Missioni Consolata - Dicembre 2017
DICEMBRE2017 MC 59 © Angela Lano francese, con i suoi ampi viali al- berati, le sue piazze e chiese, l’ap- pariscente e lunghissima avenue Bourguiba, che conduce fino alle porte della Medina, la rende più simile a una qualsiasi città euro- pea che a una araba. Sono tanti i giovani per strada, in- daffarati, o in pausa in qualche bar o ristorante. La maggior parte di loro è vestita in abiti occiden- tali e ci stupiamo nel vedere tante ragazze ostentare con disinvol- tura minigonne, calzoncini e scol- lature, e tenere per mano i loro fi- danzati. Gruppi di amiche, o di coppie, se ne stanno per ore se- dute nei dehor dei caffé, a chiac- chierare, studiare e a sorseggiare tè o altre bevande. In altri paesi arabi, dove il luogo privilegiato delle donne è ancora la casa, que- ste sarebbero scene surreali. La francofilia delle classi benestanti Gli anni di protettorato francese hanno lasciato tracce, oltre che nelle strade, anche nella cultura e nelle abitudini, per non parlare delle tante «patisserie» di cui i tunisini vanno fieri. Molti si di- cono contenti di essere stati «co- lonizzati» dai francesi (e non da- gli Italiani, come successe ai li- bici), e ne ostentano la lingua con ottimo accento, il ritmo set- timanale di lavoro (festività do- menicale) e l’organizzazione sco- lastica. La classe medio-alta è francofona e rigetta l’identità arabo-tunisina, come ci spiegano attivisti locali. La si nota in aero- porto, in certi locali, negozi o luoghi di riferimento «europei». Ciò riconduce alla «colonizza- zione del pensiero», per parafra- sare Frantz Fanon di «Pelle nera e maschere bianche», e anche a un’identità di classe economica in cui le famiglie tunisine bene- stanti si riconoscono. Questo vale anche per libici, egiziani, e forse per tutte le classi alto-bor- ghesi africane e mediorientali. In realtà, negli anni del lungo mandato francese, iniziato nel 1881 (Trattato del Bardo), ci fu sempre una fortissima resistenza organizzata da studenti e intellet- tuali e guidata, a partire dagli anni ‘20, dal Partito della Libera Costi- tuzione ( Ḥ izb al- Ḥ urr al-Dustūrī) e poi dal Neo-Destour. Quindi l’accettazione del modello euro- peo, per i benestanti, è un fatto economico, più che politico, e non differenzia i ricchi tunisini da quelli palestinesi che vivono nelle ville di Ramallah, i sudafricani neri post apartheid o gli europei dei quartieri chic. L’identità di classe è transnazionale e interetnica. O meglio, multietnica. La storia: indipendenza, dittatura, rivoluzione Habib Bourguiba, giurista tuni- sino, educato in Francia, fu la fi- gura principale nella lotta per l’in- dipendenza, che iniziò nel 1938 e si concluse con successo nel 1956, con la proclamazione della Repub- blica l’anno successivo. Negli anni della sua presidenza, durata dal 25 luglio 1957 al 7 no- vembre 1987, quando venne de- stituito da Zine El-Abidine Ben Ali, la Tunisia attraversò profonde e lunghe fasi di cambiamento, di «modernizzazione» e «laicizza- zione». Alle donne vennero con- cessi diritti che neanche in Francia ancora esistevano. Fu diffuso l’in- segnamento - pubblico e gratuito -, promulgato il Codice dello Sta- tuto personale, vietata la poliga- mia, ridotto il potere dei capi reli- giosi e abolito il doppio regime, coranico e civile, sia in ambito giu- diziario sia scolastico. Lo sviluppo politico, istituzionale, economico e culturale si arrestò, tuttavia, all’inizio degli anni ‘70, dando spazio, come in altri paesi arabi, alla corruzione, al nepoti- smo e al clientelismo, soprattutto negli apparati pubblici e statali. Nel frattempo, Bourguiba era di- ventato «presidente a vita», sul modello egiziano, e aveva trasfor- mato la repubbica in una ditta- Qui : una vista di tetti e terrazze di Tunisi. Pagina precedente : anziani musulmani a Medenina, città tuni- sina della fascia co- stiera meridionale. # • Islam | Primavere arabe | Isis | Terrorismo • MC A
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