Missioni Consolata - Giugno 2017

38 MC GIUGNO2017 D naturali. La migrazione dei copti, infatti, ha rag- giunto praticamente ogni parte del globo. Nelle principali città italiane è ormai possibile conoscere da vicino questa realtà grazie a una comunità coesa e dinamica, capace di convivere e di integrarsi a li- vello sociale e lavorativo, che offre una testimo- nianza cristiana sempre discreta ma intensa. È gui- data da un metropolita e da un vescovo ed è servita da numerose parrocchie. In Italia si parla, dunque, anche copto. Tawadros II, il papa dei copti Una fioritura, quella dei copti, avvenuta a prezzo di grandi sacrifici. Le cronache degli ultimi anni ci raccontano di cristiani egiziani cacciati dalle loro terre, che vedono le loro chiese distrutte, le loro case date alle fiamme. La stampa mondiale rac- conta di uomini e di donne pacifici trucidati dalla furia fondamentalista. Come dimenticare i martiri copti di Sirte, in Libia, che, nel 2015, fino al mo- mento di essere sgozzati per la propria fede, non hanno smesso di invocare sui propri nemici il nome di colui «che ci ha amati e ha conse- gnato se stesso per noi» (Gal 2,20), Gesù? La storia non è stata di certo clemente con questa Chiesa orien- tale. Si può dire che - tranne brevi periodi - i cristiani egiziani hanno vissuto grandi sofferenze. Recente- mente un monaco del deserto egi- ziano, un abba , mi ha mostrato un’antica icona in cui era dipinta una croce fiorita. Poi mi ha conse- gnato una massima che sintetizza la storia di questa comunità: «Solo dall’albero della Croce na- scono i fiori!». È tenendo bene in mente il paradosso della Croce che dobbiamo leggere il mira- colo di questa Chiesa che fiori- sce e cresce mentre, temprata nella fede, viene irrorata dal sangue dei suoi martiri. Non di- ceva già Tertulliano che «il san- gue dei martiri è seme di cri- stiani»? Malgrado i media parlino molto spesso delle tragedie dei copti, si fa sempre più urgente la ne- cessità di conoscersi di più. Dopo secoli di estraniamento, è necessario incontrarsi faccia a faccia, ascoltarsi, comprendere le ragioni dell’altro. Basti pen- sare che non è scontato sapere che in queste terre è nata e si è sviluppata la scuola teologica pro- babilmente più importante del cri- stianesimo antico, quella di Ales- sandria, che ha conosciuto perso- naggi del calibro di Origene e Cle- mente. Qui il monachesimo ha mosso i suoi primi passi grazie all’ispirazione dei grandi padri del deserto Antonio, Macario, Pacomio per poi irradiarsi in tutto il Mediterraneo. Qui si prega ancora secondo una delle liturgie più antiche al mondo, quella alessandrina. La Chiesa copta è an- che l’unica Chiesa che, insieme a quella romana, chiama il proprio patriarca «papa». L’attuale papa si chiama Tawadros II, un vero «dono di Dio» (que- sto significa il suo nome) alla Chiesa universale. Monofisita? Il peso di un’etichetta eretica Tra i cliché duri a morire c’è quello legato al mono- fisismo. Spesso si sente purtroppo ancora parlare di «chiesa monofisita». Questa etichetta, affibbiata per secoli ai copti, li ha di fatto bollati come eretici associandoli all’eresia di Eutiche (378-456), monaco di Costantinopoli, anatematizzato al Concilio ecu- menico di Calcedonia (451), che paragonava l’uma- nità di Cristo a una goccia di vino in un oceano di acqua (divinità). Sarebbe quanto meno sorpren- dente che la Chiesa che ha generato un sant’Atana- sio (ca. 296-373), campione del primo concilio ecumenico di Nicea (325) e autore di un’o- pera intitolata «L’incarnazione del Verbo», abbia potuto in pochi decenni deviare verso un’eresia che nega un mistero cristiano così fondamentale. I copti credono, invece, profonda- mente sia alla divinità che all’uma- nità di Gesù e quando parlano di ‘una natura’ riprendono un’espressione usata da Cirillo di Alessandria (ca. 375-444), dottore della Chiesa uni- versale: «Una sola natura del Verbo di Dio incarnato» ( mía phýsis , in greco). In Cristo esiste una sola na- tura composita, al contempo divina e umana, senza confusione (uma- nità e divinità, seppur unite, sono rimaste distinte) e senza cambia- mento (Dio è rimasto Dio pur di- ventando uomo). Questa formula intende esprimere il mistero del- l’unità insita nella persona del «Dio fattosi carne», dell’Emma- nuele, mistero che è continua- mente cantato dalla spiritualità copta. Data la taccia che è stata attribuita al termine «monofisi- smo» nel corso della storia, è bene non chiamare mai la D Qui accanto : monaco del monastero di San Paolo (cfr. MC, gennaio 1995). A destra in alto : una mappa dell’E- gitto. In basso : il campanile di una chiesa copta e il minareto di una moschea uno accanto all’altro al Cairo (anno 2010). D © Paolo Moiola

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=