Missioni Consolata - Dicembre 2017
Magalys, come le altre indigene wayuu partite con lei per la grande avventura, parlava solo wayuu- naiki e un poco di spagnolo. «Chi avrebbe mai po- tuto credere a una cosa simile? Proprio io in India. Africa», racconta, felicemente ignara delle sue la- cune geografiche, commossa nella sua amaca tes- suta a mano e oscillante al vento del Nord, tipico della regione. «Il viaggio è stato difficile all’inizio. Nessuna di noi capiva nulla di cosa dicessero. Pen- savamo fosse hindi, poi abbiamo scoperto che era inglese». «Ripetevamo - continua la donna - cento volte le stesse parole: il nome dei componenti, delle valvole, trasmettitori, bottoni, lampade… era estenuante; pensavamo di non farcela. Le mie compagne volevano tornare a casa. Non eravamo neanche in grado di chiedere di non darci quel cibo così piccante, pensavamo davvero di aver fatto un lungo viaggio inutile. Ma a un certo punto ho capito quello strano abbinamento tra numeri e colori - ha sussultato Magalys emozionata dal ri- cordo -. Mi sono alzata dal mio banco e ho detto: “ Teacher ! Posso venire alla lavagna?”. E da allora ho cominciato ad aiutare le altre che avevano più difficoltà. E la lingua, anche con le signore che ar- rivavano da Zanzibar e dal Myanmar, ha smesso di essere un problema. Comunicando a gesti, siamo riuscite a fare amicizia scoprendo di avere molte cose in comune, e alla fine ci siamo anche divertite». E così grazie a un’intuizione sagace, a vari incontri casuali, un pizzico di fortuna, molto coraggio e un metodo di apprendimento basico fatto di empatia, ascolto, gesti, ripetizioni e associazione di numeri e colori, dopo sei mesi di corso in India, le novelle in- gegnere solari sono tornate in Colombia. Le ingegnere (e i pannelli) al servizio delle comunità Maria Luisa ha partecipato all’installazione di 35 pannelli solari a Bocas de Aracataca, nel diparti- mento di Magdalena. E Magalys, già da un paio d’anni, monta valvole, gestisce e ripara i pannelli quando subiscono dei danni e ha anche imparato a ricaricare i telefoni, di modo che i membri della sua comunità non sono più costretti a fare chilo- metri a piedi sotto il sole per andare fino a Naza- reth per la ricarica. E grazie alle conoscenze ac- quisite, e ai pannelli donati da Enel per il pro- gramma « Enabling Electricity », presentato al Fo- rum del Settore privato nell’ambito dell’iniziativa « Global Compact » delle Nazioni Unite ( www.un- globalcompact.org) , non solo lei, ma buona parte della comunità, sta portando avanti un progetto più ampio di elettrificazione rurale in quindici co- munità tramite il fotovoltaico, che mira a facili- tare l’accesso all’elettricità in aree isolate come Nazareth, Wimpeshi o Uribia, rendendole comu- nità autosufficienti e sostenibili. Grazie all’appoggio della Corinam International Corporation (corinam.org) , le ingegnere solari in- fatti hanno dato vita all’«Associazione solare pe- dagogica» per implementare la formazione della comunità attraverso riunioni e workshop di conta- bilità di base, gestione del progetto, responsabi- 44 MC DICEMBRE2017 D
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