Missioni Consolata - Giugno 2017

si evolva nella direzione che l’arti- colo descrive per il Tanganika». Che cosa potrebbe portare al conflitto? «Nella nostra missione ci sono circa tremila Pigmei e quattordici- mila Bantu. Le attività economi- che che la maggioranza bantu svolge - agricoltura, taglio e com- mercio del legno, sfruttamento minerario - fanno precipitare in fretta la foresta e i suoi biomi verso una situazione non sosteni- bile dal punto di vista ambientale e sociale, e non solo per i Pigmei. Ci sono molti interessi in gioco e molto poca formazione per af- frontarli: è grande l’ignoranza che si rallegra del profitto veloce delle zione e la depressione e portano presto all’abbrutimento». Arriviamo così a parlare del rapporto fra Pigmei e Bantu che piano piano, anche grazie a strumenti come il metodo O.R.A., state cercando di ren- dere meno conflittuale. «Sì, ma non sarà un processo breve né semplice. La relazione fra i due gruppi nel territorio della nostra parrocchia qui a Bayenga è assai complessa: alcuni Pigmei erano già qui quando i Bantu arri- varono nella grande foresta che copriva la zona; altri sono arrivati con i loro padroni bantu da di- verse zone del Congo per cercare lavoro nelle piantagioni belghe e greche, ai tempi della colonizza- zione. In generale, si può dire che ci sono famiglie bantu che sono proprietarie di gruppi di Pigmei, e succede che un proprietario si ri- ferisca ai Bambuti come ai «miei Pigmei, i Pigmei che mi ha lasciato mio padre quando è morto». Questi Pigmei sono in qualche modo parte della famiglia, ma come servi, non come membri alla pari degli altri (per maggiori dettagli sul rapporto fra Bantu e Pigmei vedi articolo Echi dalla fo- resta , di M. Bello, MC ottobre 2012).Invece ora, già per il fatto di sentirsi accompagnati e voluti bene da noi così come sono, inco- raggia alcuni Pigmei a relazionarsi con dei Bantu su basi più parita- rie. Ci sono anche dei Bantu che Cooperando… 70 MC GIUGNO2017 già s’avvicinano ai Pigmei con al- tro approccio, con una nuova ma- niera di relazionarsi che non è più quella del padrone con lo schiavo». Di recente è apparso in Italia un articolo che parla del con- flitto fra Pigmei e Bantu nella regione del Tanganika, nel Congo orientale. Lì, dall’estate 2016 ci sono stati quasi 500 morti, 2.500 feriti e 70 mila sfollati prevalentemente Bantu. I Pigmei si sono armati e combattono, bruciano villaggi, uccidono chi non scappa. «Non conosco la situazione di quella regione, ma mi pare che quel che avviene qui a Bayenga sia piuttosto il contrario: i Pigmei, pacifici abitanti della foresta, hanno accolto senza condizioni i Bantu al loro arrivo. Poi si sono create relazioni di sfruttamento (soprattutto nei lavori dei campi) ma anche di «simbiosi»: i Pigmei sentono il bisogno di ritornare dai padroni bantu per vendere la sel- vaggina, il miele, i frutti presi nella foresta. Ci sono conflitti, sì, ad esempio quando i Bantu non pa- gano i Pigmei e questi rubano nel campo del padrone, o gli sottrag- gono una gallina. Ma lo fanno per sopravvivere, non per lucrare, e senza usare la violenza. Di solito queste scaramucce vengono rego- late in «famiglia» o dal giudice di pace locale. Purtroppo, però, non posso escludere che la situazione A sinistra : dove c’era la foresta ora c’è un campo di riso. | Qui sotto : bam- bini pigmei davanti alla casetta dove il missionario sosta durante le visite in uno dei numerosi villaggi attorno a Bayenga. | In basso : cartina con i confini della «Riserva forestale degli okapi» e veduta satellitare della fore- sta dell’Ituri i cui confini passano vi- cino a Bayenga e alla città di Wamba. Notare all’interno della riserva le vi- stose aree deforestate da ricerche minerarie abusive. #

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