Missioni Consolata - Giugno 2017

un ospedale da campo messo su per dare cure mediche al popolo siriano, senza differenze tra mu- sulmani o cristiani (fatto accaduto il 5 dicembre 2016 a causa di un bombardamento sull’ospedale mobile civile appena montato, ndr ). In tante zone dove lo stato siriano e l’esercito sono tornati, i cittadini sono tornati a vivere insieme». Passiamo a Erdogan, il presi- dente-dittatore della Turchia. Qual è il suo ruolo nel conflitto siriano? «Mi spiace dire la verità. Dall’inizio Erdogan ha tradito la causa si- riana. Ci sono 910 chilometri di frontiera in comune tra la Siria e la Turchia e lui le ha aperte per far entrare migliaia di uomini per combattere, perché “Assad deve partire, Assad non rappresenta il suo popolo”. Ma chi lo rappre- senta? Lui incolpa Assad di essere un dittatore. In arabo si dice “Me- dico abbi cura di te stesso” (pro- verbio, molto famoso nell’anti- chità, in ambiente greco, giudaico e arabo, è usato di solito in riferi- mento a chi dà consigli agli altri e poi non corregge i propri errori, ndr ). Erdogan non ha mai voluto il bene della Siria e soprattutto oggi è tornato al suo sogno preferito: qull’impero ottomano che portò al paese guerra, fame e vittime. Non crediate voi europei che aver dato 6 miliardi delle vostre tasse (e dalle vostre tasche) per far par- cheggiare i siriani nei campi della Turchia (accordo del marzo 2016, vedere scheda cronologica ) sia stato un buon affare». È stato un accordo sbagliato? «Avete sbagliato. Avete aiutato un dittatore, che mira ad avere bene- fici personali e a far parte della Co- munità europea. Come vivono i si- riani nei campi della Turchia? Vi- vono nella miseria. I nostri bimbi sono o sfruttati nel lavoro nero o uccisi per il traffico d’organi umani tra la Turchia e Israele e da qui per il resto del mondo. Sono i fatti che lo raccontano. Mi spiace dire que- ste cose, ma in Turchia non si può parlare di ospitalità». E quella della Germania è ospi- talità? «La Germania aveva bisogno di manodopera tecnica e i siriani sono veramente intelligenti e hanno voglia di lavorare. Certo, con questi 700-800 mila profughi in Europa sono arrivati anche i ter- roristi, che però non sono siriani». Erdogan parla molto di terrori- smo. «Ma la Turchia non può certa- mente essere un garante della pace. Non può esserlo, perché è stata garante dei terroristi, perché ha fatto nascere la gran parte dei terroristi». L’ex presidente Usa Barack Obama era molto critico verso Assad. «Obama diceva che Assad aveva perso la sua legittimità. Oggi Obama è andato per la sua strada e il nostro presidente continua a essere il legittimo presidente. Non dovevano immischiarsi negli affari dei paesi altrui. Chi ha dato ad Obama la procura divina per dire Assad può rimanere o Assad deve andare? Doveva guardare al suo paese e lasciare gli altri fare la propria storia. Non è che l’Ame- rica o l’Arabia Saudita possano darci la democrazia secondo il mo- dello americano o saudita». Raqqa, eletta a capitale dello Stato islamico, è in Siria. L’Isis è ancora forte o sta perdendo terreno come si dice? «Secondo la mia visione sta per- dendo terreno. Però va a fasi. Quando la Turchia è un po’ coerente o sotto pres- sione dell’America e chiude le frontiere e non arrivano più terrori- sti, allora l’Isis perde. Finora non ho visto l’Eu- ropa fare molto contro l’Isis, che riceve armi e terroristi tramite la Turchia. Finché questo accade, esso può rinascere o crescere. Tutti i terroristi che hanno rifiu- tato di fare la pace con lo stato si- riano, dovrebbero tornare al loro paese». Papa Benedetto e le armi Si arriva sempre alle armi: a chi le fa, a chi le vende, a chi le compra... «Papa Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Libano (14-16 set- tembre 2012, ndr ), aveva detto: “Io vorrei mandare un messaggio di pace per la Siria con tre parole: chiudere le tasche che pagano il prezzo delle armi, chiudere le fab- briche che fanno le armi e chiu- dere le frontiere da dove passano le armi”. Se tutto questo avvenisse, i siriani non avrebbero bisogno di più di sei mesi per riunirsi tra loro e ter- minare con il conflitto». Un conflitto nel quale i gruppi combattenti sembrano moltipli- carsi. «Questi gruppi sono fluidi e anche in concorrenza tra loro. Dipende della zona dove operano. Dove sono un po’ indeboliti, si raggrup- pano di nuovo. Dove sono in con- correnza per il territorio, allora si fanno la guerra tra loro. Abbiamo visto anche molti cambiamenti dei loro nomi. Ad es al-Nusra oggi Hayat Tahrir al-Sham. È vero: sono tantissimi gruppi che non si arriva neppure a nominarli perché, da un giorno all’altro, cambiano nome e terreno d’azione. Vorrei non sen- tire più né nomi né gruppi perché la Siria ha bisogno della pace». 54 MC GIUGNO2017 © Paolo Moiola «La Turchia non può essere un garante della pace».

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