Missioni Consolata - Ottobre 2017
OTTOBRE2017 MC 11 un contenzioso con il governo. Il termine “Allah” in malay significa “Dio” ed è un nome generico, ma lo stato ha proibito a noi cattolici di usarlo, in particolare a mezzo stampa, perché lo possono utiliz- zare solo i musulmani. Per secoli abbiamo detto e scritto “Allah” an- che noi per indicare Dio, ecco per- ché mi sono impuntato. Ma ab- biamo perso. Adesso dobbiamo scrivere nomi come la traduzione di “Lord” (Signore) che è “Tuan”, che però non è la stessa cosa. Si dovrebbero usare entrambi». Le comunità etniche Il giornale cattolico è dunque indi- rizzato a tutte le comunità etniche del paese. Padre Andrews ci rac- conta l’evoluzione del multicultura- lismo in Malesia. «A partire dagli anni ’80 c’è stata una progressiva sistematica polariz- zazione su base etnica. La gente è diventata più cosciente del proprio background culturale e quindi è an- data nella direzione di una mag- giore divisione tra un gruppo e un altro. Se negli anni ’50 e ’60 i gruppi non erano un problema, c’era una grande mescolanza, le persone di comunità etniche diverse erano amiche tra loro, si invitavano a casa una con l’altra, oggi assistiamo a maggiore divisione. In particolare si sta verificando un’avanzata del fon- damentalismo islamico a causa di un’influenza che viene dal Medio Oriente. Le donne hanno iniziato a coprirsi con l’ hijab (velo semplice che lascia scoperto il volto, ndr ), e a ritirarsi nel proprio gruppo. Prima si dava la mano anche alle donne, adesso non più, o almeno è sconsi- gliato. Oggi se un musulmano va nella casa di un non musulmano non mangia, perché ha paura che ci sia carne di maiale. Questo pro- cesso si è molto accentuato negli ultimi anni». Malesi per Costituzione In Sarawak, Borneo, un testimone ci aveva raccontato: «Ci sono molte differenze tra Malaysia peninsulare e Borneo per quello che riguarda l’integrazione tra le comunità. Nella penisola i gruppi etnici sono molto più divisi, ovvero si frequentano persone dello stesso gruppo. In Borneo invece è molto comune la frequentazione interetnica, ad esempio tra musulmani e cristiani o tra cinesi e malay». Continua padre Lawrence: «I gruppi etnici e le religioni stanno diven- tando una cosa sola, mentre prima non era così. In Malaysia vivono ci- nesi di differenti dialetti, indiani e diversi gruppi etnici e nativi, di cui i malay sono la maggioranza. Questi ultimi sono in gran parte musul- mani (soprattutto nella zona pen- sinsulare, ndr ). Questo è l’unico paese al mondo in cui le etnie sono definite nella Costituzione. Essere malay è definito nella carta fonda- mentale». La Costituzione federale malese de- finisce come malay colui che è nato localmente, abitualmente parla malay, segue i costumi malay e pro- fessa l’islam (art. 160). Cinesi e in- diani sono definiti come discen- denti di immigrati di questi due gruppi. L’articolo 153, inoltre, con- ferisce particolari privilegi ai malay. Un malay che si converte e non è più musulmano, non è più conside- rato malay per la legge e perde tali privilegi. «Gli indiani qui sono maggioritaria- mente indu, ma ci sono anche mu- sulmani. Il 60% dei cattolici vivono nel Borneo (Sabah e Sarawak) e sono anche malay. In Malaysia occi- dentale, invece, i cattolici non sono mai malay, ma solo cinesi e indiani. I malay sono musulmani. Qui in ter- ritorio peninsulare se un malay vuole diventare cattolico, può es- sere arrestato. Ecco perché non possiamo usare il nome Allah, per- ché i musulmani temono che si possa creare confusione (e quindi conversioni)». Di fatto legalmente un malese deve essere musulmano. Le corti islamiche, hanno deciso che i malesi etnici devono rimanere musulmani e non è loro consentito cambiare religione. Questo è valido anche per una persona di altra et- MC A • Dialogo interreligioso | Società multietnica | Islamizzazione • A sinistra : un villaggio dei Bajau, gli zingari del mare. Vivono su palafitte e rara- mente vanno sulla terraferma. Qui : l’ingresso della famosa via commer- ciale Petaling street, China town a Kuala Lumpur. Sopra : padre Lawrence Andrews, gesuita, direttore del settimanale «Herald». #
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