Missioni Consolata - Novembre 2017

Le molte facce dell’islam tedesco Tornando all’islam tedesco, dicevamo - ed è un punto fondamentale da ricordare - che questo non è riducibile a un’unica matrice, ma è al contrario assai composito e multiforme. Se questo è vero per la religione musulmana in generale, che è nella realtà ben lungi dalle semplificazioni a cui ri- corrono troppo spesso i nostri media, nel contesto tedesco questa pluralità risulta per molti versi an- cora più accentuata. Da un lato, troviamo così luo- ghi e istituzioni all’avanguardia del mondo musul- mano per modernità e apertura; dall’altro, un is- lam più tradizionale e ancorato nelle sue consue- tudini nelle comunità immigrate più o meno re- centi, da quella turca a quella siriana; infine, non manca una porzione, assai piccola da un punto di vista numerico, ma significativa perché senza dubbio pericolosa, di musulmani radicalizzati e spesso connessi, in modo più o meno diretto, alla galassia del terrorismo internazionale. Ma, anche qui, ancora una volta, è importante combattere i pregiudizi e le facili semplificazioni. Estremismo religioso di matrice salafita e crisi dei profughi sono questioni distinte, che non vanno poste in diretta relazione. A spiegarcelo è Yan St- Pierre, esperto di antiterrorismo fra i più impor- tanti in Germania e direttore del Modern Security Consulting Group di Berlino, che abbiamo interpel- lato: «La scena salafita in Germania è molto varie- gata. Mentre gli elementi stranieri svolgono un loro ruolo - sia tramite i migranti residenti a lungo termine, sia tramite la comunicazione internazio- nale - la maggior parte degli individui apparte- nenti a questi movimenti sono nati e cresciuti in Germania». Il caso di Seyran Ates Sempre per voler contrastare comode semplifica- zioni e luoghi comuni, ricordiamo come il luogo di culto musulmano più aperto in Germania, in tutti i sensi, sia iniziativa di un immigrata di prima ge- nerazione. Ci riferiamo a Seyran Ates, avvocata femminista di fede musulmana, nata in Turchia, che ha fondato a Berlino una moschea dove sono le donne a guidare la preghiera e la congregazione è mista e non separata. Un luogo di preghiera aperto a tutti, anche ai gay, ma curiosamente non alle donne che portino un velo integrale, dato che questo è ritenuto un modello di religiosità non au- spicabile da questa congregazione, in quanto sim- bolo del patriarcato e non rimandabile in alcun modo direttamente al dettato coranico. Cosa pe- raltro verissima, quest’ultima, come sa bene chiunque abbia studiato il testo sacro dei musul- mani. Eppure, come testimoniano anche le continue mi- nacce e intimidazioni subite dalla coraggiosa Sey- ran Ates, l’intolleranza e il fanatismo religioso hanno radici anche in Germania. E ciò in ragione di una piccola minoranza il cui operato viene na- turalmente amplificato dagli strumenti dell’odio e della violenza, assai più visibili e percepibili, pur- troppo, del quietismo che contraddistingue la vita religiosa di larga parte dei musulmani tedeschi. Islam e terrorismo La violenza fa notizia, l’opera paziente dell’inte- grazione e della pace molto meno, come sap- piamo. Abbiamo già parlato degli attentati di ma- trice religiosa compiuti in Germania in tempi re- centi. A dispetto delle stime assai variabili e in parte contraddittorie, sono diverse centinaia i combattenti che negli ultimi anni hanno lasciato la Germania per unirsi ai miliziani del sedicente Stato islamico. Molti di loro, ricordiamolo, sono giovanissimi o persino adolescenti, che - in diversi casi attestati - non hanno nulla a che fare con un retroterra di immigrazione. Una storia, quella ra- dicalismo islamico in terra tedesca, che in Germa- nia ha radici profonde. Già sul finire anni ’90 era infatti attiva la cosiddetta «cellula di Amburgo», il cui leader, Mohammed Atta, è noto in tutto il mondo per aver guidato l’attacco dell’11 settem- bre. Una sfida importante, quella contro l’estremismo. affrontata dalla società e dalle istituzioni tede- sche. Importante perché investe non solo la sfera 40 MC NOVEMBRE2017 D A sinistra e sotto: il progetto «House of One» che, a Berlino, raggrup- perà in un unico edificio una chiesa, una sinagoga e una moschea. Pagina accanto : un prete, un rabbino e un imam durante una pre- sentazione del progetto. D

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