Missioni Consolata - Giugno 2017
66 MC GIUGNO2017 ufficio di accoglienza e sala d’at- tesa, entriamo nel laboratorio di taglio e cucito. Un gruppo di donne intente ai loro lavori ci ac- coglie: c’è chi taglia la stoffa, chi cuce, chi ricama, il tutto sotto lo sguardo attento di Elisa Cruz, una laica missionaria della Consolata. Stanno confezionando borse di vario tipo, tutte fatte a mano, dall’A alla Z. Ne esaminiamo al- cune, la qualità è eccellente. La suora apre allora un grande ar- madio e abbiamo modo di ap- prezzare la bellezza e il disegno originalissimo dei tessuti creati e lavorati da quelle donne. Elisa ci spiega che tutta la loro produ- zione è su commissione e, quindi, tutto è già venduto ancor prima di essere fatto. Pagate le spese, il guadagno va tutto a sostenere il centro e le sue attività. Dietro il laboratorio ci sono due piccole aule che servono per corsi di alfabetizzazione e scuola serale per gli adulti. Una piccola cap- pella con una porta che dà diret- tamente sulla strada è il cuore del Centro di Consolazione e Vita. Lì ci si ritrova per la messa e per la preghiera personale o a piccoli gruppi. Naturalmente non manca l’angolo cucina, necessario per quando si organizzano piccole fe- ste, anche se la maggior parte del cibo viene portata già pronta da casa. Il Caza (Centro artístico do Zam- bujal) è il punto d’orgoglio e di gioia di tutti coloro che sono coin- volti nel centro. Quando i locali non sono usati per la scuola o per il laboratorio, si trasformano in un vivaio di creatività: musica, arte, cinema, danza, yoga e tante altre attività. Alla base di tutto c’è, sempre pre- sente, l’obiettivo dello sviluppo umano e spirituale delle persone, gli interventi sociali, l’opera di dialogo e incontro tra i vari gruppi, l’attenzione all’ambiente, la catechesi e preparazione ai sa- cramenti, l’evangelizzazione. «Le vie del Signore sono infinite», dice sorridendo padre Albino. «Abbiamo fatto molti progressi con i diversi gruppi che vivono in zona, soprattutto con i Capover- diani. Rimane però il grande pro- blema dei Rom, che tendono a isolarsi e non interagiscono molto con gli altri. A volte arrivano al punto di escludere dalla loro co- munità chi tra loro frequenta il centro. Ma noi continuiamo con i tentativi di coinvolgerli». Usciamo dal Caza e ci dirigiamo alla palestra, un’altra delle inizia- tive di aggregazione dei missio- nari. Ci accoglie Luis, un giovane capoverdiano, che si presta su- bito a farci da guida. È una pale- stra perfettamente funzionante come potreste trovare ovunque. I macchinari non sono proprio al- l’ultimo grido, ma funziona tutto perfettamente. Tutti gli attrezzi sono stati regalati da altre pale- stre quando hanno rinnovato il loro equipaggiamento. Attraverso quest’attività i missionari rag- giungono tre obiettivi: offrono un servizio molto pratico soprattutto ai giovani, creano un centro di ag- gregazione e di incontro dove persone di diverse provenienze possono interagire tra loro e allo stesso tempo incontrare i missio- nari, e, attraverso la quota di iscrizione (degli oltre duecento membri) si autofinanziano e pa- gano il personale addetto. Il bel colore dell’olivo Tornando verso l’appartamento dei missionari, c’imbattiamo in un gruppo che esce da un caffè che fa anche da drogheria, dove puoi comprare di tutto a tutte le ore. Alcuni di quegli uomini ricono- scono padre Matías e il diacono Geoffrey. Non possiamo non fer- marci. C’è una gran voglia di chiacchierare. Un anziano ci fa vedere un sacchetto pieno di ca- racóis (lumache) che ha appena raccolto in un prato, con la mo- glie ci farà una bella zuppa. Dal bar una voce di donna ci chiama. Dobbiamo proprio entrare. La si- gnora Clara, nativa dell’arcipe- lago Madeira, ci accoglie con un grande sorriso e grande cordia- lità, sprizzando giovialità da tutti i pori. Ci offre un espresso, a spese della casa. Vicino a noi un uomo beve un bicchiere di vino, aperi- tivo prima della cena. Il quartiere può sembrare squal- lido e triste, ma per un momento la gente di Zambujal dimentica i suoi problemi. Il cemento non sembra più così impenetrabile e i piccoli alberi che fiancheggiano la strada potrebbero anche crescere grandi e forti e riprendersi un po’ il bel colore dell’olivo. Domenic Cusmano * * Testo tradotto e adattato da Gigi Ana- taloni dalla rivista «Consolata Missiona- ries» (n. 1, 2017), pubblicata in inglese e francese dai missionari della Consolata in Canada e negli Stati Uniti. PORTOGALLO A destra : il bar - drogheria della senhora Clara, luogo di ritrovo popolare nel quartiere. #
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