Missioni Consolata - Dicembre 2017

L a penisola della Guajira è una terra semia- rida e, per gli indigeni che la abitano, l’ac- qua è sempre stata un elemento chiave. Amata, rispettata, invocata, difesa, te- muta, scarseggiante e maledetta, ma pur sempre wuin (acqua). I Wayuu vivono da secoli questa contraddizione: attorniati da ogni lato dall’acqua salata dell’Oceano, hanno sempre visto scarseg- giare quella dolce. Ma se prima - da nomadi e abili rabdomanti quali sono sempre stati - spostandosi alla sua ricerca, padroneggiavano quelle lande de- solate, ora che si ritrovano confinati in un territo- rio sempre più frammentato e compromesso dal- l’industria mineraria, stanno letteralmente mo- rendo di sete. Per letteralmente intendo che, se- condo i dati dell’Unicef, i bambini morti negli ul- timi sei anni a causa della malnutrizione sono stati 5mila, anche se secondo le autorità tradizio- nali la cifra potrebbe arrivare a 14mila. Quando arrivò Juan Carlos Vedere un bambino morire di disidratazione da- vanti ai propri occhi è uno spettacolo difficile da accettare, specialmente in questo secolo, e a mag- gior ragione per una persona come Juan Carlos Borrero Plaza, un ingegnere specializzato in ap- provvigionamento idrico e in energie rinnovabili. Un giorno, di ritorno da una visita al Parco Eolico di Jepirachi della Empresas Públicas de Medellín (Epm), nel bel mezzo del deserto si trovò di fronte a una donna che supplicava aiuto per suo figlio. Parlava in wayuunaiki e Juan Carlos non capiva. La guida che accompagnava lui e consorte gli spiegò che, nella Guajira, i bambini muoiono di sete. Portarono la donna e il figlio in ospedale, ma il bimbo morì: Juan Carlos rimase scioccato. Non si capacitava che esistesse un pro- blema simile proprio nel suo paese. Pro- mise allora a sua moglie Helga che avrebbe smesso di dedicarsi a qual- siasi altra invenzione fino a che non avesse trovato una soluzione per tutti coloro che non possono soddi- sfare un bisogno primario come quello dell’acqua. L’invenzione dell’«aero-desalinizzatore» Con 20 anni di esperienza nell’in- stallazione di impianti di tratta- mento delle acque alle spalle, l’ing. Borrero sostiene che i sogni nascano nel cuore, crescano nella mente ma si realizzino con le mani. Così mantenne la sua pro- messa tornando nella provincia di Manaure per eradicare il problema della siccità e ridare l’acqua ai «figli della pioggia», il popolo wayuu . Quando i capi tradizionali dei villaggi sentirono parlare quel signore con un accento caleño che sosteneva di po- ter estrarre acqua dolce dal sottosuolo grazie alla forza motrice del vento, pensarono che si trat- tasse di un incantesimo. O forse della solita frega- tura di abili venditori di promesse come ne ave- vano già incontrati. Succede spesso che, in una regione con grandi ri- sorse ma minime possibilità di riscatto, le poche persone preparate, approfittino delle ricchezze a disposizione facendo aumentare esponenzial- mente l’ingiustizia sociale. Ma Juan Carlos è un omone con la faccia sincera e gli indigeni di quel villaggio di 30 abitanti erano così disperati che de- cisero di dargli il loro assenso. Fu così che, du- rante i nove anni successivi, egli poté utilizzare segretamente il villaggio di Ulekumaná, in provin- cia di Manaure, come laboratorio a cielo aperto per mettere a punto la sua invenzione e final- mente brevettare il suo «aero-desalinizzatore». Un apparato basato sulla forza dell’energia eolica (che fornisce la pressione necessaria per aspirare acqua da pozzi) e sulla osmosi inversa che purifica l’acqua facendola passare attraverso filtri e mem- brane legate che ne sopprimono gli agenti pato- geni. Una tecnica questa che Barrero ha messo a punto anche grazie a due viaggi di studio in Egitto e in Messico per approfondire le co- noscenze della tecnologia idrica degli an- tichi egizi e delle civiltà precolombiane, i quali già in quei tempi remoti utiliz- zavano gli ioni per purificare l’acqua. Purificare con la forza dei venti Nella Guajira acqua ce n’è in quan- tità, ma quella dolce è solo circa l’1%. Purificare la linfa vitale si- gnifica dover affrontare costi in- genti e pertanto non sostenibili. Per rendere il progetto sosteni- bile, gli studiosi coinvolti da Bar- rero si sono concentrati sul tema dell’energia che avrebbero do- vuto usare per realizzare il pro- cesso di purificazione. In una regione come la Guajira, sferzata dagli Alisei del Nord, una forza della na- tura perenne e pulita, l’i- dea di utilizzare il vento è sembrata ovvia. Per sfrut- tarlo senza costi aggiuntivi sono stati utilizzati quei DICEMBRE2017 MC 47 D A sinistra: gli ingegneri di Juan Carlos Borrero Plaza control- lano le installazioni dell’aero-desalinizzatore messo in funzione nella Media Guajira. Sotto : David, un afro discendente della co- munità di Chancleta, una delle poche comunità che ha rifiutato di spostarsi a causa della miniera. D COLOMBIA

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