Missioni Consolata - Giugno 2017
una chiesa, mentre in America, ad esempio, ci sono 3.500 moschee. In Europa si accolgono molti mu- sulmani in nome dei diritti del- l’uomo. Sono d’accordo, ma dov’è la reciprocità? Io dico: chiedete per noi almeno una chiesa in Ara- bia Saudita, chiedete per noi i di- ritti come cittadini in paesi che non accettano neppure un cri- stiano. A La Mecca, il loro luogo sacro, c’è una strada per i credenti e una strada per gli eretici. Se facciamo un paragone, a San Pietro, a Roma, non c’è nulla di simile. Il dialogo interreligioso deve essere fatto sulla base dell’eguaglianza: stessi diritti e stessi doveri. Nei paesi dove vige la sharia non è così». Lei sembra molto critico verso l’Arabia Saudita. «Finora l’Arabia Saudita da sola ha pagato 200 miliardi per distrug- gere le infrastrutture in Siria. Dove sono andati questi soldi? A chi fa la guerra in Siria e una gran parte in America per pagare le armi. Gli Stati Uniti hanno incassato miliardi e miliardi dall’Arabia Saudita. A prezzo del sangue siriano inno- cente, sia cristiano che musul- mano». I cristiani travolti dalla guerra A proposito di cristiani, qual è la condizione di coloro che sono rimasti nella Siria in guerra? «Nella mia amata Siria la comunità cristiana fa parte della comunità siriana. Come altri siriani anche i cristiani, avendo avuto le proprie case distrutte, hanno dovuto sfol- lare andando in altre zone del paese. Invece di lasciare la Siria per rifugiarsi in Libano, in Giorda- nia o, in maniera inferiore, in Tur- chia hanno preferito una migra- zione interna. I terroristi mettono al primo posto i cristiani, a meno che essi non accettino di conver- tirsi all’islam. Questo è il prezzo pagato da chi è rimasto. Se voi europei volete aiutare i cri- stiani della Siria, dovreste aiutare i siriani a vivere con dignità a casa loro, ricostruendo gli ospedali, le scuole, le infrastrutture. Ma soprattutto dovreste aiutare a ricostruire la con- vivenza nel paese». GIUGNO2017 MC 55 Arabia Saudita: soldi e sharia Tutti questi gruppi di miliziani che combattono in Siria perché lo fanno? «Ah, è una bella domanda questa! La gran parte sono stranieri. Com- battono per avere soldi e basta. Alcuni sono arrivati in nome dell’i- slam per uccidere e portare la de- mocrazia musulmana, cioè la sha- ria, alla Siria. La loro vocazione musulmana li spinge a porre fine alla convivenza siriana, alla demo- crazia siriana. Un saudita viene a combattere perché non può sopportare i si- riani, il loro modo di vivere, il loro modo di stare insieme. Non può vedere la chiesa vicina alla mo- schea, o il prete camminare in strada con suo fratello imam o sheik. Costoro vogliono distrug- gere il modello siriano in nome dell’islam, in nome del Corano. Per loro ogni cristiano è un eretico da combattere e da uccidere. Alcuni sono venuti con questa missione. E poi avranno 72 vergini in cielo, no? Detto questo, la gran parte dei combattenti sono venuti per soldi. Vanno con chi li paga di più». A proposito di combattenti e di dollari, che ruolo hanno l’Ara- bia Saudita, il Kuwait, il Qatar, paesi sunniti? «Questo è un punto importante, perché lì ci sono le tasche. Arabia Saudita, Qatar, Kuwait hanno tan- tissimi soldi e non sanno che farne. Non hanno pensato che po- tevano costruire un ospedale in ogni villaggio della Siria, della Tur- chia o del loro stesso paese. Se un giorno finirà il loro petrolio, che fa- ranno questi paesi? Da sempre non vogliono né la convivenza né la presenza dei cristiani. Dicono che a Vienna c’è il più grande cen- tro di dialogo interreligioso d’eu- ropa (il Kaiciid, inaugurato nel no- vembre 2012 e finanziato dall’Ara- bia Saudita, www.kaiciid.org , ndr ). Ma in Arabia Saudita c’è una chiesa?». Mi pare che non sia consentito. «L’anno scorso, il 15 agosto, hanno preso una ventina di cri- stiani che pregavano la Madonna, peraltro citata e rispettata nel Co- rano. Erano andati per pregare in una stanza senza croce e senza canti, ma forse un vicino li ha tra- diti. Sono arrivati gli uomini dello stato saudita e le persone sono state espulse. Allora mi chiedo: è questo il modello di convivenza che loro vorrebbero esportare in Siria? In Siria cristiani e musulmani fre- quentano la stessa università, cosa che i sauditi non possono accet- tare. Come non possono accettare questo presidente che viene da una piccola famiglia musulmana alawita (Assad, ndr ) e che loro vo- gliono mandare a casa per porre fine alla convivenza e instaurare la sharia anche in Siria. In Arabia Saudita non c’è neppure © Paolo Moiola MC A «La gran parte dei combattenti è in Siria per soldi».
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