Missioni Consolata - Novembre 2017

BRASILE Si calcola che un 12% dei lotti as- segnati tornino all’Incra. Gli esperti spiegano che il problema dell’abbandono dipende dalla mancanza di una politica agricola (ad esempio, incentivi per pro- durre) e di infrastrutture negli in- sediamenti rurali. In ogni caso, in Brasile la que- stione agraria rimane più viva che mai. Anzi, in questi ultimi venti anni si è aggravata per l’entrata in scena di una nuova, potente va- riabile: l’ agronegócio . I costi sociali e ambientali dell’agrobusiness Dagli anni 2000 il panorama agri- colo brasiliano è radicalmente mutato: alle tradizionali mono- colture di canna da zucchero, caffè e cotone si sono aggiunte le grandi monocolture industriali - piantagioni di soia, coltivazioni per biocombustibili (sia biodiesel che etanolo), miglio, foreste col- tivate a eucalipto e pino - e l’alle- vamento estensivo, bovino e avi- colo. L’ agronegócio ( agrobusi- ness, in inglese) vale oggi il 23% del Prodotto interno lordo del Brasile. È l’unico settore produt- tivo che, in questi anni di grave crisi economica per il paese, ha continuato a crescere. Anche nel 2017, nonostante lo scandalo della carne adulterata 6 . Detto del suo peso e della sua importanza in ambito econo- mico, occorre enumerare le con- seguenze negative che l’agrobu- siness comporta: accaparra- mento delle terre e conseguente incremento della loro concentra- zione; inquinamento ambientale da utilizzo intensivo di agrotos- sici; devastazione ambientale causata dalla deforestazione e dalla perdita di biodiversità; ridu- zione della forza lavoro agricola e sfruttamento di quella impie- gata; emarginazione e morte del- l’agricoltura familiare. A ben guardare, dunque, i benefici eco- nomici dell’agrobusiness sono di gran lunga superati dai costi so- ciali e ambientali che lo stesso comporta. Come ha ricordato la Conferenza dei vescovi brasiliani in un docu- mento del 2014 sulla questione agraria, il predominio politico e ideologico dell’agrobusiness ha trasformato la terra in una merce qualunque, in palese con- trasto con la funzione sociale e ambientale stabilita dalle norme costituzionali del 1988. Il Movimento dei sem terra, la Chiesa, le occupazioni Qualche anno prima dell’88, nel gennaio del 1984, a Cascavel, nello stato del Paraná, era nato il Movimento dei sem terra (Mst), un’organizzazione contadina che in poco tempo sarebbe diventata una protagonista della storia bra- siliana. Già nel suo primo con- gresso, celebrato nel gennaio del 1985, il Movimento adotta il prin- cipio dell’«occupazione della terra come forma di lotta» ( a ocu- pação de terra como forma de luta ). «I latifondisti - scrivono le autrici del libro La lunga marcia dei senza terra - definiscono le occu- pazioni di terre “invasioni”, un at- tentato al sacro diritto di pro- prietà garantito dalla Costitu- zione, e lo dicono senza pudore, come se le loro sterminate pro- prietà non fossero il frutto dell’in- vasione di terre indigene, del furto di terre pubbliche e del gri- lagem ai danni di piccoli proprie- tari e posseiros . [...] L’occupa- zione, evidenziano [i senza terra], è in perfetto accordo con la Costi- tuzione, la quale stabilisce che tutte le proprietà improduttive devono essere espropriate» 7 . Il Movimento dei sem terra ha trovato un modus vivendi anche con la Chiesa cattolica brasiliana, come racconta bene La lunga marcia dei senza terra : «Se, negli anni Sessanta, la Chiesa cattolica aveva sostanzialmente appog- giato la dittatura militare, l’orien- 46 MC NOVEMBRE2017 In senso orario : João Pedro Stédile (Mst), dom Enemésio Lazzaris (Cpt) e il ministro Blairo Maggi. Pagina seguente : il rapporto Conflictos no campo Brasil 2016 della Cpt con in copertina le forze di polizia che en- trano nella Scuola Florestan Fernandes del Movimento sem terra, a Guararema (San Paolo). # © EBC - Agência Brasil N OME : J OÃO P EDRO S TÉDILE S TATUS : ECONOMISTA R ESIDENZA : B ALSA , M ARANHÃO I NCARICO : FONDATORE E LEADER DEL M OVIMENTO DEI SEM TERRA (M ST )

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