Missioni Consolata - Novembre 2017
come oggi dal collasso militare tedesco e dai cri- mini compiuti dal nazismo, ma non per questo meno doloroso. In Germania sono tantissime le persone che hanno ancora nei ricordi familiari dei loro genitori o nonni episodi come questi. Un dramma che si è riproposto con l’arrivo a Ovest di circa 4 milioni di profughi provenienti dalla Ddr, l’ex Germania comunista, nel corso della sua storia quarantennale. Questi due eventi insieme, che investirono nell’arco di pochi decenni - come si desume dalle cifre ap- pena riportate - una fetta enorme della popolazione tedesca, contribuiscono a dare oggi una connota- zione diversa, meno astratta, più personale e sim- patetica, al fenomeno migratorio, e in particolare nei confronti di quanti - e sono tantissimi - fuggono da guerre e persecuzioni, rischiando spesso la vita. E non sarà un caso, allora, come ci ha raccontato in un’intervista la candidata al Nobel per la pace Na- dia Murad, che lo stato del Baden-Württemberg sia uno dei pochi luoghi al mondo ad aver fornito rifu- gio e assistenza a circa duemila fra donne e bam- bini appartenenti alla minoranza degli yazidi, in fuga dalla persecuzione messa in atto dallo Stato Islamico. Una decisione, come ci ha spiegato la stessa Murad, dovuta a un interesse personale del già ricordato Kretschmann, cattolico praticante e figlio di profughi di guerra, che ha preso a cuore questa causa dimenticata da tutti. Non è difficile immaginare che per lui, come per tanti tedeschi, storie come questa risultino fin troppo famigliari, difficili da accantonare con una scrollata di spalle o con uno sbadiglio. Il precedente storico dei «Gastarbeiter» Il peso della storia, di una storia tragica e ingom- brante, ancora una volta, fa la differenza. Il movi- mento per la pace, quello per il disarmo e contro la vendita di armi (specie se alle dittature), le manife- stazioni di piazza e le attività organizzate dal basso, dalla società civile, per l’accoglienza e per contra- stare il razzismo, sono oggi realtà assai più diffuse in Germania che in molti paesi europei. Uno fiorire straordinario che parte dalle parrocchie, dalle feste di quartiere, dalle scuole e da quella galassia sconfi- nata che è rappresentata dall’associazionismo te- desco. Sbaglia, affidandosi spesso a un ottuso cini- smo, chi afferma che l’immigrazione per la Germa- nia rappresenti solo un’occasione per avere mano- dopera a basso costo per le imprese. Semmai si do- vrebbe sottolineare, cosa spesso ignorata da molti, come l’afflusso di profughi e immigrati negli ultimi anni abbia creato - parallelo all’impegno del volon- tariato - anche moltissimi nuovi posti di lavoro per i tedeschi, dall’insegnamento della lingua, al campo sociale, fino alla mediazione culturale. Ammirevole anche la qualità dei servizi offerti da centri informativi e uffici per l’immigrazione, dove il personale risulta disponibile, ben attrezzato a in- teragire con persone di diversa cultura, e parla di- verse lingue. Un altro mondo, rispetto alle espe- rienze spesso frustranti e umilianti che devono subire molti stranieri in Italia o nelle nostre rap- presentanze all’estero, dove il servizio risulta in tanti, troppi casi davvero scadente, quando non le- sivo per l’immagine dell’Italia nel mondo. Certo, a nostra parziale discolpa bisogna sempre ricordare che il fenomeno migratorio in Germania ha radici più profonde rispetto a quelle del nostro paese, dove l’esperienza è ancora acerba e limitata. Radici che risalgono agli anni Cinquanta e al boom econo- mico di una Germania federale risorta delle ceneri morali e materiali della caduta del nazismo. Li chiamavano Gastarbeiter , «lavoratori ospiti», con un eufemismo neanche troppo velato che stava a si- gnificare che sarebbe stato meglio se, una volta compiuto il lavoro, se ne fossero tornati al loro paese. Ma ciò, come ben noto, nella larga parte dei casi non è avvenuto, e furono anzi in molti a por- tare con loro in Germania partenti e amici. Fra i primi ad arrivare come manodopera per l’industria tedesca ci siamo proprio noi italiani, insieme a greci, turchi, marocchini e portoghesi. Si trattava in molti casi di accordi bilaterali stretti fra l’allora capitale Bonn e i governi di questi paesi. Dopo l’ere- zione del muro di Berlino, nel 1961, che ebbe l’ef- fetto di far diminuire i profughi provenienti dalla Germania orientale, aumentò ulteriormente la ri- chiesta di manodopera e, di conseguenza, l’arrivo di immigrati necessari soprattutto alla crescita del- l’industria. 34 MC NOVEMBRE2017 D Qui sopra : uno scorcio di Rostoch (in Meclemburgo-Pomerania Anteriore). Pagina seguente : manifestazione di turchi pro Erdogan a Colonia il 31 luglio 2016 (sullo sfondo, il duomo della città); il 16 aprile 2017 la maggioranza dei turchi residente in Germania ha votato a favore del referendum costituzionale voluto dal presidente-dittatore. D © Wolfro 54 / Flickr
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