Missioni Consolata - Giugno 2017

Giustizia Ambientale / 6 L’ACCAPARRAMENTO IDRICONELL’HIMALAYA INDIANO Water grabbing sul tetto del mondo soprattutto dighe per la produ- zione di energia. Il governo indiano e cinese si sfi- dano nello sfruttamento non solo delle acque del proprio territorio, ma anche di quelle dei paesi con- finanti come il Nepal e il Bhutan. Un vero water grabbing (accapar- ramento idrico) fatto a colpi di trattati internazionali. Da un lato ci sono i rappresen- tanti dei governi, dall’altro grandi imprese private o pubbliche co- struttrici di infrastrutture idriche. Il tutto con la supervisione e il be- neplacito delle istituzioni finan- ziarie nazionali e internazionali per lo «sviluppo», tra queste ul- time la Banca Mondiale e la Banca Asiatica per lo Sviluppo. E normi riserve idriche, ghiacciai, fiumi d’acqua abbondante e limpida, scarsa popolazione e poca industria: una ricetta per- fetta per alimentare il nuovo grande gioco dell’Asia sulle ri- sorse idriche. Cina e India si con- tendono uno dei beni più preziosi su quello che viene chiamato il «tetto del mondo», le montagne himalayane. Qui si concentrano le riserve di acqua dolce più vaste del globo terrestre e vi sgorgano i fiumi più importanti dell’Asia, il Brahmaputra, il Mekong, l’Indo e il Gange. Fiumi le cui acque, flora e fauna sono minacciate da inqui- namento industriale, pesca sre- golata, deforestazione e dalla co- struzione di grandi infrastrutture, Gli stati himalayani sono determinati a sfruttare tutto il loro enorme potenziale idrico. Risulta infatti esponenziale l’au- mento di richieste di sfruttamento della ri- sorsa, sia da parte di imprese pubbliche (che ricevono fondi dalle grandi banche interna- zionali), che di imprese private. E le dighe, con il loro devastante im- patto ambientale e so- ciale, si moltiplicano . Utsav Verma/Flickr com INDIA di DANIELA DEL BENE MC A

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