capire qualcosa di America Latina, leggiti questo li- bro». Abbiamo il dubbio che il presidente Barack Obama non abbia avuto il tempo di consultarlo. I rapporti con Cuba, il Venezuela e l’America Latina in generale non sono miglio- rati. E ora, con l’avvento di Trump, le speranze di cambia- mento sono definitivamente tramontate. I ricordi di un’amicizia sono tanti. Una volta ci ritro- vammo a Buenos Aires per un omaggio alla memoria di Osvaldo Soriano. C’era anche la vedova Catherine Bru- cher. Tutti eravamo emozionati e per la prima volta anche il severo Eduardo, che aveva un senso dell’amicizia fortis- simo, si asciugò gli occhi. Come tutti i latinoamericani, Galeano adorava il calcio tanto che non obiettò nulla quando io gli dissi che la casa editrice avrebbe fatto uscire Le vene aperte in concomi- tanza con El fútbol a sol y sombra (tradotto in Italia con il titolo S plendori e miserie del gioco del calcio ). «Sarà un successo», aveva detto, e ha avuto ragione. Una volta si accorse che c’era una finale di Coppa Italia all’Olimpico: Roma - Inter. Mi chiese di andare con lui allo stadio. Ci avevano consigliato di uscire 5 minuti prima per evitare l’ingorgo. La Roma vinse 2 a 1, ma dovetti penare molto per trascinarlo via una manciata di secondi prima della fine. Aveva anche il culto dell’impegno civile. Tanto che lui, così schivo nella vita, aveva accettato una volta perfino di partecipare con altri intellettuali al controllo delle elezioni in Venezuela, stravinte da Chávez. Si era adirato molto quando aveva letto le invenzioni che illustravano ogni giorno gli articoli dei cronisti del mondo occidentale, pur smentiti nel loro patetico tentativo di svalutare la credibi- lità delle elezioni stesse. D’altronde non c’è da stupirsi. Quei cronisti, infatti, sono gli stessi che ancora, quattro anni dopo la morte di Chávez, tentano di imporre le stra- tegie informative da golpe mediatico nell’epoca di Nicolás Maduro. Tutto questo malgrado il risultato indiscutibile delle recenti elezioni sulla nuova Costituente, perse in modo clamoroso dall’opposizione, nonostante il sostegno delle varie agenzie dei servizi di intelligence nordameri- cani. Eduardo amava la nuova America Latina progressista e nelle sue note non lo nascondeva, come non nascondeva la simpatia per il Subcomandante Marcos e l’Ezln (Eser- cito zapatista di liberazione nazionale) da cui andò un paio di volte. H a scritto di lui Isabel Allende nel prologo all’enne- sima edizione di Le vene aperte dell’America Latina (pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer): «Ga- leano ha percorso l’America Latina ascoltando anche la voce dei reietti oltre che quella di leader e intellettuali. Ha vissuto con indios, contadini, guerriglieri, soldati, artisti e fuorilegge; ha parlato a presidenti, tiranni, martiri, preti, eroi, banditi, madri disperate, pazienti e prostitute. Ha patito le febbri tropicali, ha conosciuto la giungla e ha re- spinto anche un infarto. È stato perseguitato sia da regimi repressivi, sia da terroristi fanatici. Ha combattuto le dit- tature militari e tutte le forme di brutalità e sfruttamento correndo rischi impensabili in difesa dei diritti umani. Non ho mai incontrato nessuno che abbia avuto una cono- scenza di prima mano dell’America Latina pari alla sua, che si adopera per raccontare al mondo i sogni e le disillu- sioni, le speranze e gli insuccessi della sua gente». Ci manca molto. Gianni Minà Persone che conosco MC R 80 MC DICEMBRE2017 In queste pagine : Eduardo Galeano (3/9/1940 - 15/4/2015). | Il 18 aprile 2009 al summit delle Americhe Hugo Chavez regala a Barak Obama il libro di Galeano, Le vene aperte dell’America La- tina. | Galeano con Gianni Minà. # © Jim Watson / AFP © Gianni Minà

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