Missioni Consolata - Dicembre 2017

ECUADOR 56 MC DICEMBRE2017 A MAZZONIA Tra sfruttamento e preservazione Più l’ambiente è delicato, più la presenza umana produce un impatto rilevante. Come fare per impedire lo sfruttamento delle risorse dell’Amazzonia? Come fare se l’interesse particolare di un paese (Ecuador, Brasile, Perù e altri paesi amazzonici) è in conflitto con quello generale della comunità internazionale? E che dire dei diritti dei popoli indigeni che l’Amazzonia la abitano? N el 2007 Rafael Correa, all’epoca presidente dell’Ecuador, lanciò una proposta rivoluzio- naria nota come «Iniciativa Yasuní-Itt». Le ingenti riserve petrolifere del Parco Yasuní sareb- bero rimaste nel sottosuolo se la comunità interna- zionale avesse contribuito a dare all’Ecuador al- meno la metà delle entrate che il paese avrebbe ri- cavato sfruttando quei giacimenti. In questo modo si sarebbe salvaguardata una delle maggiori ri- serve mondiali di biodiversità, evitando nel con- tempo di immettere nell’atmosfera altre quantità di anidride carbonica. I fondi raccolti furono però molto esigui rispetto a quanto previsto dal governo ecuadoriano. Pertanto, nell’agosto del 2013, Correa, ancora presidente, an- nunciò la fine del progetto e l’inizio dello sfrutta- mento del petrolio dello Yasuní, pur limitato - spiegò - all’1 per cento della superficie del parco na- zionale. L’idea - sicuramente rivoluzionaria - non ebbe suc- cesso un po’ per demerito del governo ecuadoriano, molto per lo scarsissimo contributo della comunità internazionale. Oggi lo sfruttamento del petrolio del Yasuní è iniziato e le prospettive non sono ro- see, perché i danni - pur occultati - già iniziano a ve- dersi. I L DISASTRO BRASILIANO - In Brasile, paese che pos- siede la maggior parte dell’Amazzonia (circa il 64% dell’estensione totale), la situazione è ancora più drammatica, come certificano gli studi dell’istituto Imazon ( Instituto do Homem e Meio Ambiente da Amazônia ) e i dati satellitari dell’Inpe ( Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais ). Il disbosca- mento ( desmatamento ) annuale è diminuito dal 2004 (quando raggiunse la cifra record di 27.800 Kmq, con un aumento del 100% rispetto al 1997) al 2012 (4.700 Kmq), ma successivamente ha ri- preso ad aumentare in maniera preoccupante. Stando ai dati uffi- ciali, nel 2016 il disboscamento è stato di circa 8.000 chilometri quadrati (un’area vasta come la re- gione Friuli Venezia Giulia). Le ri- cerche attestano che la causa prin- cipale del disboscamento è l’alleva- mento bovino, seguito dalle piantagioni di soia. P ARTICOLARE VERSUS GENERALE - I paesi amazzonici dichiarano che la loro sovranità è un diritto intangi- bile anche quando si parla di Amazzonia. In base a questa considerazione affermano di avere il diritto di decidere cosa fare dell’ambiente amazzonico e delle sue ricchezze. Dimenticando però che quello stesso diritto dovrebbe essere riconosciuto ai po- poli indigeni, abitanti originari di quei territori. C ONOSCERE PER DIFENDERE - La preservazione dell’Amazzonia è un obbligo indiscutibile, a mag- gior ragione in tempi di drammatico cambiamento climatico. Trovare e mettere in essere una difesa efficace senza privare i paesi amazzonici di oppor- tunità di crescita è un problema aperto e di non fa- cile soluzione. Il mercato internazionale delle emis- sioni (per esempio, quello del programma Redd, Reducing Emissions fromDeforestation and Forest De- gradation ) è ancora embrionale e presenta aspetti ambigui. L’ecoturismo, pur non esente da impatti ambientali, può essere un’attività economica accet- tabile se adeguatamente regolamentata. Anzi, può diventare uno strumento utile per far conoscere la bellezza del mondo amazzonico. E quindi per aiu- tare a difenderlo dalle innumerevoli minacce esterne, in primis dallo sfruttamento indiscrimi- nato delle sue ricchezze. PaoloMoiola

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