Missioni Consolata - Dicembre 2017
implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di ster- minio, portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile e, fermatasi, riempì tutto di morte; toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra» (Sap 18,14-16). Presso gli antichi, non di rado, davanti a un ammalato, il medico/ curatore interveniva con piccoli tagli fatti da coltelli per asportare parti morte o dannose. Occorre eliminare ciò che è morto o pericoloso. La Parola non può fallire il «taglio», per questo è affilata da ambo le parti ( doppia lama ): per incidere in estrema sicurezza. La preghiera non può essere da meno e chiunque vuole sperimentare l’afflato orante di Dio deve disporsi a la- sciarsi ferire perché pregare non è azione innocua, non è una pratica d’ufficio da espletare secondo contratto. L’immagine della Parola-Spada è anche nell’Apocalisse: «Gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni» (Ap 19,21). La Parola che penetra la vita non è mai innocua, svela la trama e la verità di essa, non uc- cide, ma ferisce perché taglia, purifica, rinnova. 5. Infine come Geremia , il profeta poeta delicato e costretto ad annunciare sventure e dolori; egli che si reputa incapace di essere profeta, deve cedere alla violenza di Dio e si lascia afferrare anche lui come Paolo di Tarso per un’avventura di cui non conosce l’esito: «Mi hai sedotto, Signore e io mi sono lasciato sedurre» (Ger 20,7). Ecco la sintesi: pregare non è solo lasciarsi sedurre da Dio, ma diventare anche seduzione di Dio, se egli è disposto a mettersi in gioco per me. Nel segno della ekklesìa La preghiera è un crogiolo che brucia le reste e la- scia integro il frumento, perché è un principio di trasformazione radicale. Se uno prega e non ma- cina parole, finendo per parlare solamente con se stesso, entra in intimità d’amore con il Signore e quando finisce di pregare, inizia la vita orante per- ché non è più lo stesso, passando dalla preghiera d’intimità alla vita di preghiera: il mistico/a, infatti, prega vivendo, come prima viveva pregando. La vita diventa preghiera e la preghiera diventa vita, un unico afflato, un solo respiro. Si dirà che è facile dire che la vita è preghiera, quasi si trattasse solo di una formula a effetto, invece è proprio qui il segreto più profondo della preghiera come sperimentò Madelaine Dêlbrel: «Se credi davvero che il Signore vive con te, dovunque hai un posto per vivere, hai un posto per pregare». Si po- trebbe pensare che codesto modo di essere pre- ghiera, si esaurisca nella solitudine della propria privatezza. Non è così perché non esiste la preghiera «indivi- duale» o privata. In forza del battesimo «il cristiano è “in stato di Chiesa” come è “in stato di grazia”», secondo le magistrali parole di Madelaine Dêlbrel alla notizia della convocazione del concilio ecume- nico Vaticano II da parte di Giovanni XXIII, l’uomo che camminava in mezzo al fango senza mai spor- carsi. Anche nella più profonda solitudine, il cri- stiano è sempre parte, segno e sacramento della Chiesa universale, assumendo nella propria vita la totalità dell’ ekklesìa di cui è e vuole essere espres- sione vivente e visibile nel tempo e nello spazio. È il mistero della testimonianza della vita donata per- ché non esiste libertà più grande di donarla e quando la si è donata, non la si riprende più indie- tro: la bellezza dell’essenza del dono è il suo per- MC R DICEMBRE2017 MC 33 © Gigi Anataloni
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