Missioni Consolata - Novembre 2017

andare a sedersi almeno sulle panchine dell’accettazione, ma è consapevole della mancanza di spazi adeguati per accogliere i fa- miliari delle persone ospedaliz- zate. Le quali non di rado riman- gono più di ventiquattr’ore rico- verati al pronto soccorso per mancanza di stanze ben equipag- giate nei reparti. La morte, nel 2014, di una famosa modella ivoriana al pronto soc- corso di Cocody e la denuncia da parte dei familiari delle gravi ne- gligenze che, a loro dire ne aveva provocato il decesso, aveva ac- ceso i riflettori sull’ospedale. Sull’onda dello scandalo, il presi- dente della Repubblica in persona aveva ordinato la messa a nuovo dell’ospedale, che è considerato uno degli ospedali-vetrina del paese e che vede sfilare annual- mente 40mila pazienti solo al pronto soccorso. Nuovi materiali e strumenti sono in effetti arrivati - ecografia, radiologia, laboratorio per le analisi, ristrutturazione dei locali - ma il tasso di decessi è an- cora al 20%. «Queste morti si spiegano con la gravità dei casi, i ritardi nella diagnosi per malattie come il cancro, i tempi di tra- sporto molto lunghi e a volte an- che per il ritardo nella presa in ca- rico del paziente», ammette il di- rettore dell’ospedale. Al centro ospedaliero universita- rio di Yopougon, popoloso quar- tiere periferico, la situazione è an- cora più difficile: su 495 letti teori- camente disponibili, solo 350 sono davvero utilizzabili. «Sono quattro anni che sento parlare di progetti di riabilitazione delle strutture, non so più se crederci», dice il professore Dick Rufin, pre- fase preliminare, quella della regi- strazione dei beneficiari. A luglio scorso, le persone che avevano completato il processo di registra- zione erano 785mila mentre un milione e quattrocentomila erano quelle preregistrate, a fronte di una popolazione totale di oltre ventidue milioni. Considerando che alla registra- zione dovrebbe seguire l’effettiva immatricolazione - con consegna di una carta personale biometrica a ciascun cittadino - e che solo dopo dovrebbe cominciare la rac- colta dei contributi mensili e l’ero- gazione dei servizi, ci sono gli ele- menti per dire che il processo procede a rilento. Fra le cause di questo ritardo ci sono l’isola- mento delle zone rurali, dove un’ampia parte della popolazione ha a malapena ricevuto notizia di questa iniziativa, e le difficoltà di registrazione di quell’ampia parte di ivoriani che vive nell’informa- lità, lavorativa e abitativa. Non è un caso, infatti, che la fase cosid- detta sperimentale della Cmu sia cominciata dai lavoratori del set- tore formale, pubblico e privato, dagli studenti e dai pensionati. Ma mentre realizza questa riforma per garantire a tutti l’ac- cesso ai servizi sanitari, la Costa d’Avorio deve anche concentrarsi sul miglioramento dei servizi stessi. Secondo i dati della Banca mondiale e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il rapporto medici pazienti è pari a uno ogni settemila abitanti, a fronte di una media regionale del- l’Africa subsahariana di uno ogni 3.300. Non va meglio con infer- mieri e ostetriche: uno ogni due- mila ivoriani, contro uno ogni mille per gli altri africani. Par- tendo da questi dati sul personale sanitario di base, il fatto che la forza lavoro con competenze di chirurgia sia il doppio rispetto alla media africana - tre chirurghi ogni Cooperando… 20 MC NOVEMBRE2017 mille abitanti contro 1,7 nel conti- nente - non migliora di molto il quadro. Secondo l’Atlante 2016 delle statistiche sulla sanità in Africa dell’Oms, la Costa d’Avorio era al sesto posto nel continente per tasso di mortalità degli adulti - un dato vicino a 400 persone ogni mille sia per i maschi che per le femmine - e all’undicesimo per mortalità materna con 645 de- cessi di madri ogni centomila nati vivi. Dei dieci sotto obiettivi di svi- luppo del millennio in materia di sanità, la Costa d’Avorio ne ha raggiunti solo due: riduzione del- l’incidenza dell’Hiv e del tasso di mortalità per tubercolosi. Per gli altri otto - fra i quali vi sono la ri- duzione della mortalità materna e dei bambini sotto i cinque anni, la copertura vaccinale contro il mor- billo e i parti avvenuti in presenza di personale sanitario qualificato - le caselle ivoriane sono una se- quela di not achieved , «non rag- giunto». L’investimento in sanità da parte del governo è passato dall’1,6% del Pil del 1990 all’1,9 del 2013: il Ruanda, ad esempio, partiva dallo stesso dato iniziale per passare poi a un investimento del 6,5%. Il giorno per giorno negli ospedali Come si manifesta tutto questo sul campo? Un articolo apparso su Jeune Afrique lo scorso luglio per- mette di farsi un’idea della situa- zione. Nel centro ospedaliero uni- versitario di Cocody, quartiere fra i più agiati della capitale econo- mica Abidjan, i parenti dei pa- zienti si trovano spesso ad atten- dere seduti per terra nella hall. Il direttore dell’ospedale li invita ad In queste pagine : immagini dal dispen- sario di Marandallah: entrata e visione generale del dispensario; mamma in at- tesa con bambino malato; la mappa che indica i villaggi serviti dalla clinica mo- bile; il frigo per conservare le sacche di sangue e la campagna contro l’ebola. #

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