Missioni Consolata - Ottobre 2017
© Clay Gilliland, 2013 potere sciogliendo la potentissima Commissione di difesa nazionale, di cui Jang Song-taek era vice pre- sidente, per formare la nuova Commissione degli affari di stato, l’organo più importante della Corea del Nord che presiede la sicurezza interna ed esterna della nazione e di cui lo stesso Kim Jong Un è presidente. Con questa mossa il leader nordco- reano, oltre che essere presidente del Partito dei la- voratori (il segretario generale eterno è Kim Jong Il, morto nel 2011), Comandante supremo delle forze armate e presidente della Commissione centrale militare del Partito dei lavoratori, è de facto presi- dente dello stato (il presidente eterno è Kim Il Sung, morto nel 1994). La trasformazione degli organi di stato ha consen- tito a Kim Jong Un di circondarsi di uomini a lui fe- deli. Due dei tre vicepresidenti della Commissione degli affari di stato, il vice maresciallo Hwang Pyong-so e il primo ministro Pak Pong-ju, sono stretti collaboratori e sostenitori delle riforme vo- lute dal Grande Leader, mentre il terzo, Choe Ryong-hae, ritenuto un cane sciolto e meno legato al presidente, è comunque isolato. I test e la prima bomba termonucleare I successi in politica interna di Kim Jong Un si sommano a quelli in campo militare. Dal suo inse- diamento il programma missilistico, atto a dotare le Forze armate nordcoreane di un missile balistico intercontinentale capace di trasportare una testata atomica, ha fatto passi da gigante, siglando la quasi definiva conclusione lo scorso 3 settembre 2017 con il sesto test nucleare che, a differenza degli altri, ha confermato il possesso della bomba termonucleare negli arsenali di Pyongyang. Se Kim Jong Il aveva voluto il programma nucleare per consentire alla Corea del Nord di sopravvivere al disastro energetico e all’isolamento economico, la volontà di Kim Jong Un di dotarsi di armi nu- cleari è dovuta, oltre che per recuperare prestigio interno nei confronti dei militari, anche alle consi- derazioni fatte osservando la fine riservata ai suoi «colleghi» oltreoceano dalle potenze Occidentali. Secondo la visione del Grande Leader la caduta in disgrazia di dittatori con cui la famiglia Kim aveva tessuto stretti rapporti di cooperazione (Gheddafi, Saddam Hussein, Assad) è stata favorita dalle loro «debolezze» nell’accettare le condizioni richieste da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Oltre che inu- tile sarebbe quindi dannoso per la leadership nord- coreana privarsi della minaccia nucleare. La byung- jin , quindi, è la chiave che chiude la cassaforte del potere di Kim Jong Un. Gli scienziati e i tecnici nordcoreani stanno oggi lavorando su tre fronti in- trecciati tra loro: quello missilistico, quello nu- cleare e quello termonucleare. Il programma missilistico sarà completato solo quando dalle basi di lancio nordcoreane partirà un vettore potenzialmente capace di raggiungere il ter- ritorio statunitense (obiettivo raggiunto lo scorso 28 luglio con il razzo Hwasong-14), ma, al tempo stesso, capace di trasportare una ogiva nucleare. Sul fronte nucleare, dopo i cinque test svoltisi tra il 9 ottobre 2006 e il 9 settembre 2016, i ricercatori nordcoreani lo scorso settembre sono riusciti a mi- niaturizzare l’ordigno, creando un’arma potente e sufficientemente leggera da poter essere traspor- tata da un razzo. Dopo l’annuncio fatto il 6 gennaio 2016 dalla Kcna ( Korean Central News Agency, l’a- genzia di stampa nordcoreana) 18 che la Corea del Nord avrebbe fatto scoppiare la sua prima bomba termonucleare (la bomba all’idrogeno o bomba H),
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