Missioni Consolata - Giugno 2017

Gli attacchi dei Fratelli musulmani Caduto Hosni Mubarak, i copti pensano che sia ar- rivato il momento per chiedere a gran voce la pa- rità dei diritti. In particolare, il dibattito pubblico si sta concentrando sull’abolizione dell’articolo della Costituzione che prevede che la principale fonte per la legislazione sia la shari’a islamica, ma anche sulla semplificazione della procedura di otteni- mento dei permessi per la costruzione di nuovi luo- ghi di culto cristiani. L’illusione svanisce subito. Nell’ottobre 2011, in se- guito alla demolizione dell’ennesima chiesa, i copti decidono di scendere in piazza a Maspero, sede della Tv di stato egiziana, per manifestare ancora una volta contro l’assordante silenzio dei media. È un vero massacro: ventotto morti letteralmente schiacciati dai blindati dell’esercito, mentre la cro- nista della Tv pubblica invita tutti gli «onorevoli cit- tadini» a proteggere i militari dalla violenza dei copti. All’esercito si aggiungono quindi gruppi di salafiti armati, tutti contro i copti. Oggi la Chiesa copta ha ufficialmente «perdonato» ai militari questo massacro in nome dell’unità na- zionale. Ed è stato proprio in nome dell’unità nazio- nale che papa Tawadros II ha sostenuto in primis- sima persona l’ascesa di al-Sisi, e la caduta di Morsi, il primo presidente egiziano democratica- mente eletto, che però aveva il difetto di apparte- nere ai Fratelli musulmani. Una storia davvero tu- multuosa che culmina in un golpe e violenze gene- ralizzate. Agosto 2013: un attacco su vasta scala da parte de- gli attivisti della Fratellanza prende di mira - imme- diatamente dopo l’annuncio del golpe - decine di chiese in tutto l’Egitto. Vengono colpiti anche siti archeologici, manoscritti antichi, icone, reliquie… Tutto bruciato. I militari rispondono con una strage. A Rabi’a muoiono fra i seicento e gli ottocento (ancora non si sa con esattezza) attivisti dei Fratelli musulmani, e l’organizzazione viene ufficialmente definita come «terroristica». Mohammed Morsi è tutt’ora in carcere e sotto pro- cesso per accuse gravissime. Costretti a sostenere al-Sisi È su questo scenario che si è affacciato papa Fran- cesco, il 28 e 29 aprile scorsi, nella sua prima visita ufficiale in Egitto. Fra la memoria di Giulio Regeni e il bene dei copti e del futuro dei cristiani in Medio Oriente, costretti a sostenere gli uomini forti per potersi garantire un’esistenza accettabile. Ma - lo abbiamo visto con gli attentati della domenica delle Palme - non scevra da pericoli mortali. Andrea Boutros PS: oggi esiste un portale web - http://eshhad.timep.org/da- tabase -, aggiornato in tempo reale, che riporta ogni singolo atto di violenza a significato settario e persecutorio contro i copti in Egitto. Con tanto di data, luogo, vittime, feriti, danni a proprietà, negozi o abitazioni. Un rapido sguardo fornisce un’i- dea della portata del fenomeno. D In alto: un fotogramma di Hany Ramzy, calciatore egiziano di reli- gione copta, ai tempi in cui giocava. Pagina seguente: il presidente al- Sisi (con gli occhiali scuri) al Pentagono con il segretario alla difesa statunitense, il generale JimMattis (5 aprile 2017). D 46 MC GIUGNO2017 D Anche nel calcio T utti gli egiziani amano e seguono il calcio, spe- cie quando a giocare è la leggendaria Nazio- nale dei Faraoni. Hassan Shehata (nato nel 1949) è stato uno dei Ct più amati in assoluto, ca- pace di portare l’Egitto sulla vetta d’Africa per ben tre volte consecutive, un vero record. Il mister ha sempre puntato sul gruppo, ma ha sempre avuto una caratteristica controversa che ha spesso suscitato polemiche (in primis fra i musul- mani). Il suo criterio principe - diceva - per la sele- zione dei convocati era la pietas: va benissimo la tecnica, la qualità e la forza, ma se non sei un buon musulmano non farai mai parte del gruppo. Inutile dire che i copti sono esclusi a priori (un fenomeno che si sta sempre più allargando alle basi del calcio egiziano, con una progressiva esclusione delle gio- vani promesse cristiane dai principali club), così come i calciatori musulmani più laici. È l’esempio di re Mido (Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, nato nel 1983), personaggio al confine fra Bobo Vieri e Mario Balotelli, sia per temperamento che per i molteplici vizi, in eterno conflitto con Has- san Shehata, fino all’esonero definitivo dalla Nazio- nale. È una tendenza relativamente nuova, ma degna di nota. Non esiste copto che non conosca Hany Ramzy ( nella foto ), uno dei più forti difensori dell’E- gitto di sempre, classe 1969 e idolo per tutti gli egi- ziani. Calciatore di fede cristiana, oggi allenatore. All’epoca, nessun problema. Oggi non è più così, e a tante giovani promesse viene chiesto di conver- tirsi all’Islam, conditio sine qua non per fare car- riera nel mondo del pallone. An.Bou.

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