Missioni Consolata - Dicembre 2017

DICEMBRE 2017 MC 23 crisi in Ucraina, l’Unione europea ha stabilito come priorità strate- gica la diversificazione energe- tica, all’interno dell’ampio pro- getto dell’Unione energetica eu- ropea (cfr. MC gennaio-febbraio 2017). Tuttavia, la pianificazione gasistica si basa su delle stime al rialzo per quanto riguarda i con- sumi (che sono in realtà in dimi- nuzione dal 2010 a causa della crisi finanziaria e produttiva ma anche dell’uso di altre fonti). In questo modo vengono costruite infrastrutture con garanzie e fondi pubblici, che poi rimangono sottoutilizzate. D’altro canto, la diversificazione avviene in ter- mini di paesi di origine del gas, ma non discute strade possibili per la promozione di altre fonti o altri tipi di gestione (più comuni- taria, democratica, a piccola scala ad esempio). Nel luglio del 2013 è stato firmato un importante accordo per la cooperazione tra Ue e Algeria, rappresentati dall’allora presi- dente della Commissione euro- pea José Manuel Barroso e dal primo ministro algerino, Abdel- malek Sellal. Si è sancita così una promettente cooperazione sulle riforme democratiche e sulle poli- tiche di sviluppo. A livello interno fracking , dunque, lo slogan recita « L’Algérie n’est pas une terre d’essais et d’expérimentation pour le gaz de schist » (L’Algeria non è un banco di prova e speri- mentazione per il gas di scisto 3 ). Tuttavia, non hanno ricevuto al- cuna risposta concreta. Realpolitik energetica E ciò non stupisce se si dà un’oc- chiata alla politica energetica del- l’Algeria e al suo commercio estero. Il settore degli idrocarburi rappresenta circa il 60% delle en- trate del bilancio totale del paese, quasi il 30% del Pil, e più del 97% provengono dall’export. Per le autorità algerine è di grande importanza mantenere una buona reputazione: essere un fornitore stabile di un pro- dotto di buona qualità, che ga- rantisce una fornitura continua e senza interruzioni. L’Algeria è in un’ottima posizione geografica e politica per rispondere alla cre- scente domanda dell’Unione eu- ropea (Ue), con la quale è ben collegata con linee di trasporto marittimo in navi cisterna e ga- sdotti. Le riserve algerine ammontano a 4,5 miliardi di metri cubi, cosa che mette il paese all’undicesima posizione a livello mondiale e alla seconda in Africa, dopo la Nige- ria. Si stima che l’Algeria abbia le riserve di gas di scisto più grandi del mondo. Più del 90% del gas algerino tra- sportato in gasdotti va a stati eu- ropei, soprattutto Spagna (34%) e Italia (27%), il resto a Marocco e Tunisia come tassazione per il tra- sporto sul loro territorio. Delle esportazioni come gas liquefatto (Lng), la maggior parte va a Fran- cia (34%), Turchia (23%), Spagna (23%), Italia (9%), Grecia (6%). Per farsi un’idea dell’importanza della dipendenza dal gas algerino, ricordiamo ancora che rappre- senta una buona fetta della do- manda domestica di Italia (30%), Spagna (40%) e quasi la metà di quella della Tunisia. Sicurezza energetica e democrazie A causa della diminuzione delle riserve nel Mare del Nord e della MC A in Algeria si è promosso, nella to- tale opacità, la legge sugli idro- carburi, volta ad attrarre e pro- teggere investimenti stranieri. Allo stesso tempo, da parte del- l’Unione europea, si continua a mantenere il silenzio in materia di restrizioni delle libertà personali, delle minacce contro attivisti poli- tici, violazioni di diritti umani, contaminazione ambientale, o ri- guardo la corruzione altissima all’interno della classe dirigente. La sicurezza energetica dell’U- nione europea, con il beneplacido delle sue lobby dell’industria delle armi e delle grandi imprese energetiche, resta assicurata. Ma per gli algerini, la dipendenza dall’esportazione del gas si pre- senta come un’altra preoccu- pante forma di accaparramento delle risorse, in cui i benefici deri- vanti dalla rendita sono concessi alla popolazione attraverso politi- che assistenzialistiche, parziali e clientelari. Manifestazioni anti fracking Nel 2014 le autorità algerine an- nunciano la perforazione di pozzi di gas di scisto anche a In Salah, un paesino-oasi nel centro del de- serto algerino e sede della po- tente joint venture tra Bp, Statoil Mohand Ouali/ Magharebia/Flickr com

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