Missioni Consolata - Novembre 2017

come dimenticare che le vie dell’odio e del sangue passarono anche da qui, attraverso una distorta interpretazione e stravolgimento del messaggio cristiano? Tutto ciò premesso, ancora una volta, è giusto riconoscere come il cambiamento avvenuto in seguito non sia stato affatto una semplice forma- lità, una svolta determinata esclusivamente dalla contingenza di una sconfitta militare. Ad ammissioni di colpa come quella di Stoccarda corrispose dunque in seguito un mutamento so- ciale e culturale profondo ed effettivo, tale da ri- sultare per molti aspetti, se visto in prospettiva storica almeno, sorprendente. E stupisce così vedere come le Chiese tedesche, la cattolica come la protestante, siano oggi in prima fila a battersi per l’integrazione degli immigrati e per l’accoglienza ai profughi. Sintomo che un per- corso si è ormai concluso, e che la storia - quando affrontata con serietà e coraggio - può essere davvero maestra di vita. Un’apertura che ha portato, come avvenuto negli ultimi mesi, a esempi radicali in cui si è vista la chiesa, in que- sto caso quella evangelica, offrire alloggio e pro- tezione a richiedenti asilo afghani e iraniani re- spinti e minacciati di espulsione dallo stato. Le Chiese tedesche e gli ebrei Le chiese in Germania hanno poi avuto, sin dal- l’immediato dopoguerra, un ruolo importante per un tema delicato e difficile: quello del ripristino di un rapporto di fiducia e collaborazione con gli ebrei dopo gli orrori della Shoah. Esistono oggi in Germania, a livello locale, oltre 80 associazioni per la cooperazione ebraico-cristiana ( Gesellschaft für christlich-jüdische Zusammenarbeit ), in cui sono impegnati sia protestanti che cattolici. Le prime erano state create proprio nel 1948 a Monaco, Stoccarda e Wiesbaden con il fine di promuovere un nuovo dialogo fra le chiese cristiane e gli ebrei. La dichiarazione Nostra aetate , di cui sono da poco ricorsi i cinquant’anni, aveva dato poi ulteriore impulso da parte cattolica anche in Germania, per un ritorno al dialogo con la cultura ebraica dopo tanti, troppi secoli di misfatti e incomprensioni. Anche grazie al contributo delle diverse chiese, si è potuto così assistere nel dopoguerra alla lenta rinascita dell’ebraismo in terra tedesca. Una co- munità che è rimasta numericamente molto esi- gua ancora fino agli anni Ottanta, quanto nell’al- lora Germania Ovest gli ebrei erano fra i 25 e i 30mila. Assai più ridotto il numero, invece, nella Ddr comunista, dove gli ebrei erano poco più di un migliaio ed ebbero, in quanto comunità, possibi- lità assai limitate - anche a causa del pregiudizio ideologico del regime contro le religioni - tali da inibire ogni tentativo di dare vita a una rinascita culturale dopo il genocidio. Un notevole incre- mento si è avuto invece, nella Germania ormai ri- unificata, dopo la caduta del muro di Berlino, e questo soprattutto grazie all’arrivo di decine di migliaia di ebrei dall’ex Unione Sovietica. Sono Sopra: il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, vittima del nazismo. A destra : la moschea di Darmstadt, nella regione dell’Assia. Pagina accanto : Seyran Ates, musulmana, fondatrice di una moschea «femminista» a Berlino; la nuova sinagoga di Berlino. D 38 MC NOVEMBRE2017 D

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