Missioni Consolata - Giugno 2017
GIUGNO2017 MC 25 Intesa nazionale? Il 2 aprile scorso si è conclusa, proprio a Bamako, la Conferenza d’intesa nazionale, nome pom- poso per un incontro di cinque giorni di alcuni tra i protagonisti del conflitto maliano. «Non è ser- vita a nulla», ci dice un osserva- tore straniero. In effetti manca- vano due leader jihadisti fonda- mentali: Iyad Ag Ghali, storico capo tuareg fondamentalista del Nord e Amadou Koufa, peulh, fondatore del Fronte di libera- zione di Macina, nel centro del paese. Neppure l’opposizione po- litica era presente, in quanto ha boicottato la conferenza, mentre molti altri gruppi non sono stati soddisfatti del risultato. La Confe- renza fa parte della difficile appli- cazione degli accordi di pace di Algeri firmati tra maggio e giugno 2015. Intanto nel paese si è regi- strato un preoccupante salto di qualità del conflitto, già a partire dalla metà dell’anno scorso. Ma per capire cosa succede in Mali occorre fare un passo indietro. Da democrazia a caos Negli anni 2000, il Mali era un esempio di democrazia e alter- nanza al governo per tutta l’A- frica dell’Ovest. Il presidente Amadou Toumani Touré (Att) aveva tuttavia trascurato il Nord, una regione di oltre 800.000 km quadrati (quasi tre volte l’Italia), in gran parte desertica, che si in- cunea tra Mauritania, Algeria e Niger. Regione tradizionalmente tuareg e araba, chiamata da que- sti popoli Azawad. Qui i movi- menti indipendentisti tuareg esi- stono da tempo, e storicamente sono sfociati in periodiche ribel- lioni, l’ultima delle quali si era conclusa nel 2006. Ma in quegli anni si è assistito ad altri fenomeni, come l’arrivo di predicatori mediorientali, che hanno iniziato a diffondere il wahabismo, l’ideologia islamista promossa dall’Arabia Saudita. Al tempo stesso i gruppi integralisti salafiti algerini, gli ex Gia (Gruppi islamici armati) che avevano in- sanguinato l’Algeria negli anni ’90, hanno iniziato a stabilirsi sul suolo maliano. Nel deserto le frontiere non esistono e i due paesi confinano per oltre 1.000 km. Il potere centrale di Bamako è lontanissimo da queste terre, sia fisicamente che cultural- mente. Così sono cresciuti i movi- menti radicali islamisti che a ini- zio 2012 hanno dichiarato guerra allo stato centrale. Sono molti e diversificati. Ci sono i tuareg laici, i tuareg fondamentalisti, i gruppi jihadisti salafiti di origine algerina (si veda MC settembre 2006, MC dicembre 2010). Nel 2007 i sala- fiti hano aderito ad Al Qaeda in- ternazionale fondando Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico). Nel marzo 2012 Att ha subito anche un goffo colpo di stato da parte di una frangia dell’esercito, fatto che ha indebolito ulteriormente lo stato centrale maliano. Dopo un periodo di transizione si sono svolte le elezioni in cui è stato eletto Ibrahim Boubakar Keita (Ibk) nell’agosto del 2013. La guerra si estende La galassia di gruppi armati nel Nord del Mali è in rapido cambia- mento. Si alternano coalizioni e scontri tra gli stessi, piattaforme, coordinamenti, in una geometria di alleanze estremamente varia- bile. Ma quando nel gennaio 2013 l’esercito regolare maliano era allo sbando e il fronte ribelle, isla- misti di Aqmi compresi, puntava su Bamako, è intervenuta la Fran- cia, ex potenza coloniale, inviando le sue forze militari d’élite, con l’operazione denominata Serval, respingendo i combattenti. Questi sono tornati nelle loro roccaforti nel deserto del Nord. Una mis- sione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali, Minusma, MC A • Jihadisti | Pace | Conflitto | Sahel • In queste pagine : pattuglie miste dell’eser- cito maliano con gruppi tuareg e arabi Ga- tia (Gruppo di autodifesa tuareg Imghad e alleati) e Msa (Movimento per la salvezza dell’Azawad), detti filogovernativi, en- trambi firmatari dell’accordo di pace. Qui nella zona di Menaka (regione di Gao) nello scorso aprile. # © Souleiman Ag Anara / AFP
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