Missioni Consolata - Ottobre 2017

• Guerra | Amore | Odio etnico | Tolleranza • OTTOBRE2017 MC 71 E pensare che Sarajevo, comunità cosmopolita da secoli, era famosa per la sua capacità di in- tegrare le varie componenti etniche creando le condizioni per una tolleranza che era d’esem- pio a molte altre città… Bosko e Admira: fino all’inizio dei conflitti che hanno messo una contro l’altra le varie nazionalità che componevano l’ex Jugoslavia, le diverse comu- nità etniche erano abituate da tempo a vivere una acconto all’altra. Forse la forte personalità, anche in campo internazionale, del maresciallo Tito aveva contribuito a fare da collante in un paese sorto dalle ceneri della guerra, assemblando popoli di lingua, religione e cultura diverse. Difatti i guai cominciarono dopo la sua morte… Bosko e Admira: proprio così, la nostra società in- cubava da tempo i germi del nazionalismo e del raz- zismo, basati su una presunta superiorità culturale di una sola componente etnica a scapito delle altre. In un paese attraversato da una crisi economica che si trascinava da tempo, con la morte del maresciallo Tito, venuto meno l’uomo che con mano ferma aveva guidato la lotta di resistenza al nazifascismo e garantito il distacco dall’Unione Sovietica, questi germi attecchirono fra la gente, specialmente negli strati più emarginati della popolazione. E così da modello di convivenza fra popoli di- versi, la vostra terra divenne un campo di bat- taglia. Bosko e Admira: la cosa che più fece impressione, fu che dall’oggi al domani nessuno più si fidava dell’altro, meno che meno se apparteneva a un gruppo etnico-religioso diverso dal proprio, comin- ciò a serpeggiare fra la gente una specie di ostilità verso coloro che non appartenevano al proprio «clan», e ben presto gli eserciti dei vari stati comin- ciarono a spararsi contro per delimitare i «propri» confini e proibire così ad altri di entrare. Per voi una cosa del genere era inaccettabile, vero? Bosko: sì, e per uscire da quella situazione avevo preparato tutte le carte necessarie a partire. In- sieme ad Admira avevamo deciso di lasciare Sa- rajevo. Vivevamo nella casa dei genitori di Admira, nel set- tore musulmano. Il progetto era di andare dai miei, nel quartiere serbo, stare un po’ con loro e poi fi- nalmente partire. Ma bisognava passare il torrente Miljackail, che divide la città, passando sul ponte Vrbanja, una vera strozzatura e passaggio obbliga- torio. Decidemmo di tentare il tutto per tutto, il 18 maggio 1993. Ma un cecchino mi colpì con una pal- lottola alla testa, ponendo fine alla mia vita. Anche Admira fu colpita, ma non morì subito. Con le ul- time forze, Admira si trascinò fino a me e mi ab- bracciò. Restammo otto lunghi giorni in quel tragico abbraccio d’amore. Un abbraccio pieno d’amore scambiato sulla soglia dell’eternità… Bosko e Admira: colpiti dalla violenza cieca dei no- stri compatrioti, ce ne andammo da questo mondo pieno di odio e, abbracciati come due semplici inna- morati, entrammo insieme nel Regno della Pace. Ci piace immaginare che gli Angeli e i Santi vi abbiano accolto in Paradiso con le parole con- clusive del Cantico dei Cantici, dove l’amata MC R Sopra : Admira e Bosko. Qui : i corpi dei due giovani, abbracciati nella morte, vicino al ponte di Vrbanja, e i loro volti sorridenti incastonati in un grande cuore di granito al Lion Cemetery a Sarajevo #

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