Missioni Consolata - Ottobre 2017

Lo stato asiatico ha replicato che «non ci sono di- ritti umani standard che ogni paese può accettare» perché «gli standard dei diritti umani internazio- nali non devono copiare gli “standard” di partico- lari paesi e neppure deve essere chiesto di seguire questi “standard”» 28 . Nonostante organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite abbiano più volte chiesto alla Corea del Nord il permesso di condurre inchieste e indagini in loco, Pyongyang ha sempre negato a loro accesso al paese 29 . Il Rapporto della commis- sione d’inchiesta sui diritti umani nella Dprk dell’- Human Rights Council delle Nazioni Unite si è, quindi dovuto basare sulla testimonianza di 80 per- sone fuggite dalla Corea del Nord e rifugiate in Co- rea del Sud, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti 30 . Questo metodo ha, in un certo senso, falsificato il rapporto in quanto basato su testimonianze non completamente verificabili e prive di contradditto- rio. Non per questo, però, le numerose prove, docu- menti di vario genere e video, oramai in possesso dalle organizzazioni internazionali lasciano dubbi sulla durezza con cui il regime soffoca ogni tenta- tivo di opposizione interna. Il sistema songbun , che durante il periodo di Kim Il Sung era alla base della società nordcoreana dividendo i cittadini in classi sociali basate sulla fedeltà al regime e decidendo il luogo in cui la famiglia doveva vivere e a quale car- riera scolastica e lavorativa potevano aspirare, oggi è meno discriminante 31 . L’importanza sempre cre- scente del denaro ha soppiantato il songbun , men- tre, dalla prima decade del 2000, i reati di una per- sona non ricadono più sulla famiglia e sul paren- tado. Questo significa che solo chi compie una vio- lazione viene punito (a differenza di quanto acca- deva nel passato quando la colpa veniva espiata in forma collettiva e, in caso di reati politici, l’intero nucleo famigliare era spedito nei kwanliso , i campi di prigionia riservati agli oppositori del governo). Vi sarebbero tra le 80 e le 120.000 persone dete- nute in quattro kwanliso ed un numero indetermi- nato nei kyohwaso , i campi per reati comuni 32 . La pena di morte è praticata in luoghi sia pubblici che segreti 33 ed è indirettamente confermata an- che dalla stessa Corea del Nord, la quale afferma che «le pene (per i crimini e atti pericolosi che vio- lano il potere dello stato, il sistema socialista e la legge e l’ordine, ndr ) vanno dalla pena di morte, la rieducazione attraverso il lavoro per un periodo in- definito, la rieducazione attraverso il lavoro per un periodo definito e la disciplina attraverso il lavoro. Pene addizionali sono la privazione del diritto al voto, la confisca delle proprietà, multe, privazione o sospensione di una licenza» 34 . Il governo nordco- reano difende la scelta di imporre la pena capitale affermando che essa «non costituisce una viola- zione del diritto alla vita […]. Mantenere o abolire la pena di morte in un paese non può essere un crite- rio in base al quale si possa giudicare se uno stato protegge o meno i diritti umani» 35 . La Corea del Nord avrebbe anche rapito cittadini di 12 nazionalità diverse, tra cui circa 480 sudcoreani. Il Giappone ha ancora un contenzioso con Pyong- yang per il rapimento di 17 cittadini giapponesi da parte dei servizi segreti nordcoreani tra il 1977 e il 1983 36 . Il governo ha ammesso 13 rapimenti per- mettendo a cinque rapiti di far ritorno in Giappone con le rispettive famiglie. Fatiche e problemi del giovane Kim La Corea del Nord di Kim Jong Un sta cambiando. A chi afferma che il paese è retto da una dittatura si può rispondere che è vero così come è vero che i suoi cittadini non vivono in un paradiso. Ma sono anche finiti i tempi in cui la figura di Kim Il Sung era esente da ogni critica. Kim Jong Il è sopravvis- suto perché era il figlio di Kim Il Sung ed ha vissuto «di rendita» sul mito del padre. Kim Jong Un ha la fortuna di assomigliare al nonno (cosa spesso sot- tovalutata fuori dal paese, ma importantissima in Corea del Nord), ma sa benissimo che questa somi- glianza e la sua parentela non lo potranno proteg- gere per molto. La sua giovane età lo ha costretto a ritagliarsi un posto nella leadership . Ecco il perché di tante esecu- zioni e di tanti allontanamenti. Kim Jong Un ha an- che dovuto smantellare la politica del songun che aveva contraddistinto la linea paterna, per formare un governo più tecnocrate e economico di quanto fosse quello Kim Jong Il, dominato dai militari. La politica di Kim Jong Un è decisamente fuori da- gli schemi, non solo della Corea del Nord. E para- dossalmente il giovane leader si è mostrato molto più duro con i dirigenti del regime e del partito che con il popolo. D’altra parte, chiunque abbia visitato il paese durante le tre fasi del potere della famiglia Kim può facilmente testimoniare che la vita dei nordcoreani è decisamente migliorata da quando è salito Jong Un al potere. Piergiorgio Pescali 48 MC OTTOBRE2017 D Qui sopra : manifesto di propaganda governativa su una strada di Kaesong, la più meridionale delle città nordcoreane. D © John Pavelka, 2010

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