Missioni Consolata - Ottobre 2017

52 MC OTTOBRE2017 per tentare il salto verso gli Stati Uniti, l’ American dream . Un pro- getto questo di difficile realizza- zione e soprattutto molto ri- schioso a causa dei pericoli in cui i migranti possono imbattersi. Se va bene, furti ed estorsioni. Se va male, sequestri di persona, vio- lenze sessuali, mutilazioni, com- mercio di esseri umani, sparizioni ed assassinii. A confermare la gravità della si- tuazione è padre Alejandro Sola- linde, sacerdote messicano di 72 anni (molto ben portati), fonda- tore dell’«Albergue de migrantes “Hermanos en el Camino”», un centro per l’accoglienza dei mi- granti illegali a Ixtepec, nello stato messicano di Oaxaca. Padre Solalinde, candidato al pre- mio Nobel per la pace 2017, vive da anni sotto scorta a causa della sua condanna a morte decretata dai narcos, che sulla pelle dei mi- granti fanno grossi affari. chi parte, chi si ferma, chi torna indietro, chi arriva padre Alejandro, ci racconti in poche parole chi è lei. «Prima di tutto, direi che sono un missionario cattolico. Lavoro a Ix- tepec, stato di Oaxaca, nell’al- bergo-rifugio dei migranti. Iniziai nel 2005, quando chiesi al mio ve- scovo di occuparmi di loro. Non fu facile perché pareva uno spreco che un sacerdote si dedicasse alla gente di strada, ai migranti. Però, alla fine, ottenni il permesso». il rifugio quante persone ri- ceve? «In questo momento, l’ Albergue de migrantes accoglie un centinaio di persone al giorno. I migranti si fermano un paio di giorni o al mas- simo tre, per poi riprendere il cammino». da dove provengono? «Soprattutto dall’Honduras, dal Salvador, dal Guatemala, dal Nica- ragua. Però anche dal Brasile, dal Venezuela, dal Costa Rica, dal Perù, dall’Ecuador, da Panamà e anche dal Belize. Secondo le stati- stiche, il 50% di costoro si ferma in Messico, mentre il 25% rinuncia e torna indietro. Si arrende». e quanti di loro arriveranno fino alla meta finale, nel «paradiso» statunitense? «Stando ai numeri, un 25% dei mi- granti raggiunge la meta e riesce a entrare, anche con Donald Trump. Chi controlla la frontiera non è il Messico o gli Stati Uniti, ma conti- nua ad essere il crimine organiz- zato. Se tu paghi o se porti la droga, loro riescono a farti pas- sare. Non c’è muro che tenga. Per sofisticato che esso possa essere». in europa la maggioranza dei migranti sono giovani e maschi. e da voi? «Anche qui la maggioranza sono giovani. Io calcolo siano circa l’80 per cento del totale. Però ci sono anche bambini e donne. Persone anziane ne ho viste poche, proba- bilmente rassegnate a rimanere nel loro luogo d’origine. Ed anche i malati rimangono a casa. Sono le persone più giovani e sane quelle che viaggiano». l’accoglienza come si svolge una sua giornata tipica all’Albergue di ixtepec? «Non ce n’è una eguale all’altra, ma una cosa è identica: ogni giorno è sempre molto intenso. Al mattino presto - verso le cinque e mezza - prego e leggo il vangelo del giorno. Faccio esercizi. Lavo e stiro i miei vestiti: se voglio essere pulito, nessuno lo deve fare per me. Poi scendo al piano dove ci sono i migranti. A volte faccio colazione con loro, dopo che questi hanno fatto le pulizie del luogo. Poi visito i diversi reparti dell’Al- bergue per vedere come proce- dono: la falegnameria, la panette- ria, la fattoria, la cucina (un set- tore questo che sempre necessita di molto lavoro). Abbiamo anche una biblioteca e una sala computer dove le per- sone possono comunicare con i loro cari. C’è un’area medica con due medici e due infermiere. Ed anche un’area psicologica con cin- que addetti. Insomma, siamo come una piccola città». Quando al centro arrivano i mi- granti, lei che fa? come li acco- glie? «Io non posso parlare con ognuno. Allora li riunisco. Di solito, nella cappella. Quando hanno man- giato, si sono lavati e cambiati i ve- stiti, allora li chiamo. La prima cosa che dico loro è: “Com’è andato il viaggio fino a qui?”. E poi: “Alzi la mano chi viene dall’Honduras. Chi dal Gua- temala. Chi dal Salvador”. E così via. In questo modo mi rendo conto che gruppo è. E ancora: “Alzi la mano chi è cristiano evan- gelico”. A chi l’ha alzata dico di presentare la sua chiesa con il nome. Ad ogni chiesa diamo un meSSico A destra : padre Alejandro Solalinde du- rante la nostra intervista. Pagina se- guente : piccoli migranti osservano il passaggio del treno a Ixtepec. # © Paolo Moiola N ome : A lejANdro S olAliNde S tAtuS : SAcerdote cAttolico r eSideNzA : i xtepec , o AxAcA , m eSSico o ccupAzioNe : difeNSore dei migrANti illegAli

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=