Missioni Consolata - Giugno 2017
se penso che non sono ancora alla scuola primaria». Che cosa ti sembra che funzioni particolarmente bene nel me- todo O.R.A.? «Te lo dico con un esempio. Ri- cordo la dinamica di una classe con un’insegnante, Souzanne, che era davvero splendida: non ha mai sgridato nessuno, non è stata quasi mai alla lavagna. Quello era il posto dei bambini che, uno alla volta, ci andavano spontanea- mente per partecipare, scrivere, cantare, mostrare un oggetto, un frutto. Lei è davvero una formida- bile narratrice di storie che fa «so- gnare» chi la ascolta. Gli allievi vengono sempre incoraggiati, non sono giudicati o valutati per il ri- sultato ma per lo sforzo. Ho visto in quei bambini la voglia di venire a scuola, di scoprire, d’imparare, di essere... protagonisti». A questo punto i bambini sono pronti per la scuola elementare ufficiale? «Sì, e nei primi anni si distinguono rispetto ai loro pari per il livello di scrittura e lettura. Poi, però, in Camerun come da noi, comin- ciano i problemi. I pregiudizi, che i bambini bantu «assorbono» dai loro genitori, cominciano a farsi strada e i Pigmei - che spesso non hanno l’uniforme, le scarpe o il sa- pone per lavarsi prima di andare a scuola - diventano l’oggetto di beffe e dispetti. Questa stigmatiz- zazione a poco a poco umilia e scuole cristiane (detti anche Lasal- liani dal nome del loro fondatore, Jean-Baptiste de La Salle) sta len- tamente provando a creare le condizioni perché i Pigmei escano dal misto di vergogna e rassegna- zione in cui anni di discriminazioni li hanno confinati. Abbaimo fatto alcune domande a padre Andrés che con padre Flavio Pante è nella missione di Bayenga e lavora con i Pigmei da 10 anni e recentemente è stato in Camerun. Andrés, perché questo viaggio- studio in Camerun? «Per studiare il metodo O.R.A., che i Fratelli applicano nell’istru- zione prescolare dei Pigmei Baka. Anche qui in Congo lo conosce- vamo, ma in Camerun lo usano da più tempo e in maniera più orga- nizzata. Guidato da fratel Gilbert Ouilabegue, ho visitato le tredici scuole fondate da fratel Antoine Huysmans nella zona di Lomié, re- gione dell’Est. Le chiamano Centri di Educazione di Base per evitare che siano classificate come scuole ufficiali e, per questo, tenute a ri- spettare programmi, calendari e metodi ufficiali che sarebbero del tutto inadeguati per i Pigmei». Che cosa significa O.R.A.? «È l’acronimo di Osservare-Riflet- tere-Agire . Il metodo si applica negli anni precedenti la scuola pri- maria con bambini fra i cinque e gli otto anni. Fratel Antoine, idea- tore di O.R.A., pensava che fosse inutile tentare di chiudere in un’aula scolastica dei bambini abi- tuati a vivere liberi nella foresta, senza muri né orari, e formati fino ad allora alla «scuola della vita», dove i maestri erano i loro geni- tori e fratelli maggiori e le materie l’uso dell’arco o le tecniche per pescare. Così, un po’ alla volta e con l’aiuto anche di alcuni Bantu della zona, Antoine cominciò a ideare una pedagogia dinamica, che si adat- tasse ai ritmi, alla lingua e alla cul- tura dei Baka invece che mirare alla completa omologazione di questi ai Bantu. Il metodo si basa su questi tre principi: osservare, riflettere, agire, perché sono il più vicino possibile al modo in cui i bambini pigmei sono abituati ad imparare, cioè per osservazione ed emulazione degli adulti». Cooperando… 68 MC GIUGNO2017 Come funziona in concreto? «Innanzitutto, bisogna conside- rare che la funzione di questa pre- scuola è anche quella di liberare i bambini dalla paura della classe, del maestro, della lavagna e del parlare in pubblico. Si cerca sem- pre di coinvolgerli con canti, rac- conti, giochi di ruolo. Come punto di partenza si usa un disegno, che poi resta lì come per invogliare ad ascoltare la storia che segue. Ogni lezione, infatti, si apre con una piccola storia che introduce la pa- rola, il numero, il concetto che si vuole insegnare». E quanto ai contenuti? «Nel primo anno, i bambini co- minciano parlando nella lingua baka. Il punto di partenza, dicevo, sono i disegni che rappresentano scene quotidiane del campement (accampamento) pigmeo. Da qui si passa a nozioni di base come grande/piccolo, uguale/diverso, lungo/corto, poi ai primi segni grafici, alle cinque vocali e ai nu- meri da uno a sei, sempre par- tendo dalla lingua baka per poi tradurre in francese. Verso la metà del primo anno i bambini imparano qualche consonante, in- cominciano a formare delle sil- labe, a fare qualche operazione aritmetica. Al termine del se- condo anno, sono in grado di fare addizioni, sottrazioni e moltiplica- zioni con i numeri da zero a venti e di parlare francese con una flui- dità che mi stupisce ancora oggi,
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