Missioni Consolata - Novembre 2017
30 MC NOVEMBRE2017 D © De Havilland, 2017 Qui a fianco : una dimostrazione contro l’immigrazione di Pegida e AfD a Dresda (8 maggio 2017). A destra: Angela Merkel al vertice europeo di Tallinn lo scorso 29 settembre 2017; la signora Merkel è cancelliera federale dal 2005. D inevitabilmente, i tedeschi che sapevano, oppure fingevano di non sapere, pur avendo avuto di fronte a sé segni inequivocabili e avvisaglie chiarissime ri- spetto a quanto avveniva. Ciononostante, chi conosce bene questo paese dal- l’interno, non può che guardare con sincera ammi- razione al cambiamento sociale e culturale avve- nuto nella Repubblica Federale dal dopoguerra ad oggi. Un mutamento che ha investito il mondo della politica e della cultura, nonché le coscienze di mi- lioni di tedeschi che prima hanno riconosciuto gli errori e orrori compiuti nel passato e poi hanno tentato di cambiare se stessi e il paese senza reti- cenze e compromessi. Il risultato che abbiamo di fronte a noi è per molti versi sorprendente. La Ger- mania odierna è un paese aperto, plurale e inclu- sivo, a dispetto delle sfide della convivenza e del- l’accoglienza, e delle inevitabili tensioni che ne sono sorte negli ultimi anni. Non solo: forse più di ogni altro paese, la Germania di oggi ambisce a rappresentare un baluardo della tolleranza nel mondo, in anni - quelli che stiamo vi- vendo - dove le campagne elettorali europee (e non solo: basti pensare a Trump negli Stati Uniti) paiono segnate in modo sempre più netto da rigur- giti nazionalisti e razzisti, che si fanno avanti in modo rapido e spaventoso anche nei nostri media e nelle coscienze di molti di noi. Ed ecco allora che quella che è stata senza dubbio una tragedia e un’onta, quella dei crimini compiuti dai nazisti, si è trasformata per molti versi, inaspettatamente, an- che in una risorsa e in un antidoto sicuro contro l’o- dio sempre più imperante nei confronti dei rifugiati e degli stranieri. La Germania dopo il 24 settembre 2017 Certo, non è tutto oro quel che luccica. Anche in Germania si è fatta avanti una destra populista e xenofoba, quella del partito «Alternativa per la Germania» ( Alternative für Deutschland , Afd). Nelle elezioni del 24 settembre l’Afd ha raccolto il 12,6 per cento dei voti e ben 94 seggi nel Bundestag. Un par- tito, questo, che come il movimento anti-islamico di Pegida ( Patriotische Europaeer Gegen die Islamisie- rung des Abendlandes , Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente), ad esso per molti versi associabile, raccoglie però consensi in modo assai più marcato nell’ex Germania orientale, dove gli spettri del totalitarismo comunista continuano a pesare. Ma non si tratta, purtroppo, in molti casi, solo di slogan e vuote parole. Crescono di fre- quenza anche le aggressioni, gli episodi di intolle- ranza e di violenza nei confronti del diverso, poco importa se si tratti di un rifugiato, di un musul- mano o di un ebreo, tutti ugualmente colpiti negli ultimi anni. Eppure, considerando le sfide che il paese si è trovato ad affrontare soprattutto dal 2015 in poi, non si può che trarre un bilancio posi- tivo, con una punta di invidia nei confronti di una macchina statale che è stata capace di reggere al- l’urto dei tempi, senza cercare facili capri espiatori o piegarsi, per mero interesse politico, agli slogan razzisti anche da noi fin troppo noti. La crisi dei rifugiati (2015) e gli attentati (2016) Dicevamo poc’anzi dello spartiacque epocale rap- presentato per la Germania dal 2015. Ebbene, pro- prio da qui si deve partire per comprendere la si- tuazione attuale: nel 2015 si era nel pieno della crisi dei rifugiati, quando erano in tanti - o, meglio, la quasi totalità - i giornalisti nostrani che, dal caldo delle loro poltrone a Roma e a Milano, davano poli- ticamente per spacciata la Merkel, «colpevole», se- condo molti di loro, di aver spinto troppo avanti la sua politica dell’accoglienza, nota come Willkom- menskultur in tedesco. Le cifre degli arrivi, a ben guardare, sono davvero impressionanti, anche se oggi sappiamo essere un po’ inferiori a quelle gon- fiate e diffuse dai media in quei mesi. Sono stati 865.374 gli individui entrati illegalmente in Germania nel 2015, secondo i dati ufficiali ripor- tati dalla polizia federale tedesca lo scorso anno. Fra questi, primi per paese d’origine sono stati i si- riani (73.920), seguiti da afghani (38.750), iracheni (22.394) ed eritrei (17.225). Tutti, com’è facile no- tare, fuggiti da luoghi segnati da terrorismo, guerre o dittature feroci. Notevoli anche i dati di compara- zione rispetto all’anno precedente. Dal 2014 al 2015 l’immigrazione dall’Afghanistan alla Germania è aumentata del 877%, dall’Iran del 1.005% e dall’Iraq (dove era in piena espansione lo Stato islamico) ad- dirittura del 2.155%. Dati che rendono bene l’entità di un fenomeno che ha cambiato il volto del paese,
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=